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Zibaldone Finanziario: gpm, prodotti strutturati e vigilanza bancaria

Ai risparmiatori italiani continuano a piacere le gestioni patrimoniali mobiliari (gpm), mentre nascono prodotti strutturati sempre più complessi, quasi indecifrabili. La vicenda di Italease, infine, è ben lungi dall’essere chiarita, ma alcune prime valutazioni...

di La redazione di Soldionline 19 giu 2007 ore 09:16
Abbasso le gestioni patrimoniali (gpm)

Ai risparmiatori italiani continuano a piacere le gestioni patrimoniali mobiliari (gpm) che restano un servizio piuttosto popolare ed offrono la (effimera) sensazione di un servizio personalizzato.

Il primo capitolo di Judo Finanziario termina con un invito a tralasciare le gestione patrimoniali a favore dei fondi comuni e delle sicav.

Infatti, esistono innumerevoli ragioni che militano contro la sottoscrizione di una gpm. Alcune di esse sono:

- difficoltà a verificare il track record del gestore;
- conseguente mancanza di una sanzione reputazionale nel caso di cattiva gestione (se vi fanno un disastro, nessuno lo sa);
- diversificazione di portafoglio strutturalmente bassa, quindi rischiosità più elevata;
- applicabilità di meccanismi commissionali oggi proibiti nei fondi comuni;
- talvolta, rotazione di portafoglio (ingiustificatamente) elevata

Avendo a disposizione un universo di migliaia di fondi e sicav, si hanno a disposizione alcuni (seppur pochi) ottimi gestori: perché mai un gestore di gpm dovrebbe essere più capace del meglio che offre il mercato dei fondi a livello mondiale?

Un recente studio della Banca d'Italia pare confermare questa mia visione: nel 2006 le gestioni patrimoniali italiane hanno reso l'1,6% contro il 4,2% dei fondi comuni, il 3,4% dei fondi pensione ed il 2,6% dei BOT.

E questa non la chiamereste 'distruzione di ricchezza'?

Abbasso i prodotti strutturati

Anche sui prodotti strutturati parlo diffusamente male in Judo Finanziario. Torno brevemente sull'argomento perché anche recentemente sono incappato in uno di questi, assai complesso e piuttosto indecifrabile.

Quello che raccomando ai miei allievi in aula è il seguente:

'Se non riuscite a capire un prodotto, evitatelo. E soprattutto, fate funzionare il cervello. Non serve essere matematici di alto lignaggio ma solo logici di medio-basso livello per comprendere che, se i prodotti strutturati offrissero effettivamente un rapporto rischio-rendimento migliore di quello dei mercati finanziari, le banche che li emettono ne sarebbero i primi investitori. In altri termini, se i prodotti strutturati fossero attraenti, gli operatori finanziari professionali sarebbero 'prenditori' e non emettitori degli stessi. Esisterebbero fondi specializzati nell'investimento in questi prodotti, fondi che in realtà sono praticamente quasi inesistenti a livello mondiale'.

Cosa ne deducete? Non siate matematici, siate semplicemente logici.


Aggiornare la vigilanza bancaria?

La vicenda della Banca Italease è ben lungi dall'essere chiarita, ma alcune prime valutazioni possono trarsi sin d'ora.

La 'vigilanza bancaria' di Bankitalia sembra essere stata presa in contropiede dal 'rischio derivati'. Abituata ad esaminare il più classico rischio di creditizio, la Banca d'Italia è stata sorpresa non meno dei risparmiatori dalle alchimie finanziarie di un manipolo di avventurosi amministratori e di disattenti sindaci, per non parlare, poi, del risk management interno alla banca.

Non è la prima volta. Alcuni anni fa la Banca d'Inghilterra fu presa in contropiede dal crack della Barings ad opera di un trader che aveva bypassato tutti i sistemi di controllo interno.

Qui però la cosa appare qualitativamente più grave: non si è trattato di una scheggia impazzita in una struttura ligia alle norme, si è trattato di un grande azzardo, effettuato proprio dai vertici della banca, con la disattenzione o la complicità di molti organi interni, che ha persino preso in contropiede la 'vigilanza bancaria'.

Nessuno dei meccanismi di controllo ha funzionato. Una riflessione è dovuta.


Paolo Sassetti
Analista finanziario indipendente


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