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Il metodo dei multipli per la valutazione delle performance future

Per guadagnare con i titoli maltrattati dal mercato

di Gianrocco Mecca
Articolo a cura di Finanzaeinvestimenti.it

Il metodo dei multipli è una delle tecniche più utilizzate ed immediate per la selezione dei titoli.

La tecnica in questione consente di determinare il valore prospettico di un titolo sulla base di coefficienti moltiplicativi aziendali.

Esistono differenti tipologie di multipli, il price earnings ratio è il più utilizzato. Si tratta del rapporto Prezzo/Utili  per azione.

Chi investe in titoli maltrattati dal mercato utilizza la value investing strategy. L’indice esprime il prezzo di mercato per ogni unità di utile, di conseguenza crescerà quanto più gli investitori saranno disposti a pagare per un’unità di utile.

La costruzione di un corretto rapporto P/E deve rispettare delle importanti regole: innanzitutto si dovrebbero considerare gli utili attesi in base alle ultime risultanze contabili; depurare gli utili da componenti straordinarie e finanziarie nonché fiscali.

La stragrande maggioranza degli analisti non procede a tale depurazione, ciò però conduce a conclusioni fuorvianti visti i diversi regimi fiscali a cui sono sottoposte le varie società quotate o fatti straordinari che potrebbero verificarsi nel corso dell’esercizio.

A tal proposito al posto dell’utile considereremo il margine operativo lordo. A questo punto sarà possibile procedere ad un compiuto confronto con altre società; proiettare nel futuro l’analisi ovvero considerare se il settore di riferimento, il trend in atto e l’andamento del ciclo economico possano influire sull’utile futuro.

Non essendo perfetto, il mercato non riesce quasi mai ad assegnare alle azioni il P/E che merita, di conseguenza l’abilità dell’investitore sta nell’acquistare le azioni quando il P/E è basso e venderle quando è alto.

Recenti indagini hanno dimostrato che nel corso della storia chi avesse preso le proprie decisioni di investimento sulla base di questo criterio avrebbe ottenuto delle performance eccellenti. Secondo autorevoli esperti la soglia di confine tra titoli sovra pesati e sotto pesati è pari a 15, di conseguenza andremo a comprare quei titoli che si trovano sotto tale soglia e venderemo quelli che invece la varcano.

Come già accennato il prezzo di confine va determinato tenendo in considerazioni molteplici variabili. L’economia attuale sta attraversando una fase di recessione, dove moltissime società hanno chiuso l’anno in perdita, altre pur chiudendo in utile hanno visto drasticamente ridursi i margini di profitto.

In tale situazione il valore del P/E deve sostanzialmente ridursi. Selezionare aziende che si trovano con un price earnings ratio tra 5 e 10 consente di acquistare aziende sottopesate che nel medio/lungo periodo  hanno una buona probabilità di apprezzarsi.

Il price earning è molto utile anche per determinare il prezzo futuro dell’azione, il quale può essere confrontato con quello attuale ottenendo cosi una sintesi sulla convenienza o meno all’acquisto.

P.FUTURO= P/E (stimato) * E (prospettico)

Dunque se la differenza tra prezzo futuro e prezzo attuale sarà positiva allora procederemo all’acquisto, in caso contrario si procederà alla vendita.

La formula del P futuro contiene l’indicazione dell’utile prospettico, la cui determinazione non è molto semplice. In particolare può avvenire attraverso diversi metodi, uno dei quali parte dalla stima delle vendite future (in alcuni casi per semplicità si prendono per buone le previsioni della società contenute nei documenti contabili), le quali vanno moltiplicate per il margine percentuale di ogni vendita.

Altro multiplo spesso utilizzato è il PEG, ottenuto dal rapporto tra P/E e tasso di crescita utili (ultimi 5 anni). In base a questo criterio andremo a comprare quei titoli che hanno un PEG quanto più basso possibile, ovvero andremo a comprare la crescita a prezzi quanto più possibile stracciati.

