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Inps e Inpdap verso la fusione?

Dopo lo scalone, i coefficienti di trasformazione e la fuga in pensione di chi ha maturato i requisiti per richiedere l’assegno di anzianità, l’agosto “bollente” della previdenza italiana registra l’ennesimo colpo di scena: si va profilando una fusione dei principali enti previdenziali, forse già con la prossima Finanziaria. Un modo per garantire maggiore efficienza e risparmi, con cui risolvere anche problemi come quelli del precariato scolastico? I sindacati nicchiano.

di La redazione di Soldionline 5 dic 2006 ore 09:53
I dubbi sulle possibili riforme o 'aggiustamenti' da qui al 2008 scatenano la corsa alla pensione nel settore pubblico e privato, mettendo a rischio la tenuta dei conti di Inps e Indpdap? Il ministro del lavoro Cesare Damiano non si perde d'animo e subito ricorda che il governo ha in agenda la possibile fusione dei due gestori previdenziali (ed eventualmente anche l'Inail), un'ipotesi che sembra incontrare il plauso del collega responsabile della Funzione pubblica, riforme e innovazione, Luigi Nicolais, che ancor prima di incontrare (oggi stesso) Damiano a chi gli ha chiesto un parere ha commentato: 'La vedo con molto favore anche se credo che vada opportunamente studiata'. Secondo Nicolais, infatti, l'eventuale creazione di un gestore unico rientra in 'un discorso che stiamo portando avanti da un po' di tempo e che non riguarda solo gli enti previdenziali', tanto che il ministro avrebbe chiesto al Formez 'di uscire da tutte le società partecipate, cosa che ha fatto risparmiare 3 milioni l'anno allo Stato. Può essere una opportunità ma va discussa con il sindacato', ha concluso il ministro.

I tempi per l'eventuale nascita di un gestore unico previdenziale sembrano brevi, con la possibilità che se non vi saranno ostacoli rilevanti il provvedimento venga inserito nel collegato alla Legge Finanziaria che verrà discussa quest'autunno. L'obiettivo di una simile manovra sarebbe duplice: da un lato si punta a razionalizzare e dare maggiore efficienza al sistema previdenziale, dall'altro ad ottenere dei 'significativi risparmi di gestione' come ha ribadito Damiano. Ancora una volta, come per altre proposte che in queste settimane hanno visto esponenti della maggioranza proporre possibili soluzioni in materia di mercato del lavoro, conti pubblici e previdenza (si ricorderà la proposta avanzata qualche tempo fa dall'economista Nicola Rossi, parlamentare Ds ed ex consigliere economico di Massimo D'Alema a palazzo Chigi, di prepensionare 100 mila dipendenti pubblici e coi relativi risparmi assumere giovani) la reazione più tiepida, per non dire negativa, arriva dai sindacati.

Cui non sembra proprio andar giù il 'vizio' di anticipare all'opinione pubblica ipotesi e manovre la cui definizione viene peraltro ogni volta 'formalmente' rinviata al tavolo di concertazione sulle pensioni, chiamato ormai a esprimersi su temi che vanno dall'eventuale modifica dello 'scalone' a quella dei coefficienti di trasformazione, dalla riforma delle pensioni integrative sino ora alla definizione di un unico gestore previdenziale pubblico. Ma che potrebbe, temono i sindacati, trovarsi di fatto a dover ratificare scelte già condivise in seno al governo. Accanto ai dubbi sull'efficacia della manovra rispetto alle finalità dichiarate, alcune sigle come la Confederazione Unitaria di Base hanno già fatto sapere di temere uno 'smantellamento della previdenza pubblica' che garantisca unicamente le poltrone di Cgil, Cisl e Uil. Posizioni di minoranza da parte di nostalgici del sistema retributivo? Gruppi minoritari in cerca di visibilità su un tema delicato come il passaggio dei versamenti contributivi dal Tfr ai fondi pensione? Possibile, e tuttavia si tratta di segnali indicativi di come la materia previdenziale sia ancora in grado di dividere non solo Centrodestra da Centrosinistra, ma anche le varie anime di quest'ultima.

Sullo sfondo resta la sensazione che il problema della revisione del sistema previdenziale sia intimamente legato a quello dell'ulteriore ristrutturazione del pubblico impiego: con poche risorse a disposizione inutile illudersi in nuove campagne d'assunzione, nonostante i problemi che il blocco del turn-over sta producendo in termini di rapido incremento dell'età media dei dipendenti pubblici, come abbiamo fatto notare su queste stesse pagine le scorse settimane. In questo senso la fusione tra i gestori previdenziali sarebbe in grado di garantire entrambi i benefici, snellendo le pratiche necessarie alla ricostruzione della vita contributiva dei futuri pensionati, e dunque garantendo in teoria una maggiore efficienza, ma anche, grazie a nuovi esodi incentivati con sostituzioni solo in minima parte del personale in uscita, risparmi che alcuni hanno già calcolato come superiori ai tre miliardi per il 2007. Risparmi che non dovrebbero essere spesi per il rinnovo del contratto col pubblico impiego, visto che Nicolais ha già precisato che per questo sono stati già reperiti fondi per 4 miliardi di euro e che pertanto potrebbero servire, semmai, ad iniziare a risolvere il problema del precariato storico, che affligge da anni in particolare il ministero dell'Istruzione. Che sia questa la quadratura del cerchio?

Analista finanziario, Amministratore di 6 In Rete Consulting
Chi è Luca Spoldi

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