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Zibaldone finanziario - Rating Morningstar, Wonderbra dei fondi?

Il rating di Morningstar per i fondi comuni e le sicav è utile solo per un primissimo e preliminare orientamento dell’investitore ma, per come è costruito, non rappresenta necessariamente una condizione sufficiente (e neppure necessaria) per selezionare fondi efficienti.

di La redazione di Soldionline 30 ago 2007 ore 10:28

Il rating di Morningstar per i fondi comuni e le sicav è utile solo per un primissimo e preliminare orientamento dell'investitore ma, per come è costruito, non rappresenta necessariamente una condizione sufficiente (e neppure necessaria) per selezionare fondi efficienti, ne', tanto meno, per costruirvi sopra gpf efficienti.

È necessario esserne consapevoli. Questa considerazione non ha nulla a che vedere con l'insopprimibile rischio che è connesso ad ogni investimento, ha a che vedere con la metodologia di computo dei rating che viene impiegata da Morningstar.

Le ragioni dei limiti dei rating Morningstar a mio avviso sono due:

1) la ragione principale è che, diversamente dai rating attribuiti alle obbligazioni, che sono (o, per lo meno, dovrebbero essere) rating assoluti, i rating Morningstar sono rating relativi, ovverosia non garantiscono la qualità assoluta dei prodotti, ma solo quella relativa rispetto all'universo di riferimento (ad esempio, gli universi large cap USA o large cap Europa).

    Questo spiega perché, come abbiamo visto nell'articolo precedente ('Quanti fondi battono i rispettivi benchmark ...'), nel triennio 2004-2006 solo il 3% dei fondi italiani ha battuto il suo benchmark ma il 10% dei fondi Morninstar ha 5 stelle ed il 22,5% dei fondi ha 4 stelle. Dunque, ben il 32,5 % dei fondi si classifica sopra la media di Morningstar ma, con tutta probabilità, oltre il 90% di questi non batte i rispettivi benchmark di riferimento, una volta fatte le necessarie rettifiche che l'ufficio Studi di Mediobanca effettua sulle serie storiche elaborate. Insomma, Morningstar promuove 'relativamente' anche fondi che sono inefficienti in termini 'assoluti' in base all'antico principio secondo cui 'tra i ciechi l'orbo è re';
2) l'altra è una ragione minore, ma scopritela da soli ...

Questo spiega perché tra i pluri-decorati di Morningstar vi sono moltissimi fondi (in realtà la maggioranza) in cui non investirei mai.

5 stelle di Morningstar non significano nulla se ad un Etf, a confronto, bisognerebbe attribuirgliene 6. Ma ai risparmiatori questo è chiaro?

Il rating Morningstar è - scusate l'irriverenza - un po' come il Wonderbra dei fondi: fà apparire 'performante' anche ciò che, spesso, ad una indagine più ravvicinata, col seno di poi, non lo è affatto. Ma, come non basta un Wonderbra per fare un'Eva Herzigova, così non bastano 5 stelle di Morningstar per fare un fondo che batte il suo benchmark. Sarebbe così se i fondi a 3 stelle di Morningstar uguagliassero i benchmark, ma la realtà è ben lungi dall'essere questa.


Ancora sui fondi BNP Paribas e l'attendismo della Consob

In un Paese abituato all'illegalità diffusa ed allo spadroneggiamento della malavita quello che è successo attorno al fondo Parvest Dynamic ABS Classic ed ai suoi 'consanguinei' può apparire una banale marachella, ma deve indurre ad interrogarci sui costi ed i benefici di un sistema di regolamentazione che pare orientato alla disclosure formale delle informazioni, senza che tali informazioni siano verificate ex ante o, almeno, in caso di mistificante rappresentazione, sanzionate ex post.

BNP Paribas avrebbe fatto una migliore figura se, a fronte della situazione di illiquidità che si delineava per i suoi fondi coinvolti negli investimenti nei mutui sub-prime USA, anche senza averne un obbligo formale, si fosse offerta di rilevare le quote dai sottoscrittori.

Perché, come ho già evidenziato, il Prospetto Informativo dei fondi sospesi non dava di certo una rappresentazione chiara e trasparente dei rischi impliciti nella loro sottoscrizione. Il Parvest Dynamic ABS Classic dichiarava:

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