Capire un bilancio: quali le grandezze da osservare
L’andamento dei conti societari di un’azienda è probabilmente il driver principale delle sue performance borsistiche. Saper analizzare un bilancio è molto importante per investire il proprio denaro in modo consapevole
di Mauro Introzzi 19 nov 2018 ore 17:07L’andamento dei conti societari di un’azienda è probabilmente il driver principale delle sue performance borsistiche. Saper analizzare un bilancio è quindi molto importante per investire il proprio denaro in modo consapevole: puntare sui cavalli vincenti fornisce di certo più probabilità di successo. Sicuramente di fare meglio del mercato nel suo complesso.
Diventa quindi doveroso imparare a leggere i conti periodicamente approvati e diffusi dalle società quotate. In questa guida conosceremo quali sono gli aggregati economici, patrimoniali e finanziari da monitorare. Misure diverse, a secondo delle macrocategorie settoriali cui la società appartiene.
Niente paura, però: non c’è alcun calcolo astruso da fare. Sono le aziende stesse che ci vengono in aiuto, riclassificando i conti dei propri bilanci nelle grandezze convenzionali più utili.
Innanzitutto una premessa metodologica. Per trovare dimensioni comuni tra le aziende possiamo aggregare queste ultime in 3 grandi classi settoriali:
- Società industriali
- Banche
- Assicurazioni
Ogni categoria ha le sue grandezze peculiari, vediamole insieme, con un’altra doverosa premessa.
DATI ECONOMICI, AGGREGATI PATRIMONIALI E GRANDEZZE FINANZIARIE
Nei bilanci si trovano aggregati economici, patrimoniali e finanziari. Non a caso il bilancio d’esercizio è formato proprio da 3 prospetti (più uno, la nota informativa): Conto Economico, Stato Patrimoniale e Rendiconto Finanziario.
I primi, ossia gli aggregati economici, riguardano la gestione dell’azienda in un determinato intervallo di tempo. Tipicamente sono le grandezze che derivano dai ricavi e dai costi registrati e sostenuti in un periodo, sia esso un mese, un trimestre, un semestre o un anno. Le grandezze in questione sono quelle che affluiscono al Conto Economico, che determina un utile (se tutte le componenti di ricavo sono maggiori rispetto ai costi) o una perdita (se i costi totali sono maggiori delle entrate).
Le grandezze patrimoniali sono le dimensioni del patrimonio di una società in un determinato momento. Sono quindi gli stock di attivo e di passivo a una determinata data. Si usa dire che sono la fotografia di un istante, un concetto statico.
Le dimensioni finanziarie afferiscono alle dinamiche di cassa, ossia ai flussi monetari, in un determinato periodo. Sono, al pari delle grandezze economiche a differentemente di quelle patrimoniali, un concetto dinamico
IL BILANCIO RICLASSIFICATO DEGLI INDUSTRIALI
Le grandezze economiche maggiormente rilevanti delle società dei comparti industriali sono quatto:
- ricavi,
- margine operativo lordo,
- reddito operativo,
- risultato d’esercizio.
I ricavi, che potete trovare anche con altri sinonimi come giro d’affari o fatturato, è il corrispettivo delle vendite di prodotti o della prestazione di servizi in un determinato momento. Non sono sinonimi di entrata di denaro perché quest’ultima è una dinamica finanziaria che può essere non contemporanea alla vendita o alla prestazione.
Il margine operativo lordo, spesso definito anche reddito operativo lordo, è il risultato della differenza tra ricavi e costi direttamente riferibili alla produzione del bene ceduto o del servizio erogato. È, in altre parole, un indicatore di quanto è redditizia la gestione operativa di un’azienda, senza considerare dimensioni che non hanno strettamente a che fare con l’attività caratteristica.
In inglese è il famoso EBITDA, acronimo di Earnings Before Interest, Taxes, Depreciation and Amortization (utili prima di interessi, imposte, svalutazioni e ammortamenti). Gli anglosassoni, infatti partono del basso (ossia dell’utile, gli earnings) per definire le grandezze del bilancio riclassificato.
Il reddito operativo incorpora altre componenti, sempre economiche, togliendo al margine operativo lordo eventuali svalutazioni e ammortamenti. I primi sono perdite di valore di una determinata attività, i secondi la quota relativa a un esercizio di un bene con utilità pluriennale (ad esempio un bene – come un macchinario o un impianto - che la società ha deciso di “ammortizzare”, appunto, in più esercizi).
In inglese è il cosiddetto EBIT, acronimo di Earnings Before Interest and Taxes (utili prima di interessi e imposte). Anche in questo caso l’analisi è dal basso.
