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Indici di borsa islamici

Contengono solo titoli compatibili con la Sharia, la Legge islamica, e che presentano precise caratteristiche finanziarie. Un filtro morale e uno finanziario, da superare entrambi

di Marco Delugan 4 feb 2009 ore 17:34

Gli indici di borsa sono degli algoritmi più o meno sofisticati su base 1000 che registrano il rialzo o il ribasso medio delle quotazioni sulla piazza finanziaria di riferimento. Gli indici di borsa sono generalmente medie pesate di titoli. Gli indici di investimento islamici contengono una selezione di titoli quotati nelle principali piazze borsistiche ritenute compatibili con la Sharia. Gli indici forniscono un’indicazione all’investitore musulmano dal momento che gli è precluso l’investimento in obbligazioni (ad eccezione dei Sukuk), quello azionario necessita di una selezione in base alla tipologia di azienda. In pratica si tratta di indicatori di performance di aziende di tutto il mondo disponibili per un investitore che voglia osservare i dettami della legge islamica.

L’indice Dow Jones è stato il primo benchmark nelle realizzazioni degli investimenti per l’insieme delle “Shari’ah compliant equities”. Fin dall’inizio nel 1999 questo indice globale si è diffuso per offrire una gran varietà di benchmark della Sharia compliant securities compresi gli indici di paesi specifici, regioni, industrie e varie capitalizzazioni del mercato.

In Italia viene proposto un fondo islamico attraverso la BNP Paribas: BNP Paribas Islamic Fund Equity-Optimiser, è un fondo azionario che la banca francese propone tramite gli sportelli della BNL. In questo fondo ci sono 30 azioni dell’indice Dow Jones Islamic Market Titans 100 Index, ciascuno con un peso del 3,33% sull’intero portafoglio.

La selezione delle aziende, ai fini del loro inserimento nell’indice islamico, avviene solitamente escludendo dalla totalità delle società quotate qualsiasi azienda di settori commerciali o industriali incompatibili con la Sharia o che abbia partecipazioni dirette o indirette con aziende incompatibili.

Le attività economiche  non consentite dalla legge islamica sono quelle operanti in settori dell’allevamento e della produzione di suini, produzione di bevande alcoliche, tabacco, servizi finanziari e assicurativi “tradizionali”, armi, casinò, scommesse, pornografia.

Successivamente le aziende che operano in attività economiche accettabili vengono filtrate in base ai loro rapporti finanziari. Vengono escluse le aziende che hanno un debito totale superiore ad 1/3 della capitalizzazione di borsa, che hanno in bilancio attività produttive di reddito da interessi superiori al 33%, le aziende che hanno in bilancio crediti non riscossi per un totale superiore al 45% del patrimonio.

Se è possibile risalire all’ammontare del bilancio contaminato, è necessario decidere se: dedurre la parte contaminata degli utili e devolverla in beneficenza, o comunicare ai percettori quanta parte degli utili devono essere purificati. In sede di votazione è necessario palesare la propria contrarietà a modalità non compliant.

Le aziende che passano questi filtri sono incluse nell’insieme delle azioni accettabili dal punto di vista islamico e inserite negli indici di mercato. Inoltre, gli indici aiutano a ridurre i costi della ricerca e-compliance che gli investitori in aziende musulmane dovrebbero affrontare nella costruzione del portafoglio degli investimenti islamici.


I maggiori indici islamici

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Fonte: Dow Jones


Alcuni fondi islamici

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Fonte: Studio Analysis - Torino


Alberto Galvi
alby_grande@libero.it

 

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