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Si torna a parlare di rischio deflazione?

Come ogni anno, anche nel 2015 appena si arriva all’estate ci si accorge che il 3% di crescita negli USA non sarà mai raggiunto, e che in Eurozona la ripresa più volte annunciata non arriverà

di Redazione Soldionline 4 ago 2015 ore 09:49

Commento giornaliero di www.recce-d.com

I TEMI DEL GIORNO
1.    Apple è ufficialmente in “correzione”
.  Con un calo del 2,5% ieri, il titolo Apple ha raggiunto la soglia del 10% dai massimi, 10% che definisce una “correzione”: il dato è significativo, visto che l’indice Nasdaq della tecnologia anche ieri ha chiuso ad un livello vicino ai massimi di ogni tempo. Il tema qui è quello della “breadth”, della ampiezza del mercato: come vi abbiamo già più volte segnalato, il mercato USA oggi è trainato da pochi titoli, e solo da due settori [importante per: equity (USA)].
2.    Petrolio vicino a 45$.  La settimana si è aperta con una ulteriore debolezza del prezzo del petrolio, e delle materie prime in generale, dopo che dalla Cina durante il weekend erano arrivati nuovi segnali di debolezza della crescita. Per il petrolio Nymex, questi livelli sono i minimi degli ultimi quattro mesi [importante per: materie prime (globale)].
3.    Si torna a parlare di “rischio deflazione”?   Come ogni anno, anche nel 2015 appena si arriva alle’state ci si accorge che il 3% di crescita negli USA non sarà mai raggiunto, e che in Eurozona la “ripresa” più volte annunciata non arriverà. In questo senso, sia l’indice ISM di ieri per gli USA, sia la spesa dei consumatori sempre negli USA, sia gli indici PMi in Eurozona sono segnali piuttosto chiari. La novità di quest’anno è che, a poche settimane dal rialzo dei tassi ufficiali negli USA, e a pochi mesi dall’avvio dell’operazione di QE in Eurozona, si potrebbero rileggere i soliti commenti sul “rischio deflazione”. Quanto ai dati PMI per l’Eurozona merita una riflessione il dato per la Grecia, che potete vedere nel grafico qui sotto (la linea rossa): è fin troppo facile chiedersi quante probabilità abbia il debitore (la Grecia) di rimborsare i creditori (Eurozona e FMI) dopo che saranno state imposte condizioni ancora più stringenti, e quindi ancora più depressive della domanda interna [importante per: equity, valute ed obbligazioni (Eurozona)].
4.    Utili USA: attenzione al settore media. Oggi con Walt Disney si apre la settimana del settore media negli USA, che prosegue domani con CBS, FOX e Time Warner, poi giovedì con Viacom e venerdì  con Cablevision. In Europa, oggi BMW e altre banche [importante per: equity (Eurozona)].

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L’OPERATIVITA'
Obbligazioni: come operare nell’attuale contesti di mercato?
Da un mese a questa parte, per effetto di dati economici sempre più deboli da tutte le aree economiche, inclusa la Eurozona, abbiamo registrato una discesa dei rendimenti delle obbligazioni lunghe, in evidente contrasto con l’avvicinarsi del rialzo dei tassi ufficiali negli USA. Sembra una contraddizione, che spiazza gli investitori: per il nostro portafoglio obbligazionario è il momento di comperare, vendere oppure stare fermi? A questo è dedicata, questa settimana, la nostra sezione “L’operatività”. Come abbiamo scritto ieri, c’è chi si è già mosso, ed in modo molto deciso: vi abbiamo raccontato che i fondi hedge, nel loro insieme, oggi hanno una posizione LONG sulle obbligazioni in dollari, posizione che è la più grande degli ultimi tre anni, mentre ancora a metà luglio la posizone complessiva dei fondi hedge era ancora SHORT. E come vedete nel grafico qui sotto, negli Stati Uniti è cambiata anche la posizione dei primary dealers ovvero dei grossisti, degli operatori che sul mercato delle obbligazioni (dei Treasuries in questo caso) fanno da intermediari specializzati. Come vedete nella parte alta del grafico qui sotto,  siamo passati da una posizione LONG di metà giugno che era la più bassa del 2015 ad una posizione LONG di metà luglio che era invece la più alta del 2015. Come vi abbiamo mostrato, il mercato delle obbligazioni è in rapido movimento, e noi dobbiamo decidere subito che cosa fare. Continueremo domani.

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L'ANALISI
Crescita degli USA ed “output gap”
. Ieri i due dati USA per la spesa delle famiglie e per l’indice ISM del settore manifatturiero hanno dato nuovi segnali di debolezza della crescita: ed è particolarmente significativo l’indice ISM, perché si riferisce al mese di luglio, ed è quindi il primo dato pesante del terzo trimestre 2015, il trimestre nel quale molti sostengono che “la crescita negli USA tornerà al 3%”. Noi di Recce’d vi abbiamo scritto più di una volta che non sarà così, che non ci sono le premesse ed i segnali: ma se anche fosse così, vi facciamo notare che data la crescita allo 1,4% del primo semestre una crescita vicina al 3% nel secondo porterebbe il 2015 appena sopra il 2%, e questo se tutto andasse bene, ovvero se proprio non ci fosse il minimo incidente, il minimo fatto negativo. In questo contesto, lascia perplessi sia il livello delle valutazioni di Borsa, che viene giustificato sulla base di attese di ripresa molto forte (10%) degli utili nell’ultimo trimestre 2015, sia la decisione della Fed di alzare i tassi ufficiali a settembre. C’è stato chi ha osservato che l’argomento della Fed è “circolare”: come potete vedere nel grafico qui sotto, la Fed alzerà i tassi perché l’inflazione sta per tornare a salire, e l’inflazione sta per  tornare a salire perché l’economia è in buone condizioni, ma l’economia è in buone condizioni … perché lo dice la Fed. Continueremo domani ad esaminare questo argomento nel dettaglio, visto che da domani, con il dato ADP, inizierà la serie dei tre dati USA per l’occupazione.

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