Spoiler alert: l’Europa è “value”
I dati ci dicono che non esiste alcun "rally delle borse europee", bensì un lungo movimento laterale, che si prolunga da molti anni senza mostrare alcuna direzione
di Valter Buffo 8 dic 2020 ore 13:19Commento di recce-d.com
Come abbiamo scritto già sette giorni fa, la grandissima attualità del tema che noi abbiamo scelto lo scorso mese di febbraio per il nostro contributi settimanale ha forse raggiunto il suo punto di massima evidenza proprio nel mese di novembre: il recupero degli indici delle borse globali può essere infatti spiegato, nella sua gran parte, come un recupero dei titoli azionari di tipo “value” rispetto ai titoli azionari di tipo “growth” ed è per questo che con ogni probabilità avete letto una serie di articoli che spiegano che è iniziata la grande rotazione. Rispetto a ciò che trovate sui media noi di Recce’d abbiamo un atteggiamento più scettico: ci sembra doveroso tenere ancora in mente l’opzione alternativa, ovvero che i movimenti visti in novembre siano nulla di più che un (ennesimo) grande abbaglio mediatico, che ci racconta di qualche cosa che in realtà non esiste, come un miraggio collettivo, argomento sul quale di recente abbiamo anche pubblicato una serie di post sul blog del sito. Il nostro scetticismo si fonda anche su una serie di dati di fatto. Primo fra tutti è che nell’ultimo mese abbiamo letto, in centinaia di occasioni, di un “rally delle borse europee" che semplicemente non esiste, come potete ricavare dai due grafici che seguono qui sotto, di fonte Marketwatch.
Fonte: Marketwatch
Fonte: Marketwatch
Come leggete nei dati dei grafici qui sopra, i dati ci dicono che non esiste alcun "rally delle borse europee", bensì un lungo movimento laterale, che (secondo grafico) si prolunga da molti anni senza mostrare alcuna direzione.
Quindi, per dire le cose come stanno, la grande rotazione è niente altro che un modesto recupero, messo a segno da azioni che prima avevano perso ed ora hanno recuperato. conclusione: tanto clamore per nulla, come in decine di altre occasioni del passato: molti lettori ricorderanno il primo “bazooka” di Mario Draghi, nel 2014-2015, e poi il secondo e più recente “bazooka di Draghi”. I lettori li ricorderanno, ma il mercato al contrario non li ricorda: è sufficiente leggere i dati del secondo grafico, e chiedersi dove sta il “bazooka” in quei dati. Non sta da nessuna parte.
Ora torniamo però al tema della rotazione settoriale: come avevamo scritto già sette giorni fa per alcune settimane in borsa abbiamo visto da un lato vendite concentrate sui titoli azionari delle società che hanno visto il loro volume di affari crescere grazie proprio alle difficoltà imposte dal COVID-19, e dall’altro lato acquisti che si concentrano sui titoli di società che potrebbero beneficiare dalla “normalizzazione” della situazione economica, principalmente grazie al vaccino; essendo i titoli del primo gruppo (quello che ha beneficiato dell’epidemia) tutti appartenenti alla categoria “growth”, come ad esempio i titoli della tecnologia, ed essendo invece i titoli azionari del secondo gruppo quelli maggiormente penalizzati dagli investitori, e quindi i titoli più “a buon mercato” (per spiegarci: i titoli caratterizzati da un rapporto P/E più basso), si è in effetti realizzata una rotazione settoriale. Che sia grande, è tutto da vedere, e che prosegua, idem. Ma c’è stata.
Il punto di questo nostro contributo di oggi è illustrare il fatto che sui listini delle borse europee ci sono pochi (o nessuno) leader della tecnologia e moltissimi titoli della “vecchia economia”, come ad esempio sono le banche. Da qui deriva il rimbalzo dei listini in Europa, che per molti aspetti si scontra con una realtà in peggioramento (che già partiva da livelli non eccelsi): resta però aperta la questione della grande rotazione (esiste? non esiste?), visto che i dati che leggete qui sotto, nel grafico che abbiamo tratto da Bloomberg, dicono che al momento l’ampiezza del movimento è molto modesta, rispetto a quella di precedenti episodi di rotazione settoriale.
Fonte: Bloomberg
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