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Un anno epocale: anche per i quant

La crisi del rapporto tra azioni “value” ed azioni “growth” ha determinato una svolta, che non è esagerato definire storica

di Valter Buffo 5 gen 2021 ore 09:49

Commento di recce-d.com

analisi_tecnica_2Ci ritroviamo dopo due settimane di pausa, con il contributo numero 37 della serie che dal febbraio 2020 Recce’d ha dedicato al tema del cosiddetto Quant: un tema che procede da spunti come “value” e growth” e poi arriva ad abbracciare sia gli algoritmi, sia i robot e l’attività di robo-advisory. Insomma: la crisi del rapporto tra azioni “value” ed azioni “growth” ha determinato una svolta, che non è esagerato definire storica, per tutte le gestioni ed i gestori che affidano in modo automatico la gestione dei soldi dei loro clienti a parametri numerici, comunque calcolati, ed alla cosiddetta gestione fondata sull’analisi dei big data. Non c’è compiacimento nel dirlo, ma al tempo stesso sarebbe del tutto sbagliato ignorare il fatto che questa vicenda è ben altro che un semplice problema di teoria: le ricadute sono state pesanti, ed in qualche caso pesantissime, sia sui soldi dei clienti investitori sia sulle attività delle reti di vendita e delle società di gestione, ambiti nei quali vi abbiamo documentato situazioni di stress, come chiusure di fondi comuni e licenziamenti. Vogliamo aggiornarvi con questo primo contributo del 2021 sui fatti più recenti, partendo proprio dalle perdite subite nel 2020 dai clienti di alcuni dei più famosi, e celebrati, gestori che affidano (in tutto o anche in parte, con quelle soluzioni che va di moda definire “ibride”) i soldi dei clienti agli algoritmi. La tabella che vedete sotto fa nomi e cognomi, ed i numeri parlano da soli e non c’è bisogno di commenti.

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Fonte: Bloomberg

Come detto, se i clienti hanno perso soldi, anche le reti di vendita e le società di gestione ci hanno perso, e parecchio: hanno perso masse in gestione ed hanno perso posti di lavoro. Il fatto è tanto più evidente (e commentato) se ci avviciniamo alle piazze che sono il cuore del mercato finanziario internazionale, ovvero New York e Londra: i nomi nella tabella precedente costituiscono la cosiddetta elite delle gestioni algoritmiche (Reinassance, Winton, e così via). Tra i nomi presenti nella tabella trovate anche la sigla AQR: come già raccontato, nel mondo il nome più noto tra i gestori che si affidano agli algoritmi è Cliff Asness, e la sua società si chiama proprio AQR. Il 23 dicembre, ovvero solo due giorni prima di Natale, Cliff ha pubblicato sul blog di AQR un post, a proposito del quale ora vi offriamo un estratto, che più in basso commenteremo.

 

A rebound in the performance of long-suffering value shares in the past few weeks has done little to help quantitative investors who utilize a variety of factors, according to Cliff Asness. The co-founder of systematic investment company AQR Capital Management LLC said the market’s rotation into value shares since the end of October has been a “gut punch.” That’s because losses for growth stocks, the momentum factor, and low beta names -- shares that are less sensitive to movements in equity benchmarks -- more than offset the rebound for inexpensive counterparts. “After ‘sinning a little’ towards value, talking about it constantly, and yes, rooting for it with all our hearts, it is very tough to see its initial comeback not only fail to change our fortunes but hurt them a little more,” he wrote in a blog post on Tuesday..Quantitative investors group stocks into style factors based on characteristics, such as their growth prospects or cheapness relative to other companies, in the hope of generating above-market returns. This year’s virus outbreak initially boosted the premium investors were willing to pay for companies -- such as technology firms -- able to increase profits even as lockdowns shuttered most of the global economy. The arrival of vaccines for Covid-19 more recently helped spur market interest in sectors which had been laggards, like energy stocks and banks. AQR’s performance has been buffeted as traditional relationships between factors misfired. Asness expects value to continue to perform well during the next six months and the drag from other factors to “greatly lessen” and then “turn sharply positive.

 

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Fonte: AQR

Il grafico aiuta ad interpretare l’articolo: ci racconta che le elezioni presidenziali USA hanno messo in moto, negli USA ed in tutto il mondo, almeno un accenno di “rotazione”, che ha penalizzato le azioni “growth” e premiato le azioni “value”: anche così però (lo dice Asness) i risultati dei quant (algoritmi) non sono migliorati (lo dice anche la tabella più in alto).

La ragione? La spiega Asness. Altri cosiddetti “fattori” sono andati peggiorando proprio nelle settimane nelle quali i titoli azionari “value” recuperavano. Non potrebbe esserci conferma più concreta, ed autorevole, di ciò che Recce’d vi va dicendo fin dallo scorso febbraio 2020. La crisi del 2020 è la crisi di un metodo di lavoro, ovvero quello di affidare la gestione del portafoglio titoli in modo automatico a parametri, algoritmi e robot. Non funziona: e ce lo dicono i dati. E se questi dati parlano soltanto di “value”, growth” e fattori, la medesima cosa può essere documentata a proposito dei modelli Black-Litterman per la asset allocation, che risalgono agli anni ottanta ma che oggi le reti di vendita propongono come “strumento infallibile del robot”. La lezione sta lì, nei numeri: non fate finta di non vederla, potrebbe costarvi caro, come è successo ad altri.

 

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