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Tranquilli, la Consob non intercetta quasi niente...

Un Paolo Sassetti combattivo oggi, che racconta episodi del recente passato importanti per avere elementi in più sui comportamenti di alcuni intermediari e sulle logiche che a volte regolano gli interventi e i non interventi dell'Autorità di controllo. In un periodo in cui siamo tutti giustamente preoccupati per i "controlli" non proprio legali di cui molti cittadini sono oggetto, Sassetti ci fa capire che ha senso anche preoccuparsi dei controlli che invece, purtroppo questa volta, non ci sono

di La redazione di Soldionline 5 ott 2006 ore 11:01
Tempo fa, un gestore di fondi azionari, unanimemente considerato onesto e professionale, mi ha confessato che, alcuni anni prima, gli amministratori della Sgr presso cui, ai tempi, lavorava convocarono una riunione tra i gestori della società e comunicarono loro che, da allora in poi, i gestori sarebbero stati soggetti ad un budget delle commissioni di negoziazione.

Ciò significava che i gestori sarebbero stati misurati anche sulla rotazione del portafoglio dei fondi e vincolati a standard di rotazione minima che assicurassero una redditività alla banca cui la Sgr apparteneva.

Il gestore lasciò la Sgr perché riteneva che quell'obbligo fosse incompatibile con i suoi doveri professionali. Ciò non causò soverchi problemi alla Sgr, perché fu rapidamente rimpiazzato da un gestore più 'conciliante'. Evidentemente anche in conseguenza di ciò, nel 2006 tutti (dicansi tutti) i fondi di questa Sgr sottoperformano, in alcuni casi vistosamente, i benchmark dichiarati.

Un budget delle commissioni di negoziazione è un vero non-senso nella gestione di portafoglio, a meno che gli interessi dei clienti siano smaccatamente subordinati ad ogni altro principio di correttezza e diligenza professionale.

In seguito ho scoperto che questa storia è abbastanza risaputa tra gli addetti ai lavori della comunità finanziaria milanese, ma che un soggetto che pare non esserne informato sembra essere proprio l'organo di controllo dei mercati finanziari, la Consob.

Un altro mio amico, gestore di gpm, molti anni fa fu convocato dal direttore generale della sua società che gli disse brutalmente. 'Che tu compri o venda non mi frega un c...o purché fai girare i portafogli dei clienti'. Non si adattò e in pochi mesi fu rimosso dall'incarico anche se nessuno potrà mai dimostrare il rapporto di causa-effetto tra questi due fatti. Poiché era competente, fu messo a gestire la posizione della proprietà dove, ovviamente, la rotazione del portafoglio doveva avere un senso per la proprietà e non doveva essere alimentata artificiosamente.

Nel luglio 2004 con l'amico Alessando Pedone dell'ADUC firmai un esposto alla Consob sul collocamento Azimut, chiedendo alla Consob di investigare sulle vendite selvagge del titolo Azimut durante il suo primo giorno di quotazione. Quell'evento evidenziava un potenziale (e probabile) conflitto d'interesse da parte d'alcuni fondi che avevano sottoscritto il collocamento senza la necessaria ... convinzione. La Consob non aprì alcuna istruttoria in proposito, avallando implicitamente che fosse 'normale' vendere selvaggiamente in perdita i titoli già al primo giorno di quotazione anche se, dal collocamento alla quotazione, non si è verificato alcun nuovo evento che possa aver indotto un particolare pessimismo sul titolo o sul tono complessivo del mercato e, quindi un ripensamento dei gestori sulla bontà intrinseca dell'investimento.

Anche quella fu una clamorosa manifestazione di 'trading inutile', anzi palesemente dannoso. Era ragionevole dedurre che alcuni 'venditori selvaggi' avessero assecondato ordini di scuderia per far incassare ricche commissioni di collocamento ad alcune banche del consorzio e si fossero disfatti del titolo di cui non erano convinti il primo giorno di quotazione (ma chi furono? non risulta che la Consob abbia indagato in proposito in seguito all'esposto e, se lo ha fatto, ha archiviato la cosa come infondata).

Era anche ragionevole supporre che i venditori fossero stati prevalentemente istituzionali e non privati; infatti il grosso delle vendite si concentrò nelle prime due ore di trattazione e non è tipico di un risparmiatore privato vendere il quel modo nelle prime due ore di trattazione del primo giorno di quotazione.

Nel Giugno 2005 commentai in proposito: '...non è stato dissolto il dubbio che possano essere stati violati (non certo da Azimut ma, potenzialmente, da società che hanno sottoscritto il collocamento) alcuni articoli del Testo Unico della Finanza e, più precisamente l'art. 40 (diligenza e correttezza dei gestori dei fondi) e l'art. 167 (gestione infedele)'.

La materia del 'trading inutile' è uno scandalo perpetuo su cui la Consob non ha mai orientato i suoi riflettori. Attenzione: ho scritto 'inutile' non 'intenso'. Un trading intenso può essere giustificato, soprattutto quando supportato da modelli quantitativi ed è cosa ben diversa dal 'trading inutile'. Ma comprare e vendere lo stesso titolo tre volte in perdita in tre mesi senza un modello operativo che lo giustifichi è 'trading inutile'.

Quello del 'trading inutile' non è un 'grosso scandalo' (alla Parmalat, tanto per intenderci), di quelli che inducono la Consob ad intervenire perché il non-intervento sarebbe uno scandalo maggiore dello scandalo stesso; no, quello del 'trading inutile' è uno scandalo diffuso, ed in parte ben mimetizzato, ma pervasivo e continuo nel nostro sistema finanziario, al quale la Consob pare essersi 'mitridizzata' (bere veleno fino a diventarne immuni).

Anni fa un ex Commissario Consob, che era irritato dal mio atteggiamento insistentemente critico nei confronti della Consob (quasi che la cosa lo toccasse personalmente, mentre egli era un ex da molti anni), mi chiese perché, allora, non mi candidavo personalmente a Commissario, visto che ero 'tanto bravo'. Gli risposi che non sarei stato disponibile a lavorare in una Consob qualsiasi e che avrei voluto potermi scegliere i capi.

È ora di pensare finalmente ad un diverso orientamento, più pro-attivo, nella gestione della Consob. Non è pensabile che un modesto analista finanziario come me apprenda di un budget delle commissioni di negoziazione presso una Sgr e la Consob non si accorga di nulla, nonostante le performance di quei fondi. I Commissari della Consob non vanno mai a mangiare un panino coi gestori durante la pausa di pranzo per raccogliere qualche indiscrezione? In un Paese in cui le intercettazioni illegali si sprecano, la Consob pare essere l'unica istituzione a non intercettare ... Un vero peccato.

Dare la sveglia alle Authority di questo Paese sonnolento è più che mai necessario.



Paolo Sassetti
Analista finanziario indipendente, socio Aiaf




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