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Un'osservazione sulle obbligazioni bancarie

I risparmiatori italiani hanno in portafoglio 200 miliardi di obbligazioni emesse dalle banche, una quantità che non ha eguali in Eurozona. Un rifugio sicuro sempre meno sicuro

di Redazione Soldionline 22 set 2015 ore 09:21

Commento giornaliero di www.recce-d.com

I TEMI DEL GIORNO

1.    Frastornati e in cerca di un appiglio.   Dopo quello che avevamo visto giovedì e poi venerdì, era lecito attendersi un lunedì molto emozionante, ma al contrario è prevalsa la calma: merito del petrolio, che ha recuperato i 45$, e anche dello yen, che contro dollaro è tornato sopra 120. Da qui è partita, nella mattinata, la ricorsa per il rialzo di Wall Street nel pomeriggio. La volatilità resta però elevata, come dimostra il calo del 5% del settore farmaceutici ieri negli USA, a causa di un annuncio elettorale di Clinton (grafico in basso). Ora l’attenzione si sposta sulla prossima riapertura del Nikkei, sui dati PMI per la Cina e l’Eurozona di domani, e poi giovedì sui dati per i beni durevoli negli USA [importante per: equity, valute ed obbligazioni (globale)]

2.   Banche italiane: tensione alla BCE.  Ha fatto saltare molti sulla sedia l’indiscrezione pubblicata ieri da Bloomberg: risulta che il membro italiano del Supervisory Board alla BCE, Fabio Panetta, abbia scritto una lettera al Presidente della Vigilanza lanciando accuse molto specifiche:  “The European Central Bank risks criticism for “unwarranted” and “arbitrary” decisions over higher capital requirements for euro-area lenders that could harm the fragile economy (…) Fresh bank-specific capital requirements set by the ECB for the region’s 120 biggest banks have been calculated according to criteria that overlap with last year’s Comprehensive Assessment and, as such, don’t justify the increases being proposed”. Il tema della capitalizzazione degli Istituti di credito in Italia, che molti credevano risolto attraverso il “regalo” del QE di Draghi, resta invece materia di scontro, e tiene noi di Recce’d lontani dai bancari italiani nei portafogli modello [importante per: equity, valute ed obbligazioni (Eurozona)].

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L’OPERATIVITA'
Portafoglio: rischio e rendimento. Stiamo lavorando, da ormai tre settimane, sulle strategie di investimento. Oggi ci occupiamo del risk premium delle obbligazioni come criterio per costruire il proprio portafoglio titoli. Che cosa è questo “premio”? Ci sono due modi alternativi, per definire il premio al rischio offerto dalle obbligazioni, come abbiamo scritto anche ieri:
1.    Titoli di Stato: è la differenza tra il rendimento del Titolo in questione e quella di un tasso di interesse monetario (esempio: a 3 mesi): OPPURE può essere inteso come il rendimento nominale meno il tasso di inflazione (rendimento reale)
2.   Obbligazioni corporate ed high yield: è il maggiore rendimento rispetto ai Titoli di Stato di uguale scadenza
Sotto vi ripresentiamo alcuni dati a fine luglio 2015, che avete visto già ieri e che oggi commentiamo:
·       In alto a sinistra, osservate i rendimenti reali a 10 anni, che erano allora più o meno i medesimi di oggi: sono inferiori all’inflazione sia negli USA, sia in Germania, sia nel Regno Unito. Come vedete non c’è alcun premio per chi investe,  ed anzi chi ha in portafoglio questi titoli vede diminuire il proprio potere di acquisto
·       In basso sempre a sinistra notate come, nell’anno finito il 31 luglio, siano aumentati i differenziali pagati da obbligazioni corporates (IG) ed obbligazioni emesse dallo Stato: e tra agosto e settembre si è registrato il differenziale è ancora aumentato (che poi vuole dire un calo del prezzo);  ancora maggiore l’aumento del differenziale, o spread, pagato dalle obbligazioni high yield nel medesimo periodo.

Quindi ora il “premio al rischio” sulle due categorie IG ed high yield è molto più alto di un anno fa: è una buona occasione per chi investe? Ne parleremo domani.
 
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L'ANALISI
Il punto sulle obbligazioni dopo la Fed.   Come abbiamo scritto ieri, dopo anni di politiche “non convenzionali” le obbligazioni non sono più un “rifugio sicuro” dalla volatilità dei mercati finanziari; abbiamo fatto un esempio concreto, mostrando di quanto può muoversi, nell’arco di pochi mesi, il rendimento e quindi il prezzo di un titolo a due anni (era il Treasury USA). Ma non è certo questo il solo esempio possibile: prendiamone un secondo molto più vicino a casa, le obbligazioni bancarie. Tutti hanno letto che la direttiva BRRD coinvolge anche l’investitore in obbligazioni nel caso in cui la Banca vada in fallimento: ci sarebbero in quel caso perdite non solo per gli azionisti, ma pure per chi detiene obbligazioni emesse dall’Istituto. Di fatto, le obbligazioni bancarie ora sono tutte “subordinate”. Quanto è grande questo rischio? Molti di noi ricordano bene il 2011, quando il pubblico si chiedeva se “è sicuro tenere denaro sul conto corrente”: si tratta di una fase che non tornerà più? Nessuno può dirlo oggi, è uno scenario a cui si deve attribuire un peso basso ma non uguale a zero. A questa osservazione se ne aggiunge poi una seconda: i risparmiatori italiani hanno in portafoglio 200 miliardi di obbligazioni emesse dalle banche, e questa è una quantità che non ha eguali in Eurozona. In Italia l’investitore finale, (l’investitore al dettaglio ed allo sportello) viene da sempre considerato come il primo canale di finanziamento dalle banche, ed infatti queste obbligazioni sono il 16% del passivo del sistema bancario (grafico in basso). Anche questo, come ieri il Treasury a due anni, è un “rifugio sicuro” che oggi è molto meno sicuro che nel recente passato.

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