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Zibaldone Finanziario: Tronchetti Provera ed il regalo di Babbo Natale

All’indomani della cessione di Olimpia ad una cordata costituita da banche e dalla società spagnola Telefonica, si è molto chiacchierato del premio implicito, sui titoli Telecom Italia, spuntato dal venditore...

di La redazione di Soldionline 29 mag 2007 ore 14:12
All'indomani della cessione di Olimpia ad una cordata costituita da banche e dalla società spagnola Telefonica, si è molto chiacchierato del premio implicito sui titoli Telecom Italia (2,82 euro per azione) spuntato - dal venditore di Olimpia - rispetto al loro valore del tempo e corrente (circa 2,17 euro).

È bene ricordare che Olimpia deteneva circa il 18% dei titoli ordinari Telecom Italia. La somma dei titoli detenuti dai fondi comuni italiani ed esteri (ma soprattutto italiani) era ed è pari a circa il 45%. Con qualche eccezione, questi fondi si caratterizzano per disertare le assemblee di Telecom Italia, così come di altre società quotate. Se essi si fossero presentati compatti nell'assemblea degli azionisti di Telecom Italia, il socio di maggioranza relativa Olimpia sarebbe diventato un socio come gli altri e di palese minoranza.

Se alle elezioni politiche il 45% degli elettori non si presenta alle urne e gli altri votano in maniera frammentata, chi raccoglie il 18% dei consensi può liberamente assumere il controllo del Parlamento e del Governo. Così nelle grandi società quotate.

Il premio di maggioranza spuntato dal dott. Tronchetti Provera è anche il frutto dell'assenteismo dei fondi comuni che gli hanno concesso di esprimere la maggioranza del Consiglio di Amministrazione con una minoranza di azioni e, soprattutto, di spuntare un premio di maggioranza implicito sulle azioni Telecom Italia in pancia ad Olimpia.

Ma chi ha comprato a premio queste azioni? Oltre a Telefonica, ancora le banche che controllano gran parte dei fondi assenteisti.

Quindi, l'assenteismo dei loro fondi azionisti di Telecom Italia, non solo ha danneggiato i fondi stessi (e, in ultima istanza, i loro sottoscrittori) ma ha anche danneggiato gli azionisti delle banche stesse che hanno comprato le azioni Telecom Italia ad un premio che, con un maggior 'presenzialismo' dei fondi, si potevano risparmiare.

Si discute tanto, ed in maniera assai retorica, di 'corporate governance' delle società quotate.

Si dovrebbe anche introdurre il tema negletto della 'institutional governance' degli investitori professionali e della banche che li governano. Il cui assenteismo li trasforma in tanti Babbo Natale che portano i doni ai bambini 'cattivi' anziché a quelli 'buoni'.

Si sente l'esigenza di una 'Carta dei Doveri' dei fondi comuni, che li impegni a votare nelle assemblee delle società partecipate, come parte del servizio per cui sono remunerati con una commissione di gestione.

Una patata bollente in mano ad Assogestioni ed alla stessa Banca d'Italia che dovrebbe spingere l'acceleratore sulla separazione tra banche ed sgr.

Paolo Sassetti
Analista finanziario indipendente



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