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Diventare ricchi con il Trading Online “Pesante” si può?

L’inchiesta del mese di MoneyReport.it è dedicati ai risparmiatori italiani ai quali piace comprare e vendere azioni in modo forsennato. Ma i risultati realizzati spesso tradiscono le attese di “guadagni facili”.

di Redazione Soldionline 15 giu 2009 ore 11:14

A cura di Salvatore Gaziano


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Estratto dall’inchiesta di copertina di MoneyReport

 

L’inchiesta di questo mese di MoneyReport è dedicata a un argomento “scottante”. Si può diventare “ricchi” col day trading? A movimentare continuamente la propria posizione ci sono più possibilità di guadagnare o perdere? Per parlare di questo argomento la redazione di MoneyReport (la pubblicazione mensile del gruppo BorsaExpert.it) ha condotto un’inchiesta, sintetizzando anche gli studi più importanti (recenti e non) e intervistando due esperti che sul tema possono certo dire la loro: Alessandro Aldovandi, trader a tempo pieno dal 2002, e Emilio Tomasini, direttore di LombardReport.com e docente di finanza aziendale all’Università di Bologna. Ma anche organizzatore e fondatore del Campionato Top Trader di Borsa con Denaro Reale, giunto quest’anno alla sua undicesima edizione e quindi certo uno degli osservatori più preparati sull’argomento. Non solo a livello teorico.

 

Quello che emerge non è il Paese di Bengodi, come qualcuno vuol far credere, dove tutti possono diventare ricchi avendo a disposizione la piattaforma “giusta” (la loro…) e frequentando qualche corso “avanzato”. La realtà è molto più complessa e difficile e si confermano le parole del premio Nobel per l’economia Paul Samuelson che diceva che investire in Borsa dovrebbe essere considerata un’attività come seminare un giardino, curarlo e attendere che l’erba cresca e non qualcosa di simile ai Casinò di Las Vegas. Ma il modello imperante che si cerca di inculcare (in modo molto interessato) a risparmiatori e investitori (spesso ingenui) è l’opposto. Nonostante non si ha alcuna evidenza che più movimentando, più si guadagna. Anzi.

 

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Più si opera, più si perde... Nella maggior parte dei casi


Lo dimostrano gli studi sui trader più attivi pubblicati in tutto il mondo che evidenziano come circa il 75-80% dei trader che partecipano a competizioni di borsa con denaro reale registra perdite e a livello di trading occasionale solo il 3-5% dei conti on line risultano in utile a distanza di un anno. Altri studi segnalano, confermando questo dato, che due day traders su tre perdono soldi in borsa. E chi guadagna? Gli intermediari soprattutto, banche e società di intermediazione. Che hanno un evidente tornaconto a far movimentare il più possibile le posizioni della clientela, creando il mito della “ricchezza facile” fra un pubblico spesso ingenuo. Solo i più preparati e tenaci riescono, infatti, a ottenere risultati significativi da un’attività intensa di trading che richiede capacità non comuni. Di conoscenza, metodo e gestione dello stress.

 

Al crescere del numero di operazioni effettuate aumenta, infatti, la possibilità di commettere degli errori. Due ricercatori dell’Università di San Diego, B.Barber e T.Odean, hanno riscontrato in un loro studio che la variabile più influente sulle strategie e sulle performance dei traders online è la solita “overconfidence”, ossia la tendenza degli investitori a sopravvalutare le proprie informazioni in termini di precisione e di capacità previsiva. Risultato? I rendimenti di un trader sarebbero quindi inferiori di circa tre punti percentuali a quelli del mercato.

 

Eppure basta fare un giro sul web per scoprire centinaia di collegamenti sponsorizzati. Siti web, corsi, ebook… Chi più ne ha, più ne metta… Si promette di guadagnare “facilmente” dai 200 ai 1000 euro al giorno. Comprando e vendendo azioni, opzioni, valute… E’ nata una nuova generazione di fenomeni? Eppure il buon senso antico ci direbbe che se abbiamo nel pollaio una gallina che si mette a fare uova d’oro ogni mattina non ci mettiamo certo a venderla per due lire…

 

“Per chi come me è stato tra i pionieri della education al trading in Italia fin dal 1995 questa domanda è dolorosa perché effettivamente il settore è popolato da nani, ballerine e sputa fuoco – osserva Emilio Tomasini -  L’esperienza del Campionato Top Trader di Borsa con Denaro Reale, oggi alla sua undicesima edizione, è nata proprio dalla esigenza di fare piazza pulita dei ciarlatani, con tutte le limitazioni che anche un Campionato con soldi veri può avere. Purtroppo circolano ancora nel settore molti venditori di fumo senza nessuna credenziale se non quella dell’autoreferenzialità. In fin dei conti il business dei corsi è semplice e profittevole e sempre attraente perché fa leva sulla insoddisfazione e sui sogni nascosti delle persone: basta opzionare una sala, creare un programma fantasioso della serie “guadagnare con facilità 1000 euro al giorno in Borsa” oppure “come diventare ricchi in 2 settimane” che faccia leva sulla ambizione delle persone, fare mailing e qualche pollo abbocca. Se nessuno abbocca si cancella l’opzione per la sala ed il gioco si chiude a costo zero. Purtroppo esiste una asimmetria informativa tra chi cerca formazione in finanza e chi la dispensa per cui è facile imbrogliare, non esistono controlli, non esiste certificazione ufficiale, basta autoproclamarsi scalper e il gioco è fatto”.

