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Valutare, gestire e beneficiare della volatilità

I timori degli investitori fanno presto ad emergere, ma spesso scompaiono con l'adattarsi dei mercati e delle loro aspettative

di Redazione Soldionline 1 ott 2015 ore 11:23

A cura degli esperti di Natixis Global Asset Management

Nel momento più intenso del sell-off di quest'estate sui mercati globali, misurato dal VIX (il CBOE Volatility Index), la volatilità è aumentata del 115%. I timori degli investitori fanno presto ad emergere, ma spesso scompaiono con l'adattarsi dei mercati e delle loro aspettative. Per valutare meglio la causa della recente volatilità e quali sono le prospettive di volatilità per i prossimi mesi, abbiamo chiesto a Frederic Babu, esperto di volatilità dei mercati azionari, di esprimersi in merito. Inoltre, Alex Healy, gestore della volatilità come asset class, ci indica come valutare la volatilità a livello globale e come gestirla nei portafogli. Infine, John Hailer, presidente e amministratore delegato di Natixis Global Asset Management, U.S. e Asia, fornisce alcuni suggerimenti su come rafforzare i portafogli per meglio affrontare i mercati di oggi. “L’andamento dei mercati delle ultime settimane, i ribassi collegati allo scandalo nel settore automobilistico, i timori legati a Cina, Fed e altri fronti caldi, confermano il fatto che siamo in un contesto di rinnovata incertezza e instabilità che porterà a momenti di volatilità. L’investitore, anche in situazioni come queste, deve cercare di non farsi sopraffare dall’emotività, restando ancorato ai propri obiettivi di investimento e, grazie al proprio consulente finanziario, valutare se apportare aggiustamenti al proprio portafoglio” sottolinea Antonio Bottillo, Executive Managing Director per l’Italia di Natixis Global Asset Management.

Frederic Babu, Senior Portfolio Manager Seeyond
trading_7I mercati hanno cominciato ad oscillare all'inizio di luglio allorché le autorità cinesi sono intervenute direttamente, per la prima volta nella storia, sui mercati azionari domestici. I timori degli investitori sono aumentati quando la Cina ha annunciato, lo scorso 10 agosto, di procedere con la svalutazione della propria moneta, facendo intendere al mercato che la domanda fosse più debole del previsto e che la Cina avesse bisogno di forti stimoli. Questo ha alimentato la nascente teoria “ribassista” secondo cui il calo dei prezzi delle commodity e la flessione degli scambi commerciali sono legati alla debole dinamica della domanda più che alla saturazione del mercato e che, conseguentemente, la crescita ne avrebbe risentito. In brevissimo tempo, le posizioni di rischio hanno iniziato a mutare notevolmente, a causa dell'indebolimento delle commodity e del drammatico allargamento degli spread creditizi. Tali fattori, unitamente ai bassi livelli di liquidità registrati nelle settimane centrali dell'estate, hanno trovato molti investitori impreparati per il successivo sell-off. Una situazione quindi del tutto analoga alla crisi finanziaria asiatica del 1997. In senso più ampio, è facile fare un parallelo tra la situazione attuale e quella vissuta durante la crisi finanziaria asiatica del '97. In entrambi i periodi abbiamo assistito ad un rafforzamento del dollaro, all'indebolimento dei prezzi delle commodity e alla relativa sovraperformance delle azioni rispetto alle obbligazioni. Proprio come oggi, nel 1997 i mercati emergenti presentavano debiti crescenti accumulatisi in un analogo scenario globale di bassi tassi d'interesse.

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Perché questa volta le cose sono diverse
Sebbene il confronto con la crisi finanziaria asiatica del 1997 possa essere utile per orientare gli investitori in questi tempi difficili, vi sono alcune differenze sostanziali tra la situazione attuale e quella del 1997:
1. Gran parte delle valute dei mercati emergenti non è più ancorata al dollaro statunitense, il che ha reso le relative economie più competitive e non più costrette ad impiegare riserve per mantenere l’ancoraggio.
2. I bilanci dei paesi emergenti sembrano finanziariamente molto migliori rispetto a quelli del 1997. Nella fase post-traumatica del 1997, le economie emergenti si attivarono considerevolmente per costituire riserve di valuta estera per poter così tamponare eventuali future crisi.
3.
Siamo di fronte ad un periodo di espansione monetaria senza precedenti sia in Giappone che in Europa, e anche quando gli Stati Uniti inizieranno a normalizzare i tassi d’interesse, gli aumenti saranno molto più contenuti che in passato. La Fed è consapevole degli shock esterni che potrebbero verificarsi laddove il ritmo o la portata di tali aumenti dovessero essere eccessivi per il mercato.
4. Le dinamiche di crescita al di fuori dei mercati emergenti, sebbene modeste, continuano ad apparire favorevoli.

