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Quando i mercati "correggono"

Il gergo finanziario esalta i momenti positivi di borsa con termini scoppiettanti come “boom” o entusiasmanti come “euforia”, e sminuisce i periodi negativi con termini tecnici come “volatilità” o “storno”. In simili situazioni rimane insuperabile l’uso del sostantivo “correzione”

di Giancarlo Marcotti

I mercati “correggono”, come se l’aspetto negativo non fosse da riferirsi ad una situazione caratterizzata dalla discesa dei prezzi ma, al contrario, fosse proprio il precedente aumento oltre misura di questi a provocare preoccupazione e turbative. Il termine “correzione” acquista quindi un’accezione positiva, non negativa, e serve a scongiurare momenti depressivi.

Nella realtà, e tutti coloro che operano in borsa lo sanno perfettamente, l’uso edulcorato di “correzione” nasconde scenari inquietanti, caratterizzati da capitali andati in fumo o, nella migliore delle ipotesi, da guadagni volatilizzati.

Spesso l’aumento della volatilità è salutato con favore dai trader. Ritengo questo sia un atteggiamento ipocrita. La volatilità eccessiva è un’aberrazione in quanto introduce nei mercati una componente di irrazionalità assolutamente non auspicabile. Quando a governare non è più la ragione, i risultati, nella migliore delle ipotesi, sono contraddittori non avendo più come supporto una base logica.

Questa anomalia ha comunque una spiegazione semplice. Affinché i corsi azionari salgano serve che gli acquisti superino le vendite e solo se c’è denaro sufficiente ciò può accadere. Per vendere, al contrario, non occorre avere i soldi. In altre parole, acquistare non sempre è possibile mentre lo è vendere, basterà scendere di prezzo anche se questo comporterà un bagno di sangue.

Questa asimmetria fa sì che le fasi di diminuzione delle borse siano caratterizzate da un aumento della volatilità, che proporrei di misurare non solo con gli usuali parametri statistici di variabilità, ma anche con l’aumento del ritmo cardiaco riscontrato negli operatori.

Usando una metafora, muoversi in mercati con alta volatilità è come guidare un’automobile in una strada priva di segnaletica. Quando non sono delineate le corsie di marcia, non sono segnalate le curve pericolose e soprattutto non è più chiaro chi abbia la precedenza, la probabilità di rimanere vittima di un incidente sale vertiginosamente.

In questi frangenti sui mercati come in automobile la parola d’ordine è prudenza. Io ho salutato con favore l’introduzione delle operazioni al ribasso ed ho più volte sollecitato anche il loro utilizzo.

Tuttavia non è la stessa cosa governare periodi di ribassi consistenti rispetto ai momenti di crescita. Questo perché i mercati borsistici  sono intrinsecamente rialzisti nel lungo periodo e le fasi di ribasso rappresentano, pur ricorrendo con una certa frequenza, un’anomalia.

La cautela che ci guiderà in periodi di questo genere ci servirà per aver sempre la possibilità di dire: domani è un altro giorno.

Giancarlo Marcotti
giancarlo.marcotti@finanzainchiaro.it


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