 

Italia terra di santi, poeti, navigatori. E trader…

L’Italia è un Paese di santi, poeti, navigatori. E scommettitori. Non solo al gioco del lotto, che negli ultimi 5 anni ha fatto confluire nelle casse dell'erario oltre 12,6 miliardi di euro, risultando il primo contribuente fra tutti i giochi. O nelle nuove galline dalle uova d’ora per l’erario come Superenalotto, Gratta e Vinci e Texas Holdem, la versione che va per la maggiore del poker online. Ma anche in Borsa dove i trader nostrani riescono a generare anche il 30-40% di tutti gli eseguiti di Piazza Affari. Un record che non ha confronti a livello internazionale. In Italia 10.000 appassionati di compravendite azionarie (dati Kpmg Advisory e Borsa Italiana) realizzano il 60% degli eseguiti di tutto il mercato dell’e-trading (electronic trading) Ma questa passione degli italiani per il trading si traduce in guadagni? Non è certo una cosa impossibile ma la realtà (in questo settore come in altri) ci dice che pochi, pochissimi percentualmente riescono a superare indenni gli alti e bassi dei mercati. Cosa non difficile da credersi visto che, secondo sempre la recente ricerca della Kpmg Advisory realizzata in occasione dell’ITF di Rimini, fra l’80% e il 90% dei trader si muove “per intuito”.

 

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Il gestore ed esperto dei mercati Jack Schwager nel 2001 ha intervistato tutti i più importanti trader di successo Usa (il libro cult è “Market Wizard”) cercando di scovare un minimo comun denominatore. Tutt’altro che l’intuito. Ma la metodologia che ciascuno ha saputo costruire in base alla proprie capacità e caratteristiche, sapendo accettare le perdite come componenti ineliminabili del trading. E la formazione è importante quanto l’atteggiamento psicologico. L’esplosione del trading online ha creato invece in molti risparmiatori italiani l’aspettativa di nuove grandi opportunità grazie anche alla facilità del “mezzo” e la possibilità di operare comodamente da casa. Ma non è solo il guadagno l’obiettivo dei trader più inveterati. Alcune ricerche hanno messo in rilievo come il desiderio di autorealizzazione venga prima di quello del guadagno. E così molti utenti privati ci hanno provato (e ci provano) ma con risultati spesso disastrosi. Il vero banco di prova per un trader o per un investitore sono le condizioni 'avverse'. Per riuscire occorre avere una solida preparazione, disciplina mentale e strategica. “Fare trading costa fatica, delusioni e stress – ammonisce Emilio Tomasini – Occorre farlo capitalizzati a dovere, con il giusto stato d’animo, analizzando costi e ricavi come qualsiasi azienda”.

 

Il punto di vista di Tomasini che di heavy trader, scalper e speculatori incalliti ne ha conosciuti visto che moltissimi sono passati dal suo sito o dalla manifestazione che ha organizzato fra i primi in Europa, è feroce: “Ci sono risparmiatori che pensano che il trading possa ridursi a una passeggiata e altri che hanno capito che invece è fatica e sofferenza come qualsiasi altro mestiere. Ci sono individui che lottano ogni giorno e sono preparati (sia mentalmente che normativamente) e altri che fanno del trading il loro passatempo e valvola di sfogo inseguendo un sogno . E ci sono anche quelli (tanti) in malafede che “raccontano” di guadagni che non hanno mai realizzato e performance favolose ma tutte teoriche. Per questo motivo alla domanda “ma quanti conosci che sono veramente diventati ricchi col trading” rispondo : “veramente pochi”. 

 

La vita del trader online (come spiega Alessandro Aldrovandi, trader online a tempo pieno dal 2002) non è proprio quella di un hobbista… come alcuni pensano e anche nel trading online, come per qualsiasi attività professionale, conta lo spirito di sacrificio, la preparazione e l’atteggiamento psicologico. E la capacità di gestire lo stress. Con orari di lavoro non proprio da hobbisti: anche 12 ore al giorno attaccati al computer, dal lunedì al venerdì. Vivere di trading online o ottenere performance migliori di una gestione moderatamente attiva non significa che sia impossibile. Ma è certo molto più difficile di quello che molte persone immaginano.

 

“Certamente credo che il trading possa essere una professione, ma non necessariamente può esserlo per tutti – osserva Alessandro Aldrovandi -  Se ciascuno di noi scegliesse il proprio lavoro in base a quanto si guadagna e quanto sia facile svolgerlo, probabilmente faremmo tutti i calciatori di serie A. Ma quanti di noi lo sono? Nessun mestiere si sceglie a tavolino, ma è una prova continua che deve essere superata, una evoluzione costante che si misura quotidianamente. Bisogna avere passione, competenza ed attitudini di vario tipo. L'idea che con il trading si possa diventare ricchi velocemente è sbagliatissima. Ci possono essere mesi con profitti elevatissimi, ma altrettanti periodi di perdite. Le Borse sono sempre imprevedibili e le strategie che utilizziamo devono essere costantemente monitorate ed affinate. Lo stress che si accumula, poi, con le conseguenti ricadute psicologiche, è davvero una variabile importante da considerare…

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