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Visione positiva sull’Eurozona (ad eccezione del Regno Unito)

Il referendum sulla Brexit rappresenta certamente una fonte di incertezza che va ad aggiungersi a valutazioni di mercato non del tutto convincenti

di Redazione Soldionline 14 giu 2016 ore 11:46

Commento a cura del Team Multi-Asset di BMO Global Asset Management

Il leitmotiv di gran parte del 2016 sui mercati azionari è stato la sovraperformance dei Mercati Emergenti, Regno Unito e Stati Uniti rispetto alla sottoperformance registrata da Europa e Giappone. Se da un lato è innegabile il ruolo giocato dalle valutazioni, dall’altro è più probabile che i movimenti dei tassi di interesse siano stati la forza catalizzatrice principale della miglior performance relativa.

europa-ukI mercati sviluppati tendono a essere inversamente correlati all’andamento dei rispettivi listini, mentre, al contrario, sui Mercati Emergenti assistiamo ad un correlazione positiva.
Il sell-off sul biglietto verde cominciato a febbraio, ha stimolato il rally del rischio insieme all’allocazione geografica e settoriale verso l’azionario. La Fed ha assunto un atteggiamento molto più da “colomba” rispetto alle attese, rallentando l’attuazione di una politica monetaria divergente.
A maggio abbiamo assistito al rimbalzo della divisa americana e a una performance debole da parte dei Mercati Emergenti per via di un indebolimento valutario e di storie singolari che ne hanno segnato la performance.

Abbiamo assunto una posizione di maggior prudenza sull’azionario e percepiamo che i rischi siano principalmente volti al ribasso. Le nostre maggiori preoccupazioni riguardano la diminuzione degli utili societari a livello globale, la contrazione dei margini e le valutazioni che in molte regioni posso apparire forzate.
Analizzando lo scenario dal punto di vista geografico, siamo favorevoli nei confronti dell’area Euro, dove siamo convinti che il PIL riacquisterà vigore grazie alle politiche monetarie espansive, il periodo di austerità fiscale è ormai quasi alle spalle e il ciclo economico è a uno stadio meno avanzato, per cui i margini dovrebbero continuare a espandersi in presenza di valutazioni relative interessanti.

I margini di profitto negli Stati Uniti sembravano avere raggiunto un picco e questo riflette parzialmente la forza del dollaro ma rappresenta anche un elemento tipico di questo stadio del ciclo economico, nel quale i salari tendono a crescere e le società devono investire per aumentare la capacità. Inoltre, gli utili societari stanno diminuendo e la crescita dei ricavi sembra debole.

A supporto della nostra visione positiva sui titoli dell’Eurozona, ad eccezione del Regno Unito, siamo convinti che abbiano contribuito le ulteriori misure espansive approntate dalla Banca Centrale Europea, che è andata bene oltre le aspettative. Inoltre, sebbene la potenziale uscita della Grecia dall’Eurozona rappresenti ancora un rischio nel medio termine, crediamo che, forti dei bilanci solidi e corposi delle società europee, i titoli azionari dell’Eurozona abbiano il potenziale di sovraperformare altri mercati regionali.

brexit_1Per quanto riguarda il Regno Unito, il referendum sulla Brexit rappresenta certamente una fonte di incertezza che va ad aggiungersi a valutazioni di mercato non del tutto convincenti. Da un punto di vista macroeconomico, sebbene la crescita degli utili sia la più bassa dei principali mercati azionari, a livello generale la capacità produttiva dell’economia britannica denota una situazione in miglioramento.

Sovrappesiamo nella nostra asset allocation i titoli azionari nipponici sebbene siano passibili di una certa debolezza qualora lo yen dovesse continuare a rafforzarsi. Già a gennaio la Banca Centrale del Giappone ha sorpreso i mercati, portando i tassi di deposito in territorio negativo, ma ora la popolarità del programma “Abenomics” sta diminuendo e la crescita degli utili societari non sta più sorprendendo in positivo gli investitori.

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