Il price earning in ogni caso non è l’unico multiplo, anzi sempre più spesso di dimostra non in grado di saper fotografare in maniera esaustiva la reale situazione in cui versa una società.

Il rapporto P/BV mette invece in relazione il prezzo di mercato di un titolo con il suo valore contabile, offrendo cosi una stima sulla sua sovrastima o meno. Per ottenere il patrimonio netto basta sottrarre l’attivo al passivo dello stato patrimoniale. In realtà sono diversi i blog e siti finanziari che consentono di ottenere il dato in maniera immediata.

Il prezzo di mercato solitamente è più alto del valore contabile, in quanto incorpora stime di crescita futura e spesso una buona dose di speculazione. In alcuni casi, soprattutto in periodo di recessione come quello attuale succede che un’azienda valga meno del suo valore di libro, questo si traduce in un’ottima occasione di acquisto (ovviamente in tali casi, vista l’eccezionalità è sempre meglio procedere ad un’accurata analisi della situazione per verificare se si tratta di un sottostima o a cause straordinarie, ed in questo caso accertarsi che le stesse non possano ulteriormente abbattere i corsi).

Rispetto al P/E questo multiplo ha il vantaggio di consentire raffronti anche tra titoli che hanno chiuso in perdita l’esercizio. Questo multiplo offre maggior attendibilità se confrontato con l’indicatore di redditività ROE. Entrambi gli indici hanno al denominatore il patrimonio netto e come dimostrato da molteplici analisi esiste fra di loro una correlazione.

A tal proposito visto che nel lungo periodo tendono ad avvicinarsi converrà acquistare titoli che abbiano un P/BV basso ed un ROE alto rispetto alla media del settore, in quanto tale titolo potrebbe essere sottovalutato, al contrario avere un P/BV alto e un ROE basso o addirittura negativo evidenzia una sottovalutazioni, per cui è ragionevole aspettarsi un ribasso.

Meno utilizzato ma pur sempre tra i principali multipli è il prezzo/cash flow. L’indicatore ci dice quante volte il mercato valuta il cash flow. Il rapporto offre informazioni aggiuntive rispetto al P/E in quanto ingloba la politica di ammortamento adottata dalla società e che spesso incidono sull’utile.

Alcune imprese utilizzano politiche di ammortamento anticipato tali da far ribassare l’utile.
Il cash flow rappresenta il flusso di liquidità generato dalla società nel corso di un determinato periodo, e si ottiene aggiungendo all’utile netto della società gli ammortamenti e accantonamenti.
Inoltre il flusso di cassa è un parametro importante monitorato anche dalle agenzie di rating per verificare la capacità di una società di sopravvivere in caso di congiunture sfavorevoli.

Anche in questo caso la convenienza di un titolo cresce al decrescere del rapporto P/CF
Altro multiplo molto utilizzato è il prezzo/fatturato, il quale offre indicazioni relative a quante volte il mercato valuta il fatturato e il risultato operativo.

Price/sales Ratio è dato dal rapporto tra capitalizzazione di borsa e fatturato. Indica quanto il mercato valuta i ricavi totali dell’azienda. Come avviene con il P/BV e con il P/E, la convenienza di un titolo cresce al diminuire del Price/Sales ( P/S ). L’opinione comune è che il rapporto P/S ottimale è pari a 1,5 - vale a dire che il giusto prezzo dovrebbe essere pari ad una volta e mezza il fatturato per azione.

In relazione a questo parametro, anche qui dobbiamo fare attenzione al fatto che: un rapporto P/S molto basso (inferiore ad 1) potrebbe essere un segnale di allarme laddove un rapporto P/S molto elevato (superiore a 2) potrebbe essere un segnale di fiducia, mentre all’interno dell’intervallo fra 1 e 2  possiamo trovare i  vari gradi della normale convenienza
E’ importante non prendere decisioni esclusivamente sulla base dei multipli di prezzo, in quanto può accadere che dietro una evidente sottovalutazione ci siano ragioni ben definite.

Gianrocco Mecca




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