Chi è Francesco Caranti
Uno dei modi migliori per conoscere una persona è intervistarlo... così abbiamo fatto con Francesco Caranti, poche domande ma precise, per farlo conoscere meglio ai nostri lettori...
di La redazione di Soldionline 26 mag 2008 ore 12:46
Risposta: Le Opzioni rappresentano la più grande invenzione finanziaria del secolo. E sai perché? Perché misurano costantemente l’energia del Mercato...Le Opzioni sono Forze Vive e rappresentano la Spinta reale del Mercato. Le puoi comporre come ti pare e piace, le puoi rappresentare in un foglio Excel, le puoi trattare matematicamente, puoi creare qualsiasi Data Base per poi trarne i risultati. Vedi, io ti dico quello che ho capito in questi anni. Secondo me non è più il tempo del trading sui singoli Titoli perché la Borsa oggi deve essere vista come un grande Data Base. E i Market Maker l’hanno intuito già da un po’ e si sono attrezzati di conseguenza. Pensa solo alla loro ‘esposizione’ in una qualsiasi giornata di Borsa. Ti rendi conto che cosa rappresenta per loro l’obbligo di presentarsi anche quando il Mercato va loro palesemente ‘contro’? ... ma ti pare che siano tanto sprovveduti? Questa osservazione mi ha fatto pensare a lungo. E lo sai cosa fanno? Loro hanno un Software molto attento che li avverte costantemente suggerendo cosa debbono fare tutte le volte che, malauguratamente, sono costretti a comprare o vendere Opzioni contro il Mercato. La loro ingegneria finanziaria è schiacciante e meravigliosa. Se sono costretti a comperate 100 put anche quando il Mercato sale, il Software dice loro qual è il miglior arbitraggio da fare in quel momento: magari quello di comprare 46 Futures ... e, ironia della sorte, a fine giornata sono sempre in guadagno.
D.: Ci vuoi descrivere, in modo lineare e semplice (ammesso sia possibile!) il tuo approccio?
R.: Certo! In un’Azienda esiste un flusso attivo (la Domanda) e un flusso passivo (la Produzione). Queste due forze debbono stare sempre in equilibrio sennò l’Azienda chiude. Hai presente un lavandino? Bene ... affinché non tracimi, è indispensabile che l’acqua che entra dal rubinetto sia a livello con quella che fuoriesce dallo scarico. Se vuoi l’esempio è banale ma sufficiente a spiegare che la Borsa si comporta nello stesso modo.
Quello che bisogna ottenere, secondo me, è che il livello dell’acqua sia sempre costante: non troppa per debordare né troppo poca per svuotarlo. In Borsa bisogna fare la stessa cosa: pesare costantemente le forze in gioco. Da una parte ci sono i Dati Economici (quelli che ‘spingono’) e dall’altra la Psicologia della Massa (quella che ‘tira’).
Se tu riesci a far bilanciare ciò che tira e ciò che spinge, il livello dell’acqua del lavandino resta sempre a regime. Il problema si sposta sulla conoscenza di queste forze e sull’applicazione delle formule che le rappresentano.
La più difficile tra le due è certamente quella che esprime la Psicologia ma, dopo diversi tentativi andati a vuoto, da qualche anno credo di averla finalmente trovata.
D.: Le tue strategie sono principalmente direzionali o sono strategie di “spread trading”, quindi indipendenti dalla direzione ?
R.: Io parto sempre dai segnali del mio Tally-SP: un Software molto rigido e molto ‘lento’. Con le Opzioni non si debbono fare troppi movimenti.
Il mio programma cerca la direzione ed è molto testardo perché con le Opzioni bisogna essere testardi.
Si muove con una frequenza media di 30 – 50 giorni gregoriani, il giusto tempo per far perdere valore alle opzioni corte (vendute allo scoperto) e far crescere quelle lunghe (acquistate).
Il ‘tocco’ che ho voluto dare al programma è stato quello – oltre alla testardaggine - di ‘sbagliarsi’ alla svelta ma di rimanere ‘in sella’ il più possibile. Volendolo esprimere con uno slang, questo mi sembra il più appropriato: “Short Bad, Long Good” che poi equivale al famoso adagio “Taglia le perdite e fai correre i profitti”.