Le prospettive in termini di volatilità
Ogni qualvolta gli asset rischiosi subiscono uno shock di questa portata, siamo costretti ad interrogarci sui paradigmi precedentemente sostenuti e a ricercare informazioni che possano mutare tali convinzioni. Detto questo, il nostro team rimane piuttosto positivo sull'attuale contesto macroeconomico, e la nostra prospettiva sulla volatilità rimane per lo più invariata. A fronte del continuo alternarsi del “sentiment” dei mercati globali tra un contesto ancora alimentato da liquidità ed uno trainato dalla crescita, ci aspettiamo altri picchi di volatilità simili a quelli verificatisi a fine agosto. In ogni caso, visto lo scenario globale ancora molto accomodante in termini di politiche monetarie e considerato che i mercati emergenti sono dotati di maggiori ammortizzatori interni contro gli shock, rimaniamo fiduciosi sulle prospettive per il 2015. La strada sarà più turbolenta che in passato, ma vediamo la luce alla fine del tunnel.

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Alexander Healy, Portfolio Manager AlphaSimplex Group

Solo un anno fa mi sono espresso sulla volatilità della volatilità (ossia quanto velocemente la volatilità possa cambiare nel corso del tempo) e su come questa sia aumentata negli ultimi dieci anni. Infatti, le ultime settimane sui mercati globali hanno dimostrato quanto rapidamente possa mutare la volatilità. Nell'arco di pochi giorni, abbiamo visto il VIX balzare dalla fascia mid-teens - al di sotto della media a lungo termine - a valori superiori ai 30 punti. Valori del VIX al di sopra della soglia dei 30 punti sono generalmente associati ad una notevole volatilità, mentre valori inferiori a 20 corrispondono solitamente a periodi meno stressanti sui mercati. Il VIX riflette la volatilità implicita dei contratti di opzione sull'S&P 500® e viene comunemente preso a riferimento come indicatore del rischio di mercato. Tuttavia, è incentrato sul mercato statunitense e può talvolta non essere l'indicatore migliore del rischio globale in quest'epoca di mercati fortemente interconnessi. Per la maggior parte del 2015, il VIX è stato al di sotto della media storica di circa 20 punti. Questo è uno dei motivi per cui il recente aumento è stato così sconvolgente; gli investitori si erano abituati a livelli di volatilità di mercato inferiori alla media. Oltre allo shock causato dalle forti oscillazioni di mercato, gli investitori che avevano fatto riferimento al VIX la mattina del 24 agosto sono stati lasciati al buio: il VIX in quell'occasione ha cessato di essere calcolato in tempo reale, poiché non era più possibile tener testa alle irregolari oscillazioni di mercato. Forse gli investitori dovrebbero prendere in considerazione ulteriori e più vaste misure di rischio globale.

Misurare il polso globale della volatilità

Presso AlphaSimplex utilizziamo un indicatore proprietario del rischio, chiamato Downside Risk Index (DRI)1. A partire dalla fine del primo trimestre del 2015, il DRI per i mercati statunitensi è stato generalmente intorno o al di sopra del livello di rischio medio di 50, in forte contrasto con i valori inferiori alla media del VIX. Perché tale differenza? In due parole: incertezza globale. L'anno scorso abbiamo notato che il livello DRI di molti mercati globali era elevato, in forte contrasto con gli Stati Uniti. Tale incertezza e il rischio connesso sembrano aver contagiato anche gli Stati Uniti. Alla stregua del VIX, il nostro indicatore di rischio è recentemente salito. Alla data del 24 agosto, il DRI per gli Stati Uniti era di 98, il che significa che solo nel 2% dei casi il downside risk è stato storicamente maggiore dell'attuale livello.

Per quanto tempo il rischio rimarrà elevato?
È probabile che gli investitori si chiedano se il rischio rimarrà a livelli così elevati. Sebbene non tentiamo di prevedere mutamenti in termini di volatilità o eventi macroeconomici in generale, abbiamo condotto ricerche approfondite sui comportamenti del mercato. Un comportamento di mercato ben documentato è la cosiddetta "mean reversion" - ossia la tendenza dei prezzi degli asset a ritornare nel corso del tempo al loro valore medio di lungo periodo - e ci aspettiamo che gli indicatori di rischio, come il VIX o il nostro DRI, procedano con questo andamento nel corso del tempo. Pertanto, riteniamo che periodi prolungati di rischio al di sotto del livello di mercato non possano continuare per sempre, né pensiamo che questi forti picchi di avversione al rischio sul breve termine dureranno per sempre. Tuttavia, il vero punto interrogativo rimane quanto tempo ci vorrà prima di ritornare a livelli di rischio maggiormente coerenti con le medie di lungo periodo. A fronte dell'incertezza globale, potrebbe essere necessario più tempo di quanto possa essere tollerato da molti investitori.

