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Riclassificazioni e indici di bilancio

Come visto nel primo articolo, per stimare il valore di un’azienda occorre stabilirne i flussi di cassa futuri, questi possono essere desunti a partire dai dati contabili storici su cui occorre effettuare diverse simulazioni riguardanti la loro evoluzione nel tempo

di Claudio Guerrini

Per facilitare il compito e rendere i modelli più lineari, occorrono però alcune semplificazioni rispetto alla struttura tradizionale dei bilanci di impresa: lo stato patrimoniale e il conto economico utilizzati, dovranno quindi essere opportunamente riclassificati.

In questo schema semplificato sia le attività (Impieghi o Capitale Investito) che le passività (Fonti) si dividono in due sole tipologie, rispettivamente: Immobilizzazioni e Capitale Circolante Netto le prime e Indebitamento Finanziario Netto e Patrimonio Netto le seconde. Il Conto Economico ha invece una struttura scalare che, a partire dal Fatturato, evidenzia prima i margini della gestione operativa e, nel seguito, i contributi della gestione finanziaria e fiscale arrivando fino all’utile netto; riportiamo di seguito lo schema di riclassificazione tipico di un’azienda industriale/di servizi seguito dalle definizioni dei principali termini utilizzati.

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Immobilizzazioni: sono tutti i beni di durata pluriennale destinati all’attività tipica di impresa. Le immobilizzazioni sono anche dette capitale fisso ossia capitale destinato ad impieghi di medio/lungo termine (oltre 1 anno); sono sempre maggiori di zero.

Capitale Circolante Netto (CCN): è dato dalla differenza tra Attivo Circolate (Crediti verso Clienti e Rimanenze) e Passivo Circolante (Debiti verso Fornitori e Fondi) ossia il capitale che resta impiegato in attività a breve per garantire la gestione ordinaria d’impresa; a seconda della prevalenza delle voci attive o passive il CCN sarà rispettivamente maggiore o minore di zero.

Indebitamento Finanziario Netto: è dato dalla differenza tra le poste passive di natura finanziaria (debiti finanziari e titoli di debito emessi dalla società) e quelle attive (disponibilità liquide e altre attività finanziarie presenti nell’attivo); a seconda della prevalenza delle voci attive o passive l’indebitamento finanziario netto sarà rispettivamente negativo o positivo.

Patrimonio Netto: è quanto residua agli azionisti una volta sottratto al totale dell’attivo tutte le passività. In questo modello semplificato vale la relazione:

Patrimonio netto = Impieghi - Indebitamento finanziario netto.

Fatturato: rappresenta il giro d'affari dell'azienda derivante dalla vendita di beni o servizi.

Costi operativi: rientrano in questa voce i costi per acquisti di materiali e servizi esterni e i costi per dipendenti (salari, stipendi e oneri sociali).

Ammortamenti (e accantonamenti): sono le quote annuali di costi pluriennali relativi ai valori presenti nella categoria Immobilizzazioni, in maniera analoga si può affermare che gli accantonamenti sono relativi a rettifiche di valori presenti nel CCN (perdite su crediti, svalutazione rimanenze).

Proventi (Oneri) Finanziari: le posizioni finanziarie attive e passive presenti nello stato patrimoniale si traducono rispettivamente in proventi e oneri finanziari la cui somma algebrica determinerà questa voce.

Imposte: includono le imposte dovute sul reddito lordo di impresa (Irpeg).

Una volta definiti i principali parametri che sono alla base del modello di valutazione è utile esercitarsi su un esempio numerico. Si supponga di disporre di un bilancio che presenta i seguenti valori riclassificati.

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Cosa possiamo dire di questa azienda? Complessivamente ben poco senza la possibilità di comparare gli indici di bilancio con altri casi: quindi il fatto che il ROE sia al 12,34% non dà particolari indicazioni se non si conosce qual è suddetto valore in imprese simili. L’unica cosa che si può dire con certezza è che la redditività del capitale investito (ROI) è maggiore del costo del debito: ciò ci permette di affermare che l’azienda può sfruttare l’utilizzo della leva finanziaria per ottenere un ROE superiore al ROI al netto delle tasse (che sarebbe stato il valore assunto dal ROE in assenza di indebitamento); ma ciò è insufficiente per individuare se l’azienda crea valore o per determinare il valore della stessa.

Per poter formulare un giudizio sul valore dell’azienda occorre stimare infatti due ulteriori parametri:

  1. il costo del capitale proprio;
  2. il tasso di crescita atteso.
Nel prossimo articolo descriveremo il caso più semplice di valutazione ossia quello in cui non è prevista crescita e l’unico parametro aggiuntivo da stimare è il costo del capitale proprio.


Claudio Guerrini    
claudio.guerrini@evaluation.it

 


Questo articolo è stato gentilmente fornito da Evaluation.it

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