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Vitamine per i modelli USA (French & Fama, variazioni sul tema - aggiornamento del 17 luglio 2006)

French e Fama, universalmente conosciuti almeno di nome da un vasto pubblico di investitori, ma magari meno conosciuti nell'applicabilità concreta delle loro teorie. Una lacuna che Paolo Sassetti colma oggi, con una iniziativa che va oltre la semplice teoria. Da non perdere.

di La redazione di Soldionline 20 lug 2006 ore 17:03
Nel commento del mese scorso, soffermandomi sulle temporanee difficoltà dei modelli azionari USA, scrivevo: 'La faccenda è oltremodo seccante ma non drammatica per due ragioni molto semplici ...'. Poteva apparire un commento da 'piazzista della finanza' ma non era così. Infatti, il rimbalzo di quasi tutti i modelli (escluso il modello small cap) è stato piuttosto ampio, pur con un indice S&P 500 in marginale flessione:



È fisiologico per questo tipo di modellistica subire periodi più o meno prolungati di underperformance.

Da notarsi che i portafogli 1-2-4-5 sono portafogli 'value' che presentano una volatilità elevata, mentre il portafoglio 3 è un portafoglio assai più speculativo (vedasi presenza di Google in portafoglio) ma - in apparenza paradossalmente - assai meno volatile dei portafogli "value".

La società petrolifera Kerr-McGee, che il 19 Giugno quotava poco meno di 50 dollari, è stato oggetto di un'offerta pubblica di acquisto a circa 70 dollari (+40%) da parte della società Anadarko. La società oggetto di offerta di acquisto era presente in 3 dei 4 portafogli large cap. Questa offerta conferma che i modelli segnalavano correttamente la sottovalutazione del titolo e, investendo con logiche 'value' estreme, è logico aspettarsi che qualcuna delle nostre società, prima o poi, sia oggetto di una offerta di acquisto.

Il complessivo comparto dei fondi azionari America censiti da Morningstar ha mediamente subito una correzione ben più forte dall'inizio dell'anno. Il rendimento medio Year to Date (al 17 Luglio 2006) dei fondi azionari America armonizzati (che, per necessaria chiarezza, sono al netto dei costi e, per quanto riguarda i fondi di diritto italiano, anche del prelievo fiscale), è stato:



Si ricorda che il confronto YTD con i fondi del comparto America non è del tutto omogeneo coi nostri modelli non solo per i costi e le imposte ma anche perché il rendimento YTD dei fondi è calcolato con base 30.12.05 mentre il nostro con base 1.1.06, il che fa una differenza di 1,64% a favore dei fondi ed a svantaggio dei nostri modelli (l'apprezzamento dell'indice S&P 500 nella giornata dell'1 gennaio 2006). In altri termini ai nostri modelli andrebbe aggiunto mediamente 1,64% per renderli comparabili coi fondi 'veri' al lordo dei costi. Inoltre, per quanto riguarda i fondi di diritto italiano che rientrano nella classifica di Morningstar, il fatto che siano entrati in territorio negativo li favorisce anche sotto il profilo dell'accredito del credito d'imposta, di cui i nostri modelli non fruiscono.

Ad ogni buon conto, il rendimento medio dei 451 fondi Large Cap America censiti da Morningstar ha prodotto un -7,2% dall'inizio dell'anno. Importanti differenze emergono tra i fondi che perseguono strategie value e strategie growth: ricordatevene per i vostri portafogli in fondi, non sono differenze casuali, nel lungo termine il 'valore' paga più della 'crescita'.

Come possono giudicarsi i risultati dei nostri modelli finora? Un'idea personale ce l'ho, ma sono più interessato a sentire la vostra opinione.


Paolo Sassetti
Socio Aiaf,

In allegato su file Excel, i 5 portafogli aggiornati





Paolo Sassetti
Analista finanziario indipendente, socio Aiaf



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