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Rania di Giordania e Antonio Fazio: due riconoscimenti da ripensare

La politica dell’immagine e l’abilità nella comunicazione prevalgono talvolta su valori di maggiore sostanza e, così, è potuto accadere che pochi giorni fa il comune di Milano abbia attribuito la cittadinanza onoraria all’avvenente regina Rania di Giordania

di La redazione di Soldionline 5 ott 2005 ore 08:44
Dai ritagli di stampa si è appreso che 'la decisione di concedere la cittadinanza onoraria era stata presa all'unanimità dal Consiglio comunale lo scorso maggio, come riconoscimento del coraggioso contributo della regina su molti fronti: il rinnovamento del sistema sociale, amministrativo e culturale giordano, la promozione delle condizioni di pace, sicurezza e prosperità in Medio oriente, la diffusione dei valori della tolleranza, della giustizia e della democrazia nel mondo e, soprattutto, la tutela dei diritti umani, in particolare delle donne e dei bambini'.

Non vanno sminuiti i possibili meriti personali di Rania di Giordania, ne' va dimenticato che la Giordania è comunemente annoverata tra i Paesi Arabi più moderati e maggiormente aperti alla collaborazione pacifica con l'occidente ma, in generale, l'attribuzione di un'onorificenza come quella della cittadinanza onoraria implicherebbe una piena condivisione di valori con il soggetto insignito, nel caso specifico come se i Milanesi avessero potuto affermare: 'Saremmo onorati che il suo stile di vita ed i suoi valori fossero anche di Milano'. Dunque, Milano monarchica?

La 'mite' Giordania è impropriamente considerata una monarchia costituzionale, di fatto è una monarchia assoluta. Il FactBook della CIA (Central Intelligence Agency) ricorda che in Giordania la monarchia è ereditaria e che, pertanto, non si svolgono libere consultazioni per l'elezione del Capo dello Stato, che è il Monarca. La costituzione del 1952 attribuisce, infatti, il potere legislativo ed esecutivo al re. La dinastia Hashemita fa derivare questo potere dalla discendenza da Abramo. Il Primo Ministro è nominato personalmente dal Re che nomina anche i membri del Governo ed i rappresentanti di una delle due Camere, la Camera dei Notabili (il Senato). La Camera dei Rappresentati è elettiva ma è stata rieletta solo nel 2003 dopo che re Abdallah, consorte di Rania, aveva rinviato le elezioni di due anni e dopo che re Hussein, padre dell'attuale monarca, aveva sciolto questa Camera innumerevoli volte. La Camera dei Rappresentanti (quella elettiva), infatti, può essere sciolta dal re con un atto di imperio. Il potere giudiziario è pure in mano al re che nomina (e sospende) i giudici i quali amministrano la giustizia in suo nome. Ovviamente il re è anche il capo dell'esercito. In Giordania è documentato l'uso della tortura, così come in Egitto, Algeria, ecc..

La giornalista e parlamentare Toujan Al Faisal è stata giudicata da una corte militare giordana e condannata al carcere solo per aver scritto su un giornale una lettera aperta al re, denunciando le pratiche di corruzione ed i conflitti d'interesse del Primo Ministro giordano Ali Abu Ragheb. L'incarcerazione di altri parlamentari dissidenti è stata praticata in passato.

D'altra parte, la Giordania è tra i paesi arabi che alimentano maggiormente l'arruolamento in Al Qaeda. Una delle ragioni di questo fenomeno è attribuita al fatto che i cittadini giordani avvertono che il regime Hashemita, giudicato come corrotto, si regge solo grazie all'appoggio politico e finanziario degli Stati Uniti e del FMI. I cittadini giordani che sono potuti espatriare all'estero denunciano lo stato di degrado delle libertà civili e politiche nel loro paese d'origine.

