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Sukuk, le obbligazioni islamiche

Garantiti da attività reali, si tengono lontani dalle incertezze finanziarie. La liquidità disponibile nei paesi ricchi di petrolio e la domanda di investimenti dei Paesi del Golfo e dell’Asia come fattori di successo. Che sta contagiando anche i mercati europei

di Alberto Galvi 30 gen 2009 ore 10:58

Negli ultimi anni l’Associazione Bancaria Italiana (ABI) e l’Unione delle Banche Arabe (UAB) stanno costruendo un progetto di federazione bancaria italo-araba allo scopo di migliorare gli ormai innumerevoli rapporti commerciali tra il mondo arabo e l’Italia. Inoltre la finanza islamica vuole cercare di entrare nel nostro sistema paese, vista la presenza di tanti immigrati di religione musulmana, proponendo una serie di prodotti finanziari chiamati sukuk, le obbligazioni islamiche.

L’emissione di obbligazioni islamiche ha raggiunto in tutto il mondo i 47 miliardi di dollari, questo è dovuto alla vasta liquidità disponibile nei paesi ricchi di petrolio (Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Qatar ecc.). Nonostante le condizioni sfavorevoli dei mercati dovuti alla crisi finanziaria le previsioni confermano la crescita del mercato dei sukuk che nei prossimi tre anni dovrebbe raggiungere i 100 miliardi di dollari. I fattori di traino sono le richieste di investimenti e finanziamenti dai Paesi del Golfo e dell’Asia.

I sukuk fanno riferimento alla legge islamica che vieta l’interesse, l’incertezza contrattuale, la speculazione rendendo questo investimento sicuro e lontano dalle incertezze finanziarie. Sono simili alle obbligazioni tradizionali garantite da attività, ma invece di basarsi su un tasso di interesse fisso, il ricavo degli investitori deriva dall’affitto e dalla vendita di attività tangibili come, ad esempio, i beni immobili. Inoltre, mentre l’obbligazionista ha il diritto di ricevere il pagamento degli interessi a scadenze predeterminate, chi detiene i sukuk ha invece il diritto di partecipare sia ai profitti generati dalle attività sottostanti, sia ai ricavi derivanti dal realizzo di tali attività. 

Un’ altra caratteristica comune ad entrambi gli strumenti è rappresentata dalla negoziabilità all’interno del mercato. Bisogna però tener presente che la negoziabilità dei sukuk è strettamente collegata alla natura delle attività sottostanti, poiché la compravendita del debito non è permessa alla legge islamica. Come tutti gli altri titoli di debito i sukuk hanno una durata predeterminata che va da tre mesi, per i “bond islamici” che hanno una struttura simile ai BOT, a cinque o dieci anni. Ciò che rende i sukuk compatibili con la legge islamica è il fatto che sono garantiti da attività reali, (un terreno un edificio), e perciò, sia il compratore che il venditore stanno trattando indirettamente delle attività reali e non semplicemente delle carte commerciali. Per questo motivo, l’identificazione delle attività reali è il primo, e probabilmente il più importante passo da compiere nel processo di emissioni dei sukuk.

I principali sukuk sono: Mudarabah, Musharakah, Murabahah, Istisnah, Ijarah e i Convertibili. Il  Mudarabah sukuk è un accordo tra due parti in cui la prima parte mette il capitale (100%) e gli altri apportano il management e la gestione d’impresa. Inoltre solo chi apporta il capitale risponde delle perdite, mentre in caso di utile entrambe le parti guadagnano in base a quote prestabilite. Il Musharakah sukuk è una partnership tra banca e cliente, entrambi contribuiscono al conferimento di capitali (beni, liquidità). Le parti concordano in anticipo con un contratto i profitti, mentre le perdite sono diverse in base alle quote portate. Il Murabahah sukuk è un contratto diviso in due parti. La prima dice che un cliente chiede alla banca di acquistare un bene al suo posto, mentre la seconda parte dice che dopo un certo periodo deve ricomprarlo con una maggiorazione di prezzo e a rate. Il Istisnah sukuk invece è un contratto di acquisto di beni prodotti su commessa ( manifatturieri e di costruzioni) ed è pagato al costruttore progressivamente secondo l’avanzamento del lavoro. Un altro sukuk è Ijarah che è il contratto più tipico della finanza islamica e funziona come il leasing. La banca o il finanziatore compra e affitta i beni all’imprenditore, dietro il pagamento di un compenso. I termini del contratto sono stabiliti in anticipo e il proprietario dell’immobile rimane la banca. Nel 2006 sono nati i sukuk. Convertibili in azioni. Le più grandi società che emettono questi nuovi tipi di bond islamici sono, la Port Custums & Free Zone Corporativo (PCFC), Nakheel Development e Aldar Properties, la conversione può arrivare al 30% del capitale azionario. I bond islamici convertibili stanno avendo un grosso successo proprio nei mercati europei, sempre più investitori ritengono che i sukuk stanno diventando una valida alternativa ai tradizionali metodi di investimento.


Alberto Galvi
alby_grande@libero.it

 

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