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Volatilità protagonista nel secondo trimestre

Nel secondo trimestre del 2015 il mercato finanziario ha registrato molta più volatilità rispetto ai primi tre mesi dell'anno

di Redazione Soldionline 21 lug 2015 ore 11:40

A cura di Juan Nevado, gestore dei fondi M&G Prudent Allocation ed M&G Dynamic Allocation

Rispetto all'inizio del secondo trimestre, lo sviluppo chiave nei mercati è stato rappresentato da un ritorno della volatilità. A nostro avviso, mentre i vari flussi di notizie vanno e vengono, e l'ambiente di mercato si fa piuttosto "rumoroso" e volatile, è essenziale concentrarsi sui rischi rappresentati dai tassi di interesse e monitorare il contesto dei fondamentali in cui portiamo avanti le nostre attività.

IL RITORNO DELLA VOLATILITA’

Nel secondo trimestre del 2015 il mercato finanziario ha registrato molta più volatilità rispetto ai primi tre mesi dell'anno (si veda il grafico 1).
Le problematiche principali che hanno catturato l'attenzione degli investitori nei primi tre mesi dell'anno non sono scomparse: si tratta delle ipotesi circa le tempistiche di rialzo dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve (Fed) e i timori relativi alla crescita, in particolare nell'Eurozona.

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Tuttavia, durante il secondo trimestre, a questi temi si è aggiunto l'intensificarsi delle incertezze relative al futuro della Grecia, inclusi rinnovati timori di una possibile uscita del Paese dall'Eurozona. Dalla fine del secondo trimestre, abbiamo inoltre assistito a forti ribassi dei mercati azionari cinesi. Le cause di questi declini non sono particolarmente facili da individuare in quanto l'azionario cinese aveva in precedenza messo a segno ottimi risultati, nonostante l'evidente rallentamento del Paese da ormai qualche tempo e la mancata accelerazione della sua economia di recente.

lente_17I corsi azionari hanno perso decisamente terreno rispetto al primo trimestre. Anche i prezzi delle obbligazioni sono decisamente scivolati, in misura ancor maggiore a quelli delle azioni. Dunque è stato il mercato del reddito fisso a subire le maggiori perdite. Ciò è in linea con quanto abbiamo sostenuto da un punto di vista delle valutazioni a partire da fine 2014. Da diverso tempo ormai i nostri portafogli sono sottopesati dei titoli di Stato principali e sovrappeso sulla componente azionaria.

I FONDAMENTALI RESTANO INCORAGGIANTI
Dunque, all'inizio del terzo trimestre, come interpretiamo questa volatilità? In primo luogo, riteniamo sia sempre essenziale distinguere tra volatilità e rischio.

Il vero rischio è rappresentato dal potenziale di perdita permanente del capitale, mentre la volatilità consiste semplicemente nell'opinione del mercato, variabile, rispetto a come stabilire il prezzo dei diversi asset, ed è spesso determinata dal sentiment, rappresentando pertanto una fase passeggera. Di conseguenza, crediamo sia necessario non reagire in maniera eccessiva alla volatilità di breve termine e, al contrario, usare tali fasi per capire se le nostre convinzioni di lungo termine, basate sui fondamentali, sono cambiate. Se non lo sono, la volatilità può offrire allettanti opportunità di investimento.

Nel complesso, in termini fattuali, nulla è realmente cambiato. I fondamentali economici europei, al di fuori della Grecia, sono probabilmente tanto solidi quanto lo sono stati negli ultimi anni (si veda il grafico 2, che mostra gli Indici dei Responsabili agli Acquisti, indicante una condizione di espansione, ossia una lettura superiore a 50, in quasi ogni area).

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In Germania, la redditività societaria sta guadagnando continuamente impeto e, anche nelle regioni periferiche, i dati macroeconomici relativi a Italia e Spagna stanno recuperando terreno. Cominciamo anche a vedere un miglioramento degli utili attesi, elemento che, se confermato, rappresenterebbe un grande punto a favore per i mercati azionari. Su base rettificata ciclicamente, crediamo che gli utili attuali siano decisamente al di sotto delle tendenze e pertanto qualsiasi tipo di recupero potrebbe determinare una buona performance dei mercati azionari.

Le economie di Stati Uniti e Regno Unito continuano a registrare buoni progressi. I timori relativi all'inflazione sono molto limitati. Al contempo, quelli legati alla deflazione si sono smorzati. Stiamo inoltre assistendo ad una moderata crescita salariale. Sul fronte asiatico la Cina sta preoccupando e le reazioni dei prezzi sono state intense, richiedendo un attento monitoraggio da parte nostra.

In conclusione, il contesto macroeconomico globale ci appare piuttosto favorevole ma c'è stato un aumento della volatilità, che a nostro avviso rappresenta un ambiente fertile per opportunità di investimento.

La recente variazione delle obbligazioni è stata molto più significativa di quella azionaria. Pertanto, anche se la volatilità dei mercati azionari potrebbe di tanto in tanto spaventare, percepiamo tali eventi più che altro come opportunità di acquisti ulteriori a buon valore. D'altra parte, sul fronte del reddito fisso, non siamo ancora pronti a voler incrementare la nostra esposizione obbligazionaria.

OPPORTUNITA’ E SFIDE
Gli investitori oggi devono far fronte a un clima incerto. Abbiamo appena assistito ad una fase dei mercati finanziari fuori dall'ordinario. Gli investitori sono rimasti segnati dallo shock del 2008 e ciò ha decisamente alterato la loro percezione del rischio. Assieme a un intervento senza precedenti delle banche centrali negli ultimi anni (e al disordine potenzialmente enorme che la conclusione a questo intervento potrebbe provocare), ciò contribuisce a distorcere in modo notevole i prezzi degli asset.

La sfida per gli investitori consiste ancora nel cercare di capire quali azioni intraprenderà la Fed. Non possiamo sapere con certezza quando la banca centrale aumenterà i tassi di interesse, ma sappiamo che prima o poi succederà, in un futuro non così distante. Ciò rappresenterà un banco di prova per le quotazioni obbligazionarie in particolare, in quanto toccherà non solo gli asset statunitensi, ma anche gli asset globali. Come gestori incentrati sull'allocazione degli asset, attraversare questa fase sarà per noi di importanza critica. Le banche statunitensi e il biglietto verde potrebbero a nostro avviso offrire una protezione interessante dall'aumento dei tassi di interesse della Fed.

Crediamo che molte aree dei mercati dei titoli di Stato mainstream restino poco allettanti, offrendo livelli di rendimento estremamente bassi e facendo dei precedenti "titoli rifugio" elementi ora piuttosto rischiosi. Inoltre, nonostante i solidi risultati generati dal segmento azionario negli ultimi due anni, in molte aree i premi di rischio offrono ancora remunerazioni eccessive, in quanto gli investitori faticano a soppesare l'evidenza di fondamentali in lento recupero con la loro recente difficile esperienza.

Di conseguenza ci troviamo in un contesto che ci appare instabile, concentrandoci principalmente sulle misure che verranno prese dalla classe politica, particolarmente in termini di tassi a pronti storicamente bassi che hanno avuto un impatto sui prezzi degli asset in tutto l'universo di investimento globale.

Pertanto gli investitori dovrebbero aspettarsi una forte volatilità sul breve periodo, ma essere anche preparati a cogliere le opportunità che potrebbero presentarsi. È per questo che fondi multi-asset attentamente e propriamente diversificati, dotati della flessibilità di reagire rapidamente a contesti mutevoli, potrebbero rappresentare il modo migliore di attraversare la turbolenza a venire.

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