In breve, la Giordania si è abilmente creata un'immagine internazionale di monarchia benigna ma è una monarchia assoluta. Il re e la regina parlano con gran enfasi retorica ai 'media' occidentali di democrazia e di diritti umani mentre, in realtà, i sudditi giordani non hanno alcun diritto sostanziale. Con questa pressione mediatica, sfruttando abilmente l'immagine della bella regina, la corte Hashemita si guadagna simpatie e consensi, forte del fatto che l'occidente è alla disperata ricerca di alleati 'moderati' nel mondo arabo. Prima di lei la regina Noor, moglie del defunto re Hussein, era stata attiva conferenziera nel mondo sui temi della pace, dell'aiuto ai bambini del terzo mondo ma mai su quelli delle libertà civili e politiche.

Tra le varie ammissioni sulle ragioni dell'onorificenza insignita si è anche appreso che 'per il Comune di Milano si tratta di una nuova importante iniziativa che, come le altre svolte negli ultimi otto anni, contribuirà a rafforzare il ruolo internazionale della città'.

Eccoci al punto. Le onorificenze, talvolta, sono tanto utili a chi le fa quanto a chi le concede. Al regime Hashemita quest'onorificenza è certo gradita ed utile per consolidare la sua immagine manipolata di monarchia proba e benigna, al comune di Milano serve per rafforzare la sua immagine di città internazionale. Per perseguire queste due utilità, però, la verità dei fatti è stata sacrificata.

Il fascino di Rania di Giordania, la sua vaga somiglianza con la pretty woman Julia Roberts, il suo vestire in maniera elegantemente occidentale ne hanno fatta un'ambasciatrice impeccabile dell'immagine manipolata della Giordania.

D'altra parte, alle belle donne si attribuiscono spesso virtù inesistenti. Gabriella Spada, amministratrice del gruppo Giacomelli Sport, prima del crack finanziario del suo gruppo veniva definita 'brava manager' dai media. Perché, per la civiltà dell'immagine, 'bella' significa quasi automaticamente anche 'brava, intelligente e virtuosa'.

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Il dibattito politico sul 'caso Fazio' ha finora rimosso l'elemento chiave che, se le intercettazioni telefoniche hanno inchiodato il Governatore all'evidenza del suo ruolo di arbitro 'fazio-so', già da molti anni la gestione di Antonio Fazio della Banca d'Italia aveva evidenziato, sia pure in maniera meno brutale, alcuni vizi istituzionali:

1) ad esempio, nella difesa della Banca di Roma da assalti esterni;
2) nel diniego alla cessione delle competenze di Bankitalia sulla concorrenza bancaria;
3) nella difesa dell'anacronistico mandato a tempo indeterminato attribuito al Governatore, ultimo scampolo monarchico della Repubblica Italiana, a favore del quale lo stesso Governo si era inizialmente schierato e sul quale ha dovuto fare dietro-front sull'onda delle critiche internazionali;
4) nel ruolo reattivo e non proattivo di Bankitalia in talune aree regolamentari della nostra finanza (segue).

Sui temi più generali dell'accountability della Banca d'Italia e della Consob, rimando al mio intervento dello scorso anno intitolato 'Quis custodiet custodes? Authority finanziarie e cittadini', reperibile a questo link.

Ancor prima delle intercettazioni telefoniche che lo hanno coinvolto, Antonio Fazio si era dimostrato, dunque, il 'campione' dello status quo finanziario nel nostro Paese nel nome dell'italianità del controllo delle banche (e, ora, sembra anche delle Assicurazioni Generali).

Se è indubbio che, sotto la sua gestione, il sistema finanziario italiano si è rafforzato attraverso fusioni ed acquisizioni, è altrettanto vero che non si è affatto internazionalizzato. La moral suasion in questo senso, se mai c'è stata, non ha funzionato ed il sistema finanziario italiano è rimasto domestico ed oggi è percepito 'sotto attacco' dalle banche straniere anche perché non ha saputo svilupparsi su linee di crescita internazionali. Tra le banche europee dei grandi Paesi della UE (Germania, Francia, UK) le banche italiane realizzano di gran lunga la più elevata percentuale dei loro proventi all'interno dei confini nazionali e questa è una condizione che si trascina immutata da decenni. Il rafforzamento delle banche italiane si è realizzato esclusivamente attraverso operazioni domestiche e non cross border e l'unica importante operazione internazionale, che riguarda l'Unicredit, deriva essenzialmente dalla forte personalità e consapevolezza dei suoi manager.

