Siamo alla guerra delle valute?
La novità di febbraio è senza dubbio la volatilità dei cambi principali (che va esattamente nella direzione opposta di quella indicata dalle Banche Centrali)
di Redazione Soldionline 8 feb 2016 ore 08:53Commento giornaliero di www.recce-d.com
I TEMI DEL GIORNO
1. Segnali contrastanti. La scorsa settimana dei mercati, che è stata volatile e persino drammatica, è difficile da interpretare: il nervosismo dilaga, ma al tempo stesso ha tenuto il supporto a 1880 punti di S&P 500 ed anche il petrolio ha chiuso sopra i 30$. Sarebbe un errore ignorare questi due segnali [importante per: equity , obbligazioni e valute (globale)].
2. Siamo alla guerra delle valute? La novità di febbraio è senza dubbio la volatilità dei cambi principali (che va esattamente nella direzione opposta di quella indicata dalle Banche Centrali). Sarà da qui che prenderanno la direzione tutti gli altri mercati finanziari. Ne parliamo per tutta questa settimana nella seconda sezione, L’operatività [importante per: equity , obbligazioni e valute (globale)].
3. Dati economici in EU. La novità nel contesto della Eurozona è che mentre la Banca Centrale non fa che insistere sull’inflazione, è l’economia reale quella che soffre maggiormente, come dimostra ad esempio il dato di venerdì scorso per gli ordinativi all’industria in Germania. Nessuno ancora ne parla, sui giornali: e questo dovrebbe preoccupare noi investitori [importante per: equity , obbligazioni e valute (globale)].
4. Il dato NFP e quelli di questa settimana. Del dato di venerdì scorso, a prima vista positivo, non è piaciuto ai mercati quello che racconta la riga bianca qui sotto, che è riferita ai nuovi occupati nel settore manifatturiero. L’occupazione sta rallentando? [importante per: equity, obbligazioni e valute (globale)].
L’OPERATIVITA'
La guerra delle valute è arrivata? Nel weekend è arrivata questa notizia, che in Cina le riserve valutarie sono diminuite di ben 99 miliardi di dollari. Un ennesimo segnale di tensione sul fronte dei cambi, che la settimana scorsa è stato movimentato da due forti rotture: l’euro contro dollaro, che è tornato sopra 1,1200 e lo yen contro dollaro, che invece è sceso a 116,50. Il rischio maggiore per i mercati finanziari globali in questo momento non è certamente il petrolio, e neppure le materie prime: il rischio è di vedere, in questo 2016, una vera e propria “guerra delle valute”, perché la Cina ha in sostanza esaurito i margini di manovra 8sia le riserve, sia i tassi di interesse sullo yuan offshore); il Giappone non riesce a svalutare, e in Eurozona la BCE ha subito una serie di sconfitte; e l’industria degli Stati uniti ha già detto, in modo forte e chiaro, di non poter sopportare un ulteriore apprezzamento del dollaro. Se si arrivasse alla “guerra delle valute”, sul piano operativo allora sarebbe proprio la gestione del rischio di cambio, da qui in avanti, a determinare i risultati dei vostri investimenti e del vostro portafoglio. E’ uno scenario realistico? La settimana scorsa, il dollaro USA ha subito la più ampia svalutazione settimanale dal 2009, e questi sono dati che non devono essere mai sottovalutati: non arrivano mai per caso. Nel nostro Blog, negli ultimi mesi, avete letto numerose analisi sulle cause che determinano questa debolezza della valuta USA, che era quindi prevedibile. Ora la domanda è: come approfittarne? Come muovere i portafogli? Domani ripartiremo dai grafici qui sotto.
L'ANALISI
Ancora quella parola con la “R”: ma stavolta parliamo di Europa. Tutti hanno letto, sui quotidiani, la settimana scorsa, che l’Unione Europea ha tagliato le stime per la crescita economica nel 2016 e nel 2017, e che la medesima cosa è stata fatta dalla Bank of England. Per chi investe, queste sono informazioni del tutto inutili: era necessario saperlo, o almeno immaginarlo, tre mesi fa, ed agire di conseguenza. Ciò che è utile oggi, quindi è capire se tra tre mesi ci saranno altri tagli, altre revisioni al ribasso, oppure no: a questo ci dedichiamo questa settimana nella sezione L’analisi. Partiamo dal grafico sotto, che ci racconta come si è mosso un indice che viene calcolato dalla Banca Citigroup e che in questo contesto è particolarmente utile: con una complessa formula matematica, l’indice misura le “sorprese”, ovvero la differenza tra i dati macroeconomici che vengono via via pubblicati e quelle che erano le attese, le aspettative, le stime dei professionisti e degli economisti per quei medesimi dati. Il grafico dice una cosa che noi di Recce’d vi abbiamo anticipato già da un anno, ovvero che la famosa “ripresa” in Eurozona è ben lontana dall’arrivare: una serie di sorprese positive era arrivata nella prima parte del 2015, seguita però poi da una violenta correzione già tra maggio e giugno dello scorso anno; è seguita una fase in cui (ad aspettative riviste già al ribasso) si sono registrate modeste sorprese in positivo, ma adesso è evidente che le stime e le previsioni del “consenso” sono molto, troppo distanti dalla realtà dei dati che vengono pubblicati.