Togliendo interessi passivi (o aggiungendo quelli attivi) e inserendo le tasse dal reddito operativo si passa al risultato d’esercizio. In questa fase si inseriscono, quindi, le dinamiche relative all’attività finanziaria e fiscale. Questo risultato può essere positivo, e quindi siamo in presenza di un utile, o negativo, e quindi si parla di perdita.
La grandezza patrimoniale più rilevante, per gli industriali, è la posizione finanziaria netta. Può essere attiva, e in questo caso di parla di liquidità, o passiva, ossia debitoria. Nel primo caso i depositi e gli attivi patrimoniali sono maggiori dei debiti, viceversa nel secondo caso.
Per quanto riguarda le dinamiche finanziarie è importante dare uno sguardo ai flussi di cassa, che sono attivi se le entrate monetarie sono maggiori delle uscite, passivi se le secondo sono superiori alle prime.
Spesso vicine ai flussi di cassa ci sono le informazioni sugli investimenti, decisamente importanti in alcuni settori non a caso definiti “ad alta intensità di capitale”.
Fuori da queste tre categorie di dimensioni ci sono altre indicazioni interessanti nei bilanci dei titoli industriali. Quelle, specialmente per le società che operano su commessa, relative alla raccolta ordini in un determinato periodo e quelle relative al portafoglio d’ordini complessivo a una determinata data. Segnali interessanti per prevedere l’andamento del business nei mesi a venire.
IL BILANCIO RICLASSIFICATO DEI BANCARI
Il bilancio di un titolo del comparto bancario è oggettivamente più ostico di quello di una società industriale e spesso la riorganizzazione delle diverse banche è lievemente differente, soprattutto per come vengono ribattezzate le poste.
I prospetti riclassificati partono dal fronte ricavi, indicando il margine di intermediazione, aggregato che comprende il margine di interesse, le commissioni nette ed altre componenti positive di reddito come quelle derivanti dall’attività di negoziazione. Da questo aggregato si tolgono i costi operativi, ossia quelli direttamente imputabili all’attività della società e si arriva a un risultato di gestione.
Dal risultato di gestione si tolgono le rettifiche sui crediti ed altri accantonamenti e le imposte sul reddito. Si perviene così al risultato netto di periodo. Anche in questo caso, se è positivo ci troviamo di fronte a un utile, se negativo a una perdita.
Nel prospetto patrimoniali si trovano invece gli stock di attivo e di passivo della banca. Tra i primi sono importanti i crediti verso la clientela, le attività finanziaria in portafoglio e la liquidità, tra i secondi i debiti verso banche e clientela. Tra i crediti sono sempre segnalati quelli deteriorati (i cosiddetti npl). Valutare se crescono o calano e il loro grado di copertura è importante, specie in questi anni.
Per le banche, infine, più che le dinamiche finanziarie, è interessante valutare i ratio patrimoniali, ossia gli indici che esprimono la solidità di un istituto. Il principale è il CET1.
IL BILANCIO RICLASSIFICATO DEGLI ASSICURATIVI
Anche gli assicurativi, al pari dei bancari, hanno dimensioni peculiari. La prima riga del conto economico è solitamente quella relativa ai premi lordi, l’equivalente dei ricavi delle società industriali. I premi possono derivare da vari rami, i principali sono quello Vita e Danni. Eliminando dai dati relativi ai premi le componenti relative alle spese di gestione operativa e di sinistri si perviene poi al risultato operativo. Per chiudere il bilancio introducendo le componenti meno operative per arrivare al risultato. Come sempre utile se positivo, perdita se negativo.
Tra le grandezze patrimoniali va osservata la dinamica del patrimonio netto consolidato e degli investimenti e vanno controllati, per gli assicurativi attivi nel comparto Vita, gli asset under management.
Il principale ratio di solvibilità delle società assicurative è il Solvency II. L’equivalente del CET1 per i gruppi bancari.
L’IMPORTANZA DELLE STIME
Non dimenticatevi, infine, di guardare se il gruppo ha diffuso delle stime per la parte restante dell’esercizio (o per quelli successivi). Decisamente importante controllare se questo outlook è cambiato rispetto ai report precedenti. Un taglio delle previsioni delle stesse aziende (un cosiddetto “profit warning”) è solitamente nefasto per i prezzi dell’azione. Da festeggiare, invece, un rialzo delle attese: significa (quasi) sempre delle performance borsistiche brillanti.
L’IMPORTANZA DEI DATI PROFORMA
Attenzione, infine, a un’ultima cosa: ossia a confrontare dati omogenei. Spesso i conti (soprattutto quelli economici) incorporano componenti non ordinarie di reddito (plusvalenze o minusvalenze) o variazioni di perimetro di attività. Un confronto tra dati eterogenei è, per ovvi motivi, fuorviante.