Nel risparmio gestito l'Italia è importatrice netta di servizi, pur godendo delle condizioni socio-economiche per sviluppare un'industria forte e competitiva che, tuttavia, pur essendo 'grossa', non appare competitiva, come la decisione di Banca Intesa in merito alla cessione di Nextra ha indirettamente segnalato. Bankitalia ha emesso i nuovi regolamenti dei fondi comuni d'investimento con grande ritardo se si considera che alcuni basilari principi d'equità verso i risparmiatori, che sono stati recepiti nei nuovi regolamenti che entreranno in vigore solo nel 2006, negli Stati Uniti erano patrimonio normativo sin dal 1971. La sensibilità istituzionale di Bankitalia verso questi principi basilari d'equità è stata, dunque, blanda. Di fatto, Bankitalia si è finalmente attivata in questo campo normativo solo quando sarebbe altrimenti diventato impossibile eludere i principi IOSCO emanati su questa materia senza, al contempo, marginalizzare ulteriormente il sistema finanziario italiano.

Anche nella salvaguardia dei principi d'onorabilità degli amministratori delle banche, Bankitalia non è sempre stata solerte custode: in un recente articolo pubblicato su 'la Voce', il prof. Marco Onado ha evidenziato come la vicepresidenza del Montepaschi ricoperta dal dott. Gnutti non appaia compatibile con i principi d'onorabilità previsti per gli amministratori bancari, e sui quali Bankitalia dovrebbe vigilare, giacché il dott. Gnutti ha già subito una condanna in primo grado per insider trading, reato che ha in tutta evidenza reiterato. È vero che il dott. Gnutti è stato momentaneamente 'sospeso' dall'incarico dallo stesso consiglio d'amministrazione del Montepaschi, ma solo come necessaria conseguenza dell'interdizione temporanea disposta dalla Magistratura. Aggiungo che, prima delle sue dimissioni irrevocabili, lo stesso amministratore della BPI fu sospeso momentaneamente dal suo incarico con provvedimento della Magistratura ma, nelle vicende che determinarono tale sospensione, la Banca d'Italia non identificò alcun aspetto censurabile per la sua onorabilità - ovviamente (!) - tale da indurla ad intervenire. Francamente ho guardato con apprensione a quel provvedimento di sospensione (che giudico 'estremo' ed auspico 'eccezionale') ma la mia apprensione deriva dalla constatazione che la Magistratura è chiamata sempre più spesso a svolgere un ruolo improprio di supplenza della politica e delle Authority finanziarie.

Ancora il prof. Onado nello stesso articolo ha ricordato come il precedente, creato da Fazio, con l'aver bypassato il giudizio motivato della vigilanza interna ricorrendo a pareri esterni, ha leso gravemente la credibilità dell'Istituto. Le intercettazioni telefoniche, poi, hanno suggerito che tali parereri esterni possano essere stati addomesticati. Fazio, inoltre, ha portato per la prima volta la rivolta sindacale all'interno della Banca d'Italia.

Per concludere, i colpi di coda di questo Governatorato, vibrati sotto forma d'arroccamento nel fortino e di resistenza passiva, stanno creando grave ulteriore disagio (per usare un'espressione soft) all'immagine dell'Italia sui mercati finanziari internazionali e pongono le condizioni per un possibile aumento nel costo del debito pubblico, un grave danno per tutti i cittadini italiani.

