Stock picking o Stock screening? Cominciamo a parlarne...
Cosa distingue uno stock picker da uno stock screener? Il primo è attirato nella sua attenzione dalla "storia" di una società quotata, il secondo setaccia il mercato alla ricerca di società che presentino talune caratteristiche fondamentali e/o tecniche che ritiene interessanti e discriminanti
di La redazione di Soldionline 28 giu 2006 ore 11:24
Il secondo utilizza data base di dati fondamentali e tecnici del mercato azionario e lo setaccia alla ricerca di società che presentino talune caratteristiche fondamentali e/o tecniche che ritiene interessanti e discriminanti ai fini del futuro apprezzamento in borsa. Non si attarda a considerare 'la storia' che c'è dietro ogni singola società, confronta solo i freddi numeri e compra 'a grappoli' le società che sono accomunante determinate caratteristiche (ad esempio di P/Book basso).
Sono due modi diversi, anche se non opposti, di identificare opportunità d'investimento sul mercato azionario, il primo assai più discrezionale e qualitativo, il secondo assai più strutturato e sistematico. Lo stock screener pensa sempre tra sé 'Hey, questa società è interessante, ma c'è di meglio sul mercato?'
Credo che, se gli stock picker abbiano ancora buone chance di successo su mercati azionari dimensionalmente limitati come può essere il mercato azionario italiano, le tecniche di stock screening abbiano il vantaggio di poter scandagliare più efficacemente mercati azionari ampi complessi come sono tutti i mercati azionari continentali (europeo, statunitense). La ragione di questo convincimento risiede nel fatto che la mente umana presenta dei limiti nell'abbracciare mercati azionari vasti e nel confrontarvi efficacemente le società presenti se non è supportata da strumenti informatici.
Gli stock screener, a loro volta, possono distinguersi in discrezionali e sistematici: i primi utilizzano i data base solo come strumento di supporto alle loro decisioni, i secondi - una volta definite le regole di selezione - comprano e vendono i titoli azionari esattamente e solo esattamente come suggerito dal computer.
Le tecniche di stock screening sono ancora ai loro albori. Un indicatore valga per tutti: in commercio esistono migliaia di libri d'analisi tecnica, analisi fondamentale, gestione di portafoglio ma ne conosco solo quattro, tutti anglosassoni, nessuno italiano, su tecniche di stock screening. 'Quattro' è un numero ridicolo per l'editoria economica mondiale.
Qualche settimana fa un gestore me ne ha regalato uno che non conoscevo. Giuro che non lo conoscevo ma, nel leggerlo, poteva sembrare che mi fossi ispirato ad esso nell'elaborazione delle mie 'Variazioni su un tema di French & Fama'. È un libro ricco di simulazioni variamente condotte su 50 azioni americane (curiosa coincidenza ma, evidentemente, eravamo giunti alle medesime conclusioni sul numero minimo d'azioni da detenere in portafoglio), ma con periodi annuali anziché mensili di riassortimento di portafoglio.
Interessante rilevare che l'autore del libro ha gestito fondi canadesi che si sono collocati nella fascia alte delle classifiche dell'azionario USA di Morningstar in Canada. In altri termini, non è un teorico ed oggi è a capo della divisione quant di Bear Sterns.
Una delle conferme che ho trovato in questo libro è che, ogni volta che si selezionano società caratterizzate in modo 'estremistico' per taluni parametri di borsa (ad esempio il P/Book, così centrale nell'analisi di French & Fama ma anche di William Fruhan, oppure il Dividend Yield della 'teoria dei cani'), per quanto le società selezionate possano apparire tranquille ed adatte a pensionati più che a speculatori, i portafogli che ne derivano sono sempre più volatili, o addirittura molto più volatili, dei benchmark di riferimento. Cosicché, contemperare selettività negli investimenti e bassa volatilità è un'impresa pressoché impossibile.
Si prendano, come conferma di ciò, le 'Variazioni su un tema di French & Fama'.
Il 19 di Giugno è stato condotto il riassortimento dei cinque portafogli. Il 26 di Giugno, esattamente una settimana lavorativa dopo, gli andamenti dei NAV dei portafogli sono i seguenti:

Il portafoglio nr. 3 è decisamente quello più speculativo (attualmente include persino Google) ma storicamente meno volatile, il nr. 4 è formato da small/middle cap, i portafogli 1-2-5 sono composti di titoli 'value' selezionati in maniera molto conservativa, ma il cui rimbalzo di borsa è stato molto potente. Per quanto i portafogli in stile 'value' siano selezionati con criteri ultraconservativi, sin dall'inizio di questa simulazione la loro volatilità è stata molto più elevata di quella dell'indice.
Come dite? I titoli dei libri? Non mi permetterei mai togliervi il gusto di trovarveli da soli: solo se avrete faticato a cercarli, li utilizzerete.
Paolo Sassetti
Socio Aiaf
Post scriptum: a proposito di French & Fama, leggetevi questo articolo del 1998, mi pare molto interessante perchè descrive come la Dimensional Fund Advisors ingaggiò Eugene Fama per far partire i suoi fondi a gestione quantitativa.
E' una storia quasi mitica. E molto provocante ma degna di riflessione è la conclusione "filosofica" del fondatore Sinquefield:
"Today the only people who don't think markets work are the North Koreans, the Cubans, and the stock pickers"
Insomma, anche senza saperlo, saremmo quasi tutti un po' "comunisti" ...
Paolo Sassetti
Analista finanziario indipendente, socio Aiaf
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