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Et voilà Hayek

Un'intelligenza acutissima che si confronta coi problemi del nostro tempo. Un fautore moderno del pensiero liberale. Dalla contrapposizione al totalitarismo all'abolizione del monopolio del denaro

di La redazione di Soldionline 23 mag 2008 ore 17:20

Friedrich August von Hayek nasce a Vienna l'8 maggio 1899 figlio di un funzionario statale dell'impero asburgico di alto lignaggio. Fin da piccolo è inserito in un milieu intellettuale molto fervido che lo conduce ad approfondire studi in una forbice variegata di discipline: dall'economia alla giurisprudenza, alla filosofia (suo secondo cugino è il filosofo Ludwig Wittgenstein).

Decorato al coraggio alla fine della Grande Guerra, al ritorno decide di dedicarsi alla carriera universitaria: nel 1921 ottiene un dottorato in scienze politiche presso l'Università di Vienna, frequentando tra gli altri i corsi di Ludwig von Mises. Divenuto assistente presso la New York University, si perfeziona poi presso la London School of Economics nel 1931. Nel 1938 gli viene conferita la cittadinanza britannica, dopo l'Anschluss dell'Austria da parte della Germania nazista.

È in questi anni che prende vita il capolavoro The road to Serfdom (Verso la schiavitù), manifesto economico-politico del pensiero liberale di Hayek. Qui l'autore ripudia fermamente le esperienze autocratiche e totalitarie di nazismo e comunismo ed analizza le dottrine politiche liberaldemocratiche di Alexis de Tocqueville e dei socialisti dell'Ottocento.

Hayek ritiene che il male del socialismo risieda nella pianificazione forzata che parte da un primato dello Stato. La programmazione centralizzata dello Stato va di conserva ad una limitazione della libertà individuale sulla base di un supposto interesse comune, di sommo bene che finisce per schiacciare l'individuo nella sua singolarità. È a questo proposito che Hayek cita un pensiero di Holderlin: ‘ciò che trasforma lo Stato in un Inferno è il tentativo degli uomini di farne un Paradiso'.

L'unico modo per uscire da questo circolo vizioso è rendersi consapevoli che è un'utopia credere che lo Stato possa tutto, ma allo stesso tempo fare riferimento allo Stato come al ‘garante' del ruolo del diritto, con il minore intervento possibile in campo economico. E soprattutto Hayek critica l'organizzazione dei partiti socialisti che si propongono in teoria come partiti di massa, ma le cui segreterie politiche e organizzazioni collaterali sono dominate da oligarchie che oggi diremmo sclerotizzate. Il giornalista della BBC George Orwell recensisce con grande entusiasmo The road to Serfdom, laddove la più gran parte della sinistra europea si contrappone a questo saggio.

Hayek frattanto continua la sua avventura accademica, passando dalle Università di Chicago a quella del Cairo, a quella di Friburgo. Va in pensione nel 1968. Nel 1955 pubblica le sue lezioni del Cairo, un insieme di analisi che vedono al loro centro la figura e l'opera del pensatore liberale John Stuart Mill, di cui Hayek pubblica le lettere. Nel 1960 verrà alla luce The Constitution of Liberty: la libertà è il prerequisito per il benessere e la crescita economica.

Le teorie economiche di Hayek colpiscono positivamente i presidenti statunitensi Herbert Hoover e Richard Nixon e Lady Thatcher. Nel 1991 il presidente Bush Senior conferisce ad Hayek una medaglia al valore. Il nostro muore un anno dopo.

Nel 1974 Hayek aveva già diviso con il suo avversario, Gunner Myrdal, il Premio Nobel per l'economia ‘per i loro studi pionieristici nella teoria della moneta e delle fluttuazioni economiche e per la loro penetrante analisi dell'interdipendenza dei fenomeni economici, sociali ed istituzionali'. Nel suo discorso di Svezia Hayek sottolineerà la distanza della fallibile economia dalle scienze pure come la fisica e la chimica.

Nonostante l'apprezzamento della destra conservatrice, è da notare che Hayek riteneva di essere piuttosto vicino al pensiero liberale classico dell'Ottocento (era un grande ammiratore di Edmund Burke), all'analisi di questo credo politico ed economico è dedicato il saggio Why I am not a Conservative.

Tra i volumi recentemente ripubblicati vi è il breve saggio La denazionalizzazione della moneta, laddove Hayek arriva a dire che la politica monetaria è indipendente da quella finanziaria e che il monopolio statale della liquidità apporta inevitabilmente inflazione, sperpero delle risorse e recessione, soprattutto a causa delle asimmetrie informative su tutte le variabili dell'economia che coinvolgono le banche centrali.

Per saperne di più

Gamble Asìndrew - Freidrich A. von Hayek - Il Mulino - Bologna - 2005;
Hayek, Friedrich A. von - Conoscenza, mercato, pianificazione - Il Mulino - Bologna - 1988;
Hayek, Friedrich A. von - La denazionalizzazione della moneta - Etas - Milano - 2001.


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