Trump come Reagan? Facciamo un parallelo borsistico!
Il paragone è proposto a ritmo incalzante, per cui non possiamo esimerci dal tracciare un parallelo grafico fra la Wall Street di oggi e il Dow Jones nel periodo pre e post reaganiano
di Gaetano Evangelista 18 nov 2016 ore 09:42Non ce lo nascondiamo: l’elezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti è stata accolta con lo stesso livello di incredulità, scetticismo, diffidenza e ostilità che accompagnarono l’ascesa alla Casa Bianca da parte dell’”attore di serie B” Ronald Reagan. Tanto più che questi perlomeno vantava una minima esperienza nella macchina dello stato; avendo ricoperto la carica di governatore della California per ben due mandati.
Il paragone, s’intende, è irriverente, vista l’eredità storica, politica e ideologica del compianto presidente nato nello stesso stato dove il presidente uscente Obama ha mosso i primi passi da politico. Per certi versi, il parallelo non potrebbe essere più distante: i tassi di interesse a tre mesi nel 1980 erano a doppia cifra, oggi mostrano ancora lo zero prima della virgola; il debito federale non superava il 30% del PIL, mentre oggi si attesta ignominiosamente oltre la tripla cifra; il tasso di risparmio svettava oltre il 12%, oggi è giudicato da molti insufficiente; lo stesso tasso di disoccupazione costò il posto a Jimmy Carter, mentre oggi… beh, secondo alcuni ha fatto altrettanto nei confronti di Barack Obama, malgrado sia sceso a livelli frizionali.Ma il paragone è proposto a ritmo incalzante, per cui non possiamo esimerci dal tracciare un parallelo grafico fra la Wall Street di oggi e il Dow Jones nel periodo immediatamente precedente e successivo all’elezione del 40esimo presidente degli Stati Uniti.
Naturalmente le due scale sono differenti. L’anno elettorale 1980 vedeva il Dow Jones ai blocchi di partenza con una quotazione di 838 punti; quest’anno il decano degli indici di Wall Street ha aperto le danze a 17425 punti.
Per produrre un allineamento fra le due serie storiche, agevolando in questo modo la comparazione, abbiamo così “normalizzato” il 1980, rielaborando il Dow Jones in valori attuali. Ai fini della tendenza e della profondità dei movimenti non cambia nulla: è una convenzione statistica, come d’altro canto quella che governa il meccanismo di calcolo del Dow Jones Industrial Average.
All’atto pratico, le due serie storiche non sono così sovrapponibili. Curiosamente però a questo punto dell’anno il Dow Jones nel 1980 quotava pressappoco sugli stressi livelli del 2016, in valori correnti.
Se il parallelo storico dovesse persistere, ci dovremmo aspettare un massimo nella primavera del prossimo anno; all’incirca nel mese di aprile. Prima di un bear market – e di una recessione – che si esaurirebbe soltanto nell’estate del 2018.
Trump come Reagan? staremo a vedere…
A cura di Gaetano Evangelista (www.ageitalia.net e www.smartTrading.it)