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Inflazione percepita e inflazione rilevata

Mentre a noi consumatori sembra che i prezzi siano aumentati giorno per giorno in modo esponenziale l'indice dei prezzi ci dice che non è vero perche l'inflazione si è mantenuta entro limiti accettabili. Chi avrà ragione?

di La redazione di Soldionline 18 mar 2008 ore 17:32

Gli indici dei prezzi al consumo, che vengono utilizzati come misura dell'inflazione, considerano l'intera popolazione italiana come se fosse una grande famiglia di oltre 58 milioni di persone e, quindi, poiché ognuno dei componenti di questa famiglia ha un proprio stile di vita, anche l'inflazione percepita da ciascuno è diversa, maggiore per alcuni, minore per altri. Ciò non spiega, però, come mai questa sensazione di crescita abnorme dei prezzi sia diffusa all'interno dell'intera popolazione.

Una spiegazione potrebbe essere abbastanza semplice: ci sono beni che siamo soliti acquistare con molta frequenza (pensiamo al pane, alla verdura, ai giornali e, in genere, ai beni di prima necessità) e, conseguentemente, una variazione del loro prezzo viene subito rilevata; di altri beni, quali apparecchi elettrici, macchine fotografiche, ecc. non riusciamo a valutare le modifiche di prezzo, sia per la loro varietà, sia perché il loro acquisto viene effettuato solo saltuariamente. Se, come è successo, gli incrementi di prezzo riguardano prevalentemente i beni di frequente acquisto (nel periodo 2002-2003 ortaggi, patate, giornali, consumazioni al bar, ecc. hanno avuto incrementi di prezzo a due cifre) ecco che la sensazione di un'inflazione galoppante diventa reale. Se, però, l'aumento dei prezzi di questi beni è compensato da una diminuzione del prezzo degli altri possono coesistere un'elevata inflazione percepita e una lieve inflazione rilevata.

Per capirci meglio facciamo un esempio e ipotizziamo che esistano solo due beni, uno di primaria necessità che rappresenta il 40% dei consumi e uno voluttuario che ne rappresenta il 60%. Potremmo trovarci nella situazione descritta dalla seguente tabella:





dove ad un'inflazione rilevata del 2% corrisponde un'inflazione percepita (data dalla rivalutazione del prezzo del bene primario) del 10%.

Questo ragionamento (e l'ISTAT) trascura però un importante aspetto: il comportamento dei consumatori di fronte ad una riduzione, anche se solo percepita, del potere d'acquisto.

Il paniere oggetto di rilevazione dei prezzi è composto dai più svariati beni pesati proporzionalmente alla loro presenza nelle nostre borse della spesa. La somma di tutti i pesi è uguale a 1.000.000. Ad esempio il consumo di pane nel 2002 era uguale a 11.170 (circa l'1,1% degli interi consumi nazionali), quello di ortaggi a 12.161, quello di medicinali a 27.969, quello di auto straniere a 27.745 e così via.

Se rinunciare al pane, al latte, ecc. è impossibile, è però possibile diminuire o rinviare altre spese. Se la lavabiancheria si rompe si cercherà di ripararla invece di cambiarla, l'auto, anche se inquinante e non più di moda potrà essere sostituita qualche anno dopo e così via. Questo naturale atteggiamento dei consumatori comporta una modifica immediata della composizione del paniere oggetto di rilevazione, modifica che però viene registrata dall'ISTAT solo annualmente e, quindi, con un ritardo medio di sei mesi rispetto al suo verificarsi.

Se io quest'anno non compero l'auto nuova e proprio le auto subiscono un ribasso di prezzo, ecco che automaticamente la mia personale inflazione è superiore a quella rilevata. Se facciamo questo ragionamento per l'insieme delle famiglie italiane ci troveremo ad avere un'inflazione percepita (dovuta all'aumento dei prezzi dei beni di prima necessità) superiore a quella reale (dovuta alla variazione istantanea dei prezzi e alla composizione del paniere) che a sua volta è superiore all'inflazione rilevata (poiché la modifica del paniere è registrata in ritardo rispetto al suo verificarsi).

Andando a vedere le modifiche della ponderazione del paniere ISTAT si può, ad esempio, notare che il consumo di ortaggi e frutta fresca è aumentato notevolmente fra il 2002 e il 2003, ma ancora di più sono aumentati i loro prezzi. Lo stesso vale per gli articoli per la cura della persona, l'igiene personale, gli alloggi, i giornali, il pesce e i crostacei, l'olio ecc.

Fra i prodotti i cui prezzi sono aumentati meno dell'inflazione media troviamo apparecchiature e materiale telefonico,  registratori,  macchine fotografiche, apparecchi per il trattamento dell'informazione, giocattoli, imbarcazioni, apparecchi elettrici, elettrodomestici, ecc. tutti prodotti i cui consumi nel corso del 2002 si sono notevolmente ridotti.

Se, come sembra, sono aumentati maggiormente i prezzi dei prodotti che hanno avuto maggiori incrementi di vendita e sono invece diminuiti i prezzi acquistati in minori quantità rispetto all'anno precedente un'inflazione percepita molto superiore a quella rilevata ha perfettamente senso esistere. Non solo, ma se consideriamo i cambiamenti nel paniere, rilevati in ritardo rispetto al loro verificarsi, avremo anche un'inflazione reale superiore a quella ufficiale.

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