11 Settembre per i petroliferi (French & Fama, variazioni sul tema - aggiornamento del 11 settembre 2006)
French e Fama, universalmente conosciuti almeno di nome da un vasto pubblico di investitori, ma magari meno conosciuti nell'applicabilità concreta delle loro teorie. Una lacuna che Paolo Sassetti colma oggi, con una iniziativa che va oltre la semplice teoria. Da non perdere.
di La redazione di Soldionline 18 set 2006 ore 10:29
Nelle ultime 8 settimane i nostri portafogli hanno sottoperformato l'indice a causa essenzialmente dell'elevata esposizione verso il comparto dei titoli petroliferi che si è indebolito per la discesa repentina del prezzo del petrolio (chart sotto).

Nel commento di questo mese, tuttavia, voglio invertire l'ordine consueto dei commenti, in modo che sia più chiaro l'obiettivo di questa simulazione e parto dall'analisi sui rendimenti del comparto dei fondi azionari America..
Il rendimento medio Year to Date (al 11 Settembre 2006) dei 461 fondi azionari America armonizzati (che, per necessaria chiarezza, sono al netto dei costi e, per quanto riguarda i fondi di diritto italiano, anche del prelievo fiscale), è stato -4,3% contro un indice S&P 500 che ha registrato + 4,11%:

Importanti differenze continuano a persistere tra i fondi che perseguono strategie value e strategie growth (solo 2 in questa categoria hanno un risultato positivo) ma quello che importa è che la gran parte dei fondi, anche quelli denominati in dollari che non risentono dell'effetto di cambio, non riesce a star dietro all'indice S&P 500. Non voglio prendere come esempio i fondi peggiori di categoria, per i quali si registra anche un -20% dall'inizio dell'anno, bensì i valori medi della categoria azionari America riportati nella tabella, che sono distaccati di oltre 8 punti percentuali dall'indice S&P 500, confermando che il mercato azionario USA è veramente la bestia nera delle società di gestione.
Nonostante le difficoltà delle ultime settimane, causate principalmente dal sell off sui titoli petroliferi (solo Valero Energy ha perso quasi il 20%, Marathon Oil il 13%, ecc.), i portafogli large cap non avrebbero sfigurato nel 2006 rispetto alla maggioranza dei fondi comuni, in virtù della disciplina d'investimento imposta dai modelli. Questo è essenzialmente l'obiettivo didattico di questa simulazione: dimostrare come la gestione sistematica consenta di posizionarsi bene all'interno dei gestori professionali.

Le posizioni sui titoli petroliferi non sono state smontate. I modelli operano con criteri esclusivamente fondamentali, utilizzando stime di consensus prospettiche e le stime continuano a confermare che, anche col petrolio poco sopra i 60 dollari, i titoli petroliferi restano a buon mercato.
Si ricorda che il confronto YTD con i fondi del comparto America non è del tutto omogeneo coi nostri modelli non solo per i costi e le imposte ma anche perché il rendimento YTD dei fondi è calcolato con base 30.12.05 mentre il nostro con base 1.1.06, il che fa una differenza di 1,64% a favore dei fondi ed a svantaggio dei nostri modelli (l'apprezzamento dell'indice S&P 500 nella giornata dell'1 gennaio 2006). In altri termini ai nostri modelli andrebbe aggiunto mediamente 1,64% per renderli comparabili coi fondi 'veri' al lordo dei costi. Inoltre, per quanto riguarda i fondi di diritto italiano che rientrano nella classifica di Morningstar, il fatto che molti siano ancora in territorio negativo li favorisce anche sotto il profilo dell'accredito del credito d'imposta, di cui i nostri modelli non fruiscono.
Paolo Sassetti
Socio Aiaf,
In allegato su file Excel, i 5 portafogli aggiornati
Paolo Sassetti
Analista finanziario indipendente, socio Aiaf
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Nel commento di questo mese, tuttavia, voglio invertire l'ordine consueto dei commenti, in modo che sia più chiaro l'obiettivo di questa simulazione e parto dall'analisi sui rendimenti del comparto dei fondi azionari America..
Il rendimento medio Year to Date (al 11 Settembre 2006) dei 461 fondi azionari America armonizzati (che, per necessaria chiarezza, sono al netto dei costi e, per quanto riguarda i fondi di diritto italiano, anche del prelievo fiscale), è stato -4,3% contro un indice S&P 500 che ha registrato + 4,11%:

Importanti differenze continuano a persistere tra i fondi che perseguono strategie value e strategie growth (solo 2 in questa categoria hanno un risultato positivo) ma quello che importa è che la gran parte dei fondi, anche quelli denominati in dollari che non risentono dell'effetto di cambio, non riesce a star dietro all'indice S&P 500. Non voglio prendere come esempio i fondi peggiori di categoria, per i quali si registra anche un -20% dall'inizio dell'anno, bensì i valori medi della categoria azionari America riportati nella tabella, che sono distaccati di oltre 8 punti percentuali dall'indice S&P 500, confermando che il mercato azionario USA è veramente la bestia nera delle società di gestione.
Nonostante le difficoltà delle ultime settimane, causate principalmente dal sell off sui titoli petroliferi (solo Valero Energy ha perso quasi il 20%, Marathon Oil il 13%, ecc.), i portafogli large cap non avrebbero sfigurato nel 2006 rispetto alla maggioranza dei fondi comuni, in virtù della disciplina d'investimento imposta dai modelli. Questo è essenzialmente l'obiettivo didattico di questa simulazione: dimostrare come la gestione sistematica consenta di posizionarsi bene all'interno dei gestori professionali.

Le posizioni sui titoli petroliferi non sono state smontate. I modelli operano con criteri esclusivamente fondamentali, utilizzando stime di consensus prospettiche e le stime continuano a confermare che, anche col petrolio poco sopra i 60 dollari, i titoli petroliferi restano a buon mercato.
Si ricorda che il confronto YTD con i fondi del comparto America non è del tutto omogeneo coi nostri modelli non solo per i costi e le imposte ma anche perché il rendimento YTD dei fondi è calcolato con base 30.12.05 mentre il nostro con base 1.1.06, il che fa una differenza di 1,64% a favore dei fondi ed a svantaggio dei nostri modelli (l'apprezzamento dell'indice S&P 500 nella giornata dell'1 gennaio 2006). In altri termini ai nostri modelli andrebbe aggiunto mediamente 1,64% per renderli comparabili coi fondi 'veri' al lordo dei costi. Inoltre, per quanto riguarda i fondi di diritto italiano che rientrano nella classifica di Morningstar, il fatto che molti siano ancora in territorio negativo li favorisce anche sotto il profilo dell'accredito del credito d'imposta, di cui i nostri modelli non fruiscono.
Paolo Sassetti
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