Non risposte emotive ma pianificazione razionale
Dato il livello della volatilità della volatilità, cosa possono fare gli investitori per gestire il rischio nei propri portafogli? Le nostre ricerche in tema di comportamenti di mercato suggeriscono che molti investitori prendono decisioni sbagliate nei momenti di stress, poiché vengono condizionati dalle proprie emozioni più che da una pianificazione razionale. È consigliabile che gli investitori che operano sulla base delle proprie risposte emotive si astengano dal prendere decisioni importanti durante le turbolenze dei mercati. In ogni caso, non è mai una cattiva idea quella di approfittare di questi momenti per esaminare il proprio portafoglio e chiedersi se si disponga di sufficienti strategie per massimizzare la diversificazione. In effetti, nei periodi di difficoltà sui mercati, alcune strategie di investimento di tipo non tradizionale spesso ottengono performance diverse da quelle delle asset class tradizionali, creando potenziale per la necessaria diversificazione.

Implementare una gestione attiva del rischio

Più in generale, gli investitori devono essere attenti nella costruzione del proprio portafoglio per far fronte a situazioni di mercato in rapida evoluzione. Quale parte integrante di tale processo, devono prepararsi ad affrontare rapide variazioni di volatilità, considerando strategie di gestione attiva del rischio anzichè focalizzandosi solo sul rendimento. Inoltre, gli investitori dovrebbero continuare a ricercare strategie con buoni elementi di diversificazione, che possano contribuire a mitigare l’impatto delle correzioni dei mercati, permettendo loro di restare pienamente investiti nel perseguimento dei propri obiettivi di investimento a lungo termine.

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Il Downside Risk Index è un indice implementato da AlphaSimplex per riflettere la recente volatilità dei mercati
azionari. La “downside volatility” valuta la misura in cui la recente volatilità dei rendimenti giornalieri di un importante
indice rappresentativo dei rendimenti azionari di un dato paese o di una data area sia causata da mutamenti di
prezzo negativi (al contrario della volatilità derivante da mutamenti di prezzo positivi). Il DRI può variare da 0 a 100, e valori maggiori indicano che il recente livello di downside volatility è stato elevato rispetto ai livelli storici. Il DRI non
fornisce una previsione di rendimenti o volatilità future sui mercati azionari, quindi gli investitori non dovrebbero
basare su tale indice le proprie decisioni di investimento.

John Hailer, President, CEO The Americas & Asia Natixis Global Asset Management
La volatilità cui continuiamo ad assistere sui mercati globali continua a ricordarci che dobbiamo modificare radicalmente il nostro approccio nei confronti della costruzione del portafoglio. Gli investitori hanno bisogno di portafogli dai quali la componente emotiva sia stata rimossa, affinché possano restare investiti e a continuare sulla giusta strada per raggiungere i propri obiettivi di lungo termine. Non possiamo sapere dove i mercati andranno domani, ma sappiamo che saranno necessarie competenza, esperienza e indipendenza di pensiero per affrontare con successo la volatilità e l’incertezza globale. Grazie alle oltre 20 società di gestione indipendenti, ai nostri esperti di investimenti e alla nostra piattaforma di distribuzione nelle Americhe, in Europa e in Asia, mettiamo a disposizione degli investitori una vasta gamma di stili di investimento ed un'autonomia di pensiero che nessun altro offre.

La nostra filosofia d'investimento: il rischio al centro
Il nostro modello è naturalmente fondato sulla diversificazione, sull'autonomia di pensiero e su una filosofia d'investimento incentrata sul rischio, sulla volatilità e sulla creazione di valore sostenibile sul lungo termine: esattamente ciò di cui gli investitori hanno bisogno e a cui danno valore durante i momenti difficili dei cicli di mercato.
La nostra filosofia Durable Portfolio Construction® aiuta gli investitori a pensare diversamente la costruzione dei portafogli per renderli più adatti ai complessi mercati di oggi. Ciò significa mettere il rischio prima di tutto, ottenendo una reale diversificazione, utilizzando asset class e tecniche di gestione non tradizionali e adottando un approccio nuovo nei confronti degli investimenti azionari e obbligazionari tradizionali. Troppo spesso, nel nostro settore, si è preferito spingere gli investitori verso specifici settori o determinate asset class. Ma le cose stanno cambiando. Abbiamo costruito la nostra società sulla fiducia e sulla trasparenza per costruire relazioni durevoli, a prescindere dalla fase del ciclo di mercato. È questo il nostro impegno verso i nostri clienti.

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