Tutto questo appare oggi palese anche ai non-vedenti ma, come ho già sottolineato, già alcuni anni fa gli indizi di questa situazione erano chiari ad osservatori appena attenti alla sostanza (e non all'apparenza) della politica del Governatore. Tuttavia, la reputazione costruita nei decenni dall'Istituto di Vigilanza e la necessaria severità imposta dal suo ruolo istituzionale avevano contribuito a costruire un'immagine edulcorata del Governatore. Criticarlo appariva ai più una posizione estremistica ed anti-sistema e non, invece, autenticamente pro-sistema (per una finanza non protetta) e liberale.

Sette od otto anni fa sollevai in un'assemblea dell'Aiaf (Associazione Italiana Analisti Finanziari) il problema della ferita inferta al 'libero mercato azionario' proprio dai comportamenti di protezione di Bankitalia per l'italianità delle banche nazionali, con specifico riferimento alle richieste di ABN Amro di salire nel capitale della Banca di Roma, richieste respinte dalla Banca Centrale. Ricordo di aver fatto un intervento a braccio su questo unico tema giacché ritenevo che l'Associazione degli Analisti Finanziari dovesse avere (come ha) il massimo interesse per la trasparenza e la concorrenza dei mercati finanziari.

Successivamente, qualche anno fa il dott. Fazio è stato insignito del titolo di 'socio onorario' dell'Aiaf. Meno avvenente di Rania di Giordania, il suo sex appeal deve aver avuto poco peso in questo riconoscimento che non era stato concesso neppure al Governatore Ciampi. Credo che, come per Rania di Giordania, questo riconoscimento sia stato il frutto di un 'equivoco percettivo'. Infatti, anche prescindendo dalle implicazioni giudiziarie che potrebbero emergere ma che sono del tutto irrilevanti nel contesto qui descritto, i valori che il Governatore Fazio ha dimostrato di incarnare non appaiono oggi compatibili con questo riconoscimento. E, ammesso e non concesso che Fazio avesse maturato speciali meriti personali (cosa che contesto), li ha, comunque, erosi ampiamente col suo comportamento successivo.

Gli analisti finanziari italiani non debbono ne' possono fare un sommario processo al Governatore, non è loro compito. La Magistratura è l'unico potere competente per i processi. Tuttavia, restando sul puro piano dei valori, temo che i valori d'indipendenza delle Authority finanziarie, trasparenza e concorrenza dei mercati e d'equità, per i quali si schierano gli analisti finanziari, non siano stati incarnati, se non a chiacchiere, da Antonio Fazio e, anzi, siano stati mortificati. Temo, insomma, che l''equivoco percettivo' tra immagine e sostanza abbia creato un po' di confusione tra le presunte qualità del Governatore, da una parte, e la storica austera autorevolezza espressa dall'istituzione che dirige, dall'altra.

Rimangiarsi i riconoscimenti è cosa sempre antipatica ma è anche prova di forza e di coerenza. Una volta, un membro del Governo Britannico chiese a John Maynard Keynes perché avesse cambiato opinione su un certo tema di politica economica. Keynes rispose con onestà e semplicità: 'I fatti sono cambiati e con essi le mie opinioni'. Nel caso di Fazio i comportamenti, a ben vedere, sono rimasti immutati ma la stampa libera li ha fatti emergere in tutta la loro desolante crudezza.

Come personaggi più sostanzialmente idonei di Rania di Giordania potrebbero essere insigniti della cittadinanza onoraria di Milano, analogamente Antonio Fazio ha mostrato di avere poco a che spartire con i valori degli analisti finanziari italiani. Un'iniziativa in questo senso darebbe un segnale forte che il mondo finanziario non fa della realpolitik (in senso deteriore) la sua stella polare e che gli analisti finanziari vogliono proporsi come punta di diamante nella richiesta di cambiamento delle regole del sistema finanziario italiano.

Ognuno tragga liberamente le conseguenze da eventi che hanno amaramente riempito le cronache italiane. Tenendo presente che, se l'azione di denuncia può avere dei costi, l'acquiescenza ne ha sicuramente di più alti.



Paolo Sassetti



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