Tre protagonisti per il petrolio
Sul mercato del petrolio sono stati battuti diversi record, ma... al ribasso. Le decisioni dell’OPEC avranno il potere di influenzare il prezzo del greggio nella medesima misura di qualche anno fa?
di Valter Buffo 27 nov 2018 ore 09:57Commento giornaliero di recce-d.com
Sia qui su SoldiOnline.it, nelle ultime settimane, sia durante l’ultimo weekend nel nostro blog, abbiamo segnalato ai lettori l’importanza di ciò che sta succedendo sul mercato del petrolio: sono stati battuti diversi record, di recente, ma... al ribasso. Il tema è stato affrontato, di recente anche dalla stampa specializzata, e a noi sembra importante tenere informati i lettori di ciò che si dice e delle analisi che vengono prodotto.
Oggi, ad esempio, abbiamo selezionato per voi alcune considerazioni del Wall Street Journal, considerazioni stimolate dal fatto che venerdì 23 novembre è stato il giorno peggiore, per il prezzo del petrolio, degli ultimi tre anni.
The downward spiral in oil prices is accelerating as a surge in crude production from a turbocharged U.S. petroleum industry runs into weaker global economic growth. Crude prices slid 7.7% Friday, their largest one-day drop since July 2015, and are now down by nearly a third since the start of October. The U.S. benchmark, West Texas Intermediate futures, closed at $50.42 a barrel—its lowest level in over a year.
Questo violento ribasso ha immediatamente innescato una ridda di voci su possibili mosse dell’OPEC, in vista del prossimo Vertice del 6 dicembre, e tenuto conto anche delle quotidiane pressioni, anche in pubblico, in arrivo dal Presidente Trump. Molti si domandano, però, se oggi le decisioni dell’OPEC hanno il potere di influenzare il prezzo del greggio nella medesima misura di qualche anno fa. La ragione di questo scetticismo? La crescita della produzione di petrolio proprio negli Stati Uniti, che oggi sono il terzo protagonista del mercato come spiega qui sotto il Wall Street Journal:
Ballooning shale production—American output has nearly doubled since the start of 2012—has made the U.S. a key supplier and exacerbated worries about a global glut of crude. “I never thought I would hear these kinds of numbers coming out of the U.S.,” said Bob Yawger, director of the futures division at Mizuho Securities USA. “This is going to force OPEC’s hand.”
This summer, the U.S. surpassed Saudi Arabia and Russia as the largest crude-oil producer—a title it hadn’t held since 1973, according to the International Energy Agency. Monthly output in the U.S. was a record 11.65 million barrels a day in September and nearly the same amount in October, according to energy consulting firm Wood Mackenzie, while Saudi Arabia’s supply was nearly 11 million barrels a day last month and Russian production stood at 11.4 million a day. “It used to be the world was divided into OPEC and non-OPEC,” said Daniel Yergin, vice chairman of IHS Markit, which projects the U.S. will be a net exporter of petroleum in the early 2020s. “Now it’s the world of the big three.”
Fonte: Wall Street Journal
Nel daily dedicato ai Clienti, The Morning Brief, di oggi 27 novembre 2018, abbiamo trattato i seguenti temi:
- Tentativo di rimbalzo per le Borse globali ed anche per il petrolio. Le notizie forti di ieri erano Brexit e l’Italia
- In Italia ieri hanno chiuso in parte gli SHORT sulle banche: si tratta di un effetto temporaneo
- Il dollaro rimane fermo, e vicino a 1,1400 contro euro
- SEZIONE L'OPERATIVITA' questa settimana sul piano operativo ci occupiamo della complicatissima situazione in cui si trova la BCE e del suo calendario da qui a fine anno
- SEZIONE L'ANALISI il tema della nostra Analisi sarà questa settimana la cosiddetta Fed Put: la Banca Centrale USA interverrà a supporto dei mercati finanziari in calo?