E dato che le mie operazioni sono piuttosto lunghe, all’inizio resto fermo sulle mie posizioni, poi, quando sono vicino alle scadenza tecniche, mi muovo con un altro Software, il Panel, che mi serve ad ottimizzare gli utili. In media faccio pochissime operazioni: 3 all’inizio del Run e altre 5 o 6 alla fine ... fai conto di una media di 8 operazioni al mese. Quindi, Maurizio, sono Operazioni Direzionali ma, per così dire, ritoccate nel finale con uno ‘spread trading’ calcolato col Panel.
D.: Vediamo se il tuo approccio passa il mio test “paura/avidità”; che deviazione standard media rispetto al mercato ha una tua strategia tipica? O, se preferisci, di quanto massimo “drawdown” dobbiamo soffrire nei nostri sudati risparmi per poi vederli decollare verso i tuoi rendimenti ?
(Non so voi … ma per me è importante sapere quanto dolore, al massimo dovrò sopportare … e questo è un buon indice).
R.: Hai ragione: il drawdown è l’indice di massima sofferenza di tutti gli Operatori (in Derivati, specialmente). Per quanto mi riguarda ho costruito un meccanismo informatico (Q-Box) che, comunque andrà il Mercato, stabilisce in partenza i limiti massimi di perdita.
La massima perdita di una Q-Box è data dal premio pagato per l’Opzione comprata oltre la differenza tra quella venduta allo scoperto e quella comprata come assicurazione.
Hai capito senz’altro che per quanto le Opzioni siano effettivamente delle mine vaganti, io so sempre qual è il Rischio massimo che sto correndo ogni volta che parte un nuovo Run. Mediamente ti posso dire che, applicando una leva finanziaria unitaria, la massima perdita statistica di ogni ‘partita’ si aggira attorno ai 1500 euro.
E questo, secondo me, è il vero vantaggio della Q-Box: sapere a priori quale sarà la massima perdita da sopportare ... e così dormo tranquillo.
Ma difficilmente questa situazione limite si verifica perché il programma stesso si auto-corregge in tempo. Ho preparato un simulatore storico (Piattaforma Tally-SP) che mi ha dato i risultati del periodo 1998/2004 ... le perdite sono esigue e questo mi rende tranquillo per il futuro.
D.: Francesco, come ti sei avvicinato alla finanza, quali sono le tue vere radici?
R.: Io non provengo dalla Finanza. O forse un po’ sì ... ma mi spiego meglio. Negli anni ’70, quand’ero al liceo, al pomeriggio andavo in ufficio da mio zio che era Agente di Cambio. Il patto era che io gli controllavo i bolli dei ‘fissati’ e lui mi ripagava facendomi ogni settimana il pieno alla 500. Era un lavoro come un altro, tanto per arrotondare, ma il clima era interessante. Lo zio Guelfo, la Carla e l’Anna mi spiegavano un po’ gli arbitraggi ma allora la cosa non mi interessava più di tanto. In quegli anni si lavorava senza l’informatica e tutte le quadrature si facevano con un Tabellone, una specie di griglia in Dare e Avere. Io dovevo far quadrare e basta. Ma nel ‘71, l’anno della Maturità, Guelfo – lungimirante – si decise all’acquisto di un glorioso Olivetti P603, un sistema a schede magnetiche in linguaggio base. E siccome l’Olivetti chiedeva 7000 lire/ora di consulenza, lo Zio mi propose di occuparmi di quella macchina offrendomi la metà di quanto gli avevano chiesto. Pensai che 3500 lire/ora sarebbero state un vero toccasana per me e accettai l’incarico. Mi misi a studiare il Software ed ebbi la fortuna che la mia docente di matematica fosse appassionata a queste cose. Col suo aiuto in un mese finii i programmi. L’Olivetti era perfettamente funzionante nello Studio Gherardi di Bologna, il primo computer tra gli Agenti di Cambio italiani! Fu un successo! Altri Agenti di Cambio iniziarono ad utilizzare lo stesso programma.
