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Quanto dura una crisi, seconda parte

I trend di mercato non sono eterni. Le fasi si alternano, e anche le crisi finiscono. Abbiamo analizzato ottanta anni di storia dell’S&P500 per capirci di più. Vediamoli assieme

di Marco Delugan 10 ott 2008 ore 16:19
La storia delle dinamiche dei mercati finanziari ci ha dimostrato come si alternino fasi caratterizzate da prezzi al rialzo e altre in cui i prezzi seguono un trend in discesa. Sembra una banalità, ma molte volte si è portati a pensare che una determinata tendenza al rialzo oppure al ribasso possa perdurare per un tempo relativamente lungo, quasi all’infinito. 

Certo la psiche umana tende comunque ad abituarsi alla persistenza di un determinato  movimento, e fa comunque fatica, quasi si impigrisce, a pensare al contrario di quello che sta invece succedendo in quel momento in un determinato contesto. Basti pensare a quei momenti di grande euforia che talune volte serpeggia sui mercati azionari e in cui la maggior parte di noi pensa che ad ogni rialzo seguirà un rialzo più grande, quasi senza fine. Sappiamo sempre a posteriori come è poi andata a finire. 

Ma il mercato non è fatto solo di rialzi. Infatti, quando il panico prende il sopravvento sulla razionalità degli operatori, allora in maniera irrazionale si pensa che tutto il mercato continuerà a crollare per mesi se non per anni.

La storia è piena di insegnamenti, dai bulbi di tulipani, alla bolla del Mississippi, ai titoli tecnologici della new economy. Ma i mercati finanziari si piegano all’ignoranza e all’avidità. La storia dei mercati ci insegna che tutto ha inizio, ha una sua persistenza nel tempo e tutto ha una fine. E il susseguirsi di fasi alterne più o meno lunghe ci dimostra che nessuna forza è destinata a perdurare nel tempo. 

I mercati sono ciclici ed è proprio nella loro ciclicità temporale che possiamo capire il loro comportamento e allo stesso tempo nella loro dinamicità storica, che si possono avanzare ipotesi sulle loro dinamiche future. 

Intendiamoci, di sicuro non c’è niente. Le previsioni sicure vengono fatte dai maghi, mentre noi ci basiamo sulla storia. E comunque non si possono fare previsioni attendibili valutando una sola serie di dati, ma delle valutazioni serie e attendibili si possono costruire solo dopo aver verificato una molteplicità di fattori e di dati. Solo dall’interpolazione di questi fattori, è possibile formulare, in termini probabilistici, una serie di scenari. 

Ma questa storia sui mercati finanziari che cosa ci dice ma soprattutto che cosa ci può insegnare?

Nel nostro studio sul mercato azionario americano, rappresentato dall’indice Standard & Poor’s 500, abbiamo suddiviso 80 anni di storia in due grandi tendenze, quella caratterizzata da una persistenza al ribasso del mercato, mercato orso, e quella in cui la dinamica dei prezzi trova un significativo rialzo. In questi quasi 80 anni, dal 1929 fino ad oggi, di storia del mercato americano, si sono alternate 16 fasi di mercato orso e 16 di quelle toro. 

Dalle nostre statistiche si evidenzia che la durata dei bear market ha una media di 14,8 mesi, mentre se non si considera il 1929, la durata media scende a 13,5 mesi. Questo significa che un mercato bear dura mediamente più di un anno con discese del mercato del 35%; e se non si considera il 1929, del 31,6%. 

Come si può notare dalla tabella, la durata più lunga di un mercato orso e la rispettiva discesa, è quella rappresentata dal grande crollo del ‘29. Ma possiamo dire che eventi di quella di portata sia in termini di durata e di discesa difficilmente si possano riprodurre a livello sistemico, quindi di mercato, non di singolo titolo. Mentre le fasi toro durano di più di quelle orso. Infatti i mercati toro hanno una durata media di 44, 4 mesi, quasi 4 anni; se si esclude il 1929, la durata scende a 43,6. In termini di rivalutazione, durante il mercato toro, l’indice S&P500 ha guadagnato in media il 126,5%; se si esclude il 1929, 113%. Il mercato, quindi arretra mediamente del 35%, per poi rivalutarsi del 126%.

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Paolo Buro

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