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Un inizio di 2022 con mercati azionari volatili (a causa dell'inflazione)

Paolo Longeri - Head of Advisory di Consultinvest – ritiene che i primi mesi del 2022 non saranno facili per i mercati finanziari e gli investitori giocheranno probabilmente sulla difensiva.

di Redazione Soldionline 20 gen 2022 ore 11:58

I principali mercati azionari hanno iniziato il 2022 all’insegna della volatilità, alle prese con le politiche monetarie e fiscali, e la persistenza dell’inflazione.

Di conseguenza, Paolo Longeri - Head of Advisory di Consultinvest – ritiene che i primi mesi del 2022 non saranno facili per i mercati finanziari e gli investitori giocheranno probabilmente sulla difensiva. In particolare, l’esperto ritiene che nella prima parte dell'anno i mercati azionari subiranno continui aggiustamenti, risultando particolarmente volatili e poco performanti.

Nell’analisi seguente Paolo Longeri fornisce una spiegazione più dettagliata a queste ipotesi.

 

2022La crescita economica globale nel 2022 avrà ritmi certamente più contenuti di quelli visti nel 2021, sia per un effetto dovuto alla stabilizzazione del ciclo economico dopo il crollo del 2020 e il forte recupero post pandemico di questo anno, sia perché la spinta data dal sostegno delle politiche economiche diminuirà, come minore sarà anche la spinta verso la globalizzazione di una economia cinese destinata a proseguire la sua fase di espansione strutturalmente rallentata. Avremo poi politiche monetarie divergenti: negli Usa, in Gb e nel blocco dollaro di Australia e Canada avremo una minore espansione monetaria rispetto a quella che, almeno nella prima parte del 2022, manterranno invece le Banche centrali dell' area euro, del Giappone e soprattutto della Cina, dove la politica monetaria rimarrà molto più accomodante per aiutare l' economia cinese a superare l' attuale fase delicata e complessa.

 

Le politiche fiscali globali saranno ancora di supporto in Cina e Giappone, saranno stabili in Europa e incerte negli Usa dove il piano espansivo di spesa sociale al centro della politica della Casa Bianca non è ancora stato approvato e sta incontrando resistenze. L' incertezza sulla dinamica dell' inflazione regnerà sovrana un po' ovunque nel mondo, condizionando nel tempo la chiarezza delle risposte di politiche monetaria anche perché l' inflazione si sta dimostrando più duratura e strutturale del previsto. I fattori a sostegno della persistenza dell' inflazione sono diversi e risultano non solo da un temporaneo squilibrio tra domanda e offerta ma anche da elementi strutturali: la fine delle politiche di produzione industriale "just-intime" (ovvero produzioni in assenza di scorte strategiche) causa il Covid ha creato un forte aumento strutturale della domanda di semilavorati; l'avvicinamento delle produzioni ai mercati di sbocco dei paesi sviluppati verso cui si sta andando per superare le frizioni politiche internazionali come quella tra Usa e Cina e gli ostacoli nei trasporti aumenterà i costi di produzione soppiantando quei sistemi di produzione delocalizzati a basso costo che sono stati il motore delle spinte al ribasso nei prezzi degli ultimi anni; le mutazioni di questi due anni nel mondo del lavoro paleseranno una riduzione della offerta di lavoro che metterà pressione sui salari mentre la persistenza di tassi d' inflazione lontani dal target delle Banche centrali (2%) faciliterà le richieste di aumenti salariali necessari al recupero del potere di acquisto perduto; la riqualificazione energetica richiederà molta energia tradizionale che oggi è diventata più scarsa e costosa.

 

Nella sostanza vediamo che l'abbondante liquidità finanziaria si travaserà dai mercati finanziari, dove le opportunità sono ormai più scarse, verso quelli reali e la "inflazione finanziaria" dell'ultimo decennio potrebbe lasciare il posto a quella dei beni reali. Da ultimo il mondo non è ancora riuscito a liberarsi dal Covid con tutte le sue varianti (presenti e future) che continuano a limitare il ritorno al pieno potenziale economico di pressoché tutti i Paesi, risultando un ulteriore fattore di incertezza.

 

Per i mercati finanziari i primi mesi del 2022 saranno, quindi, non facili e gli investitori giocheranno probabilmente sulla difensiva. Il minor sostegno monetario che sperimenteremo nel 2022 (meno QE e i primi rialzi dei tassi di interesse) porterà il mercato a mantenere sotto pressione e al rialzo i tassi d'interesse, anche se il loro livello dovrebbe rimanere contenuto rispetto al passato poiché un loro rialzo violento non sarebbe sostenibile in presenza di un elevato livello di indebitamento di governi e di molte imprese. I mercati obbligazionari governativi e del credito perderanno progressivamente la spinta data dal QE delle Banche centrali e i tassi di interesse rimarranno sotto pressione. Il ruolo delle obbligazioni, che hanno ancora rendimenti reali negativi e sui minimi storici, rimarrà confinato a una parziale funzione di diversificazione dei portafogli producendo una redditività bassa o negativa.

 

Nella prima parte dell'anno i mercati azionari subiranno continui aggiustamenti, risultando particolarmente volatili e poco performanti in presenza di incertezze sulla natura e sulla durata del fenomeno inflazione, dovendo confrontarsi con il cambio restrittivo di politica monetaria operato dalla Fed e con la difficoltà per le altre Banche centrali di continuare a giocare un ruolo così rilevante di intervento sui mercati obbligazionari.

 

Il focus degli investitori dovrà quindi andare al medio e lungo periodo approfittando delle fasi di maggiore volatilità per investire a prezzi più ragionevoli ritornando a considerare le piccole e medie capitalizzazioni - particolarmente sacrificate questo anno - e settori come gli industriali, le infrastrutture, le utilities e i finanziari che hanno da recuperare ancora parecchia strada.

 

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