La lezione degli outsider nel risparmio gestito
L'interessante caso di Jacques Chahine e della sua Digital Funds, che scala le classifiche di performance non grazie a un solido background di analista-gestore, ma dopo aver fornito per anni le Società di Gestione con i potenti database di JCF. Molto interessante...
di La redazione di Soldionline 24 lug 2006 ore 10:17
Com'è stato possibile che questo semisconosciuto outsider del settore oggi sia in testa alle classifiche nella categoria Azioni Europa Small Cap di Morningstar? Davanti a grandi nomi mondiali dell'asset management, e con un buon controllo del rischio, per giunta? Ho già affrontato il tema degli outsider nell'asset management nell'articolo 'Quei dilettanti così professionali', reperibile su Soldionline al link http://urlin.it/a68, dove ho descritto il caso fenomenale del fondo Marketocracy Master 100. Questo secondo caso aiuta a fare ulteriori riflessioni. Ma ciò che accomuna i due casi è che, così come in qualsiasi altro settore, nel risparmio gestito gli outsider riescono ad interpretare e ad affrontare i mercati finanziari in maniera originale, in quanto, non avendo l'imprinting di alcuna scuola di formazione, non hanno sedimentato modelli operativi dai quali non riescono a svincolarsi.
Il background del sig. Chahine offre ulteriori indizi: è laureato in statistica matematica. Ma questo, da solo, non basta a spiegare i suoi risultati. La maggior parte dei laureati in statistica non fonda società di asset management. In realtà, l'aspetto chiave del suo successo è che il sig. Chahine gestisce i suoi fondi con metodologie quantitative e sistematiche. Quantitative nel senso che i numeri prevalgono su tutto ed estromettono i giudizi qualitativi dalla selezione dei titoli, sistematiche nel senso che, una volta decise le regole di selezione dei titoli, il computer decide per l'uomo senza che questo possa metterci becco, se non in casi eccezionali, così eliminando il principale fattore d'errore: l'uomo.
Il fondo Digital Stars Europe non rinuncia alla diversificazione di portafoglio per brillare nelle classifiche: mantiene costantemente in portafoglio ben 84 diversi titoli europei.
Come ho già dimostrato in passato, l'esistenza di 'relazioni statistiche deboli' tra variabili fondamentali delle società quotate e relative sovraperformance sul benchmark rende l'ampia diversificazione di portafoglio una condizione necessaria per il successo delle strategie quantitative. Il sig. Chahine ci era arrivato prima di me ed ha applicato diligentemente la lezione.
Credo che interrogarsi sulle ragioni del successo degli outsider sia sempre oltremodo istruttivo. Non ci garantisce il successo, ma ci indica la strada per perseguirlo.
A meno che tutto non voglia ridursi al mero 'fattore C'. Ma, attenzione, bisogna poi essere coerenti con le conclusioni: se la spiegazione di una extra performance risiedesse solo nel 'fattore C', ciò significherebbe - come conclude il premio Nobel per l'economia William Sharpe - che non vale la pena cercare i gestori migliori (in quanto non è possibile identificarli ex ante) e che bisogna sottoscrivere solo Etf.
Se, invece, il 'fattore C' non c'entra nulla, una spiegazione ci dovrà pur essere e, di certo, non risiede nella superiore capacità d'intuizione del sig. Chahine, perché egli non è un gestore discrezionale.
E, se non è quella che vi ho esposto, trovatene voi una migliore ...
Post scriptum - I fondi Digital saranno presto disponibili anche in Italia, state in campana ...
Paolo Sassetti
Analista finanziario indipendente, socio Aiaf
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