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Banche popolari italiane. Idea di investimento a elevato potenziale (seconda parte)

La seconda parte della nota sulle banche popolari italiane si concentrerà sugli istituti di credito non analizzati nella precedente nota: Ubi Banca, Banco Popolare e la Banca Popolare dell’Emilia Romagna

di Redazione Soldionline 3 dic 2012 ore 11:33

Articolo a cura di JCAssociati.it

Banche popolari italiane. Idea di investimento a elevato potenziale (PRIMA PARTE)

La seconda parte della nota sulle banche popolari italiane si concentrerà sugli istituti di credito non analizzati nella precedente nota: Ubi Banca, Banco Popolare e la Banca Popolare dell’Emilia Romagna.
Nella terza nota, riassumeremo i ratio bancari più rappresentativi per cercare di individuare gli istituti di credito all’interno dell’universo delle popolari che potrebbero maggiormente beneficiare da un possibile ritorno alla “normalità”.
La “questione banche” infatti è estremamente incerta e sfidante: da un lato è evidente un deterioramento degli attivi tradizionali come i crediti e le garanzie immobiliari, dall’altro c’è la palese intenzione della BCE di assicurare agli istituti di credito un tempo necessario per rinforzare il bilancio e riconquistare la flessibilità finanziaria necessaria per potere espandere gli impieghi.
Il ritorno alla “normalità” richiederà tempo e sarà complicato, così come una stabilizzazione del mercato immobiliare. Nondimeno, l’LTRO (un finanziamento allo 0,75% in cambio di titoli governativi dell’Eurozona) concesso dalla BCE in due tranche (probabilmente in futuro ne seguiranno altre), garantisce comunque un margine di interesse molto elevato che, trimestre dopo trimestre, permette di aumentare gli accantonamenti e non chiudere in perdita (a meno di svalutazioni del goodwill delle precedenti acquisizioni come fatto da Intesa e Unicredito).
In parole povere le banche sono diventate dei piccoli hedge funds, in quanto il loro utile non deriva più dall’attività tradizionale (che con gli accantonamenti sarebbe mediamente in perdita), ma è soprattutto di carattere finanziario.
La probabilità che la BCE continui a sostenere il settore per i prossimi anni nondimeno è elevatissima: da un lato perché i timori di inflazione sono al momento limitati (e l’inflazione aiuterebbe comunque il settore), dall’altro perché tutte le grandi banche centrali stanno adottando una politica monetaria molto accomodante anche per aiutare il settore bancario a ripatrimonializzarsi. A fronte di tutto questo, c’è anche una strategia di ricapitalizzazione che la maggiore parte delle banche sta adottando attraverso aumenti di capitale tradizionali o la conversione di prestiti obbligazionari convertibili. In alcuni casi, anche il riacquisto delle proprie obbligazioni al di sotto della parità ha permesso di realizzare interessanti plusvalenze.
In un contesto del genere, alla fine di questo processo di ristrutturazione, risulteranno vincenti gli istituti di credito che saranno stati in grado di sfruttare meglio l’opportunità concessa dalla BCE approfittando per migliorare la Corporate Governance, semplificare il perimetro di consolidamento, ripulire il bilancio.
Il nostro interesse verso l’universo delle banche popolari italiane deriva  da un lato da queste considerazioni di carattere generale sul possibile riposizionamento del settore bancario e, dall’altro, dalla convinzione che almeno per le banche quotate i tempi siano oramai maturi per una modifica strutturale del voto capitario.


Banco Popolare (€1,153)
E’ uno dei più grandi gruppi bancari italiani, con 2017 sportelli distribuiti soprattutto nelle regioni dell’Italia settentrionali e centrali. Pur posizionato su un territorio mediamente molto produttivo, il Banco Popolare negli ultimi anni ha pagato una strategia di acquisizioni rivelatasi poco efficiente e redditizia. Le acquisizioni più rilevanti cominciate molti anni fa con il Banco di S. Geminiano (acquisito dall’allora Popolare di Verona), sono state successivamente la Banca Popolare di Novara, Aletti, Credito Bergamasco, Banca Popolare di Lodi, Banca Italease.
Nondimeno, elemento positivo e di non poco conto, il Banco popolare è stata la prima grande banca italiana che in difficoltà sui ratio patrimoniali è stata costretta a ricapitalizzarsi, in un contesto di mercato che rispetto a quello attuale era molto più accondiscendente verso le operazioni sul capitale. Le condizioni cui il Banco Popolare è riuscito ad aumentare il capitale di rischio sono perciò state mediamente migliori rispetto alla media del settore, risultando quindi proporzionalmente meno penalizzanti per gli azionisti storici.
Sebbene il deterioramento della situazione creditoria risulti nel complesso ancora penalizzante nel 2012, riteniamo che dal fronte operativo emergano per il Banco Popolare alcuni segnali confortanti.
Al di là del risultato finanziario frutto del LTRO, sono da segnalare il contenimento dei costi rispetto all’anno precedente (dovuto anche alla chiusura di alcune filiali che non è un segnale particolarmente positivo per il settore in generale….), un contesto di liquidità rassicurante e, un significativo incremento della raccolta.
In ottica strategica, il Banco Popolare continua l’attività di razionalizzazione del gruppo che include la liquidazione di società controllate, la chiusura di filiali in sovrapposizione territoriale, cessioni di partecipate, riacquisto di titoli ibridi/subordinati.
Prosegue inoltre il processo di derisking della controllata Banca Italease.
Sul fronte della raccolta diretta in calo, va positivamente evidenziato un sostanziale calo delle emissioni di titoli (-14.6% rispetto al 31/12), evidente segnale della volontà di delevereggiare il bilancio.