... ma nel tempo seguii la mia strada informatica e solo saltuariamente andavo allo Studio Gherardi per aggiornare i programmi ... finchè fu la volta del primo Apple. Eravamo nel ’79 e la Borsa di Bologna si era trasferita in Piazza Costituzione. Lo zio mi affidò l’acquisto e la programmazione dell’Apple per i suoi lavori di Arbitraggio. Comprammo il Computer a Genova ma qualche mese dopo lo Zio se ne andò per sempre nel disastro di Ustica e lo Studio Gherardi chiuse per sempre. Avevo imparato tante cose ma le avrei utilizzate solo quindici anni più tardi.
Entrai al Centro Elaborazioni Dati della Fiat SOS (Servizio Organizzazione Sistemi) di Modena e più tardi in quello di None, vicino a Torino – il quartier generale informatico della Fiat – per seguire l’ingegneria della Produzione ... niente più a che vedere con la Borsa!
La Fiat è stata una grande scuola per me, specialmente in termini di programmazione procedurale sul grande Sperry Univac 1110.
Sono tornato a Bologna nel 79 in un grosso gruppo industriale oleodinamico, sempre al Centro Elaborazione Dati ... ma la Borsa restava un vecchio sogno ancora da realizzare e completare.
D.: Quindi il tuo background, pur non strettamente finanziario, ti ha portato a un approccio quantitativo sistematico?
R.: Sì, è proprio così. In effetti col tempo ti accorgi che – in definitiva – il Software per l’ottimizzazione di un Ciclo Produttivo Industriale ha molto a che vedere con i flussi di Borsa ... dove per Borsa si intende l’Analisi numerica piuttosto che quella dei singoli Titoli. La vera occasione per me è stata l’introduzione dei Derivati che, complessivamente, rispondono perfettamente ai modelli statistici. Per quello che ho capito io, le Serie di Borsa sono Eventi associabili al ‘casuale’ un po’ come succede ai flussi della Domanda Industriale.
D.: Tu, investi nelle tue strategie ?
R.: Certo che sì! Io continuo la mia professione abituale proprio perché il mio Software è stato sviluppato per chi, come me, pur amando la Borsa, non ha molto tempo da dedicarle. E continuo a non capire chi si affanna e si stressa inutilmente a faro la scalper e a mettere in gioco l’adrenalina ogni giorno, per 8 lunghe ore. C’è da sfinirsi! Perché farsi saltare i nervi inutilmente? Io vado piano: hai mai visto un montanaro salire di corsa un pendio? Sono solo gli sprovveduti che lo fanno. Io cammino e basta ... e mi prendo tutte le soste che mi servono. La Borsa durerà più della mia vita.
D.: Che programmi hai per il futuro ?
R.: Tutti e nessuno. Mi chiedono di passare ad altri Derivati o ad altri Sottostanti (tipo il solito Dax tedesco che, non si sa perché, è tanto amato). Ma per il momento non lo faccio. Anzi vorrei, se posso, dare un consiglio ai lettori: concentratevi su un unico Mercato e lasciate perdere tutto il resto. Già conoscerne bene uno soltanto è impresa durissima. Piuttosto, se potete, strutturatevi come meglio potete un piano informatico e andate avanti sempre per quella strada. Quindi per il momento continuo a seguire il mio lavoro principale ... poi vedrò di organizzarmi diversamente anche se, per come sono fatto io, voglio che la Borsa resti solo una parte della mia vita. Magari prenderò in considerazione qualche impegno universitario, te lo saprò dire il prossimo anno.
Seikota è sempre stato il mio beniamino. Aveva costruito un sistema esclusivamente meccanico e credeva solo ed esclusivamente a quello, tanto che, una volta messa in piedi la strategia se ne andava sul lago a pescare lasciando che il Mercato facesse quello che doveva fare ... aveva capito che la qualità della vita è il primo risultato da conseguire ... tutto il resto è accessorio.
L’autore sarà lieto di rispondere ai lettori all’indirizzo: francesco.caranti@tiscali.it