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Bloomberg: grafico storico del Banco Popolare

Ubi Banca (€2,81)
E’ il quinto gruppo bancario italiano per numero di sportelli.
Ubi nasce nel 2007 dalla fusione tra Banche Popolari Unite e Banca Lombarda. In termini di presenza territoriale vi è una elevata concentrazione in Lombardia, con una elevata diffusione anche nelle Marche (Popolare di Ancona) e Puglia (Carime controllata dalla Commercio Industria).
Tra le banche controllate Iw Bank, una delle società leader in Italia nell’online banking.
Dal bilancio del gruppo ai nove mesi emerge un sensibile delevereggiamento, con un calo degli impieghi alla clientela (soprattutto corporate) del 5% al 31/12 e del 7,7% anno su anno. Questo processo unito all’aumento di capitale del 2011, ha permesso un progressivo miglioramento dei ratio patrimoniali.
Il deterioramento degli asset sembrerebbe in via di stabilizzazione, anche se il coverage ratio è inferiore a quello della maggiore parte delle altre banche popolari.
Da segnalare un forte interesse degli investitori per l’emissione triennale collocata lo scorso ottobre. Il tasso di interesse elevato (mid-swap +315 bps) in termini di spread, non risulta tuttavia eccessivamente oneroso in termini assoluti e, soprattutto, contribuisce a diversificare efficacemente le fonti di finanziamento.

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Bloomberg: grafico di Ubi Banca dalla quotazione


Banca Popolare dell’Emilia Romagna (€4,342)
Rientra attraverso il Gruppo BPER (composto da 9 banche territoriali) tra le banche popolari di grandi dimensioni, con una rete di circa 1300 sportelli e una presenza estera soprattutto nell’Europa dell’Est.
La “sola” Banca Popolare dell’Emilia Romagna è presente in sette regioni con 380 sportelli.
Lo scorso marzo 2012 è stato presentato il nuovo Piano Industriale al 2014.
Come per altre banche popolari, i principi cardine del Piano sono la razionalizzazione del gruppo anche a livello manageriale, l’aumento dei ricavi e il contenimento dei costi.
I terremoti del 20 e 29 maggio 2012, interessando un’area ad elevata concentrazione di attività produttive, ha avuto un impatto negativo sia in termini diretti (filiali temporaneamente inagibili) che indiretti (valore delle garanzie e deterioramento crediti). La quantificazione del rischio che ha comportato un incremento delle rettifiche su crediti, è risultata nondimeno circoscritta e sotto controllo.
Tra le azioni straordinarie per migliorare la razionalizzazione ci sono stati acquisti di partecipazioni di minoranza e soprattutto un’OPA su obbligazioni subordinate, che ha permesso una plusvalenza.
La principale criticità del gruppo sono i crediti in sofferenza rispetto ai depositi e al patrimonio netto, sebbene il rapporto di copertura risulti elevato in rapporto al settore e i ratio patrimoniali in sensibile miglioramento.

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Bloomberg: grafico della Banca Popolare dell’Emilia Romagna dalla quotazione

Concludendo: nella seconda nota sulle banche popolari concludiamo la breve descrizione dei singoli istituti di credito: in particolare Banco Popolare, Ubi Banca, Banca Popolare dell’Emilia Romagna.
Il tema dominante dell’universo delle banche popolari è essenzialmente lo stesso: a fronte di un deterioramento dei crediti e di un “vantaggio” finanziario concesso dalla BCE, si sta evidenziando una riposta positiva sul fronte della clientela.
In questo contesto sembrerebbe tornare premiante il concetto di “territorialità”, che sintetizzando si  traduce in una migliore conoscenza del territorio e delle sue caratteristiche da parte della banca e, in un legame quasi “affettivo” da parte della clientela storica.

Banche popolari italiane. Idea di investimento a elevato potenziale (TERZA PARTE)

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