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Se rallenta l'economia USA chi guiderà la crescità?

La Cina, no: sta rallentando. L’eurozona, no: anche i più ottimisti la vedono crescere dello 1,5% (e se tutto, ma proprio tutto, andrà bene). Gli Emergenti, no di sicuro...

di Redazione Soldionline 2 apr 2015 ore 09:11

Commento giornaliero di www.recce-d.com

I TEMI DEL GIORNO
1.    Ha senso usare la parola con la “R”?
  la parola più temuta, tra gli operatori, è da sempre una sola: “”; oggi, chiaramente, non c’è recessione nell’economia globale (+3,5% annuo) e neppure in quella USA (+2%); ma c’è comunque motivo per riflettere. I due dati di ieri (ADP sotto 200 mila unità), sommati alla serie di dati USA per i consumi e per la spesa per macchinari (durable goods), fanno intravedere uno scenario di economia USA in netto rallentamento; in particolare, l’indice ISM della produzione manifatturiera scende ormai da ben cinque mesi. Tutto colpa di un inverno rigido? Ed è qui che arriva la domanda con la lettera “R”: se l’economia USA nel 2015 dovesse rallentare in modo significativo, ovvero non crescere del 3% ma neppure del 2%, che cosa potrebbe trascinare alla crescita l’economia globale? La Cina, no: sta rallentando. L’eurozona, no: anche i più ottimisti la vedono crescere dello 1,5% (e se tutto, ma proprio tutto, andrà bene). Gli Emergenti, no di sicuro. Che cosa resta, in quel caso? [importante per: equity e obbligazioni (globale)].

usa22.  La parola “R”: chi rischia di più? Se la parola con la “R” tornasse di moda, non rischiano nulla le obbligazioni: i tassi di interesse, oggi, sono già l’espressione di aspettative di crescita quanto meno debole. Basta pensare che il Treasury decennale, nonostante Yellen, è tornato ieri sotto lo 1,80% di rendimento. C’è molto rischio invece nelle azioni, che scontano tasso di crescita degli utili a due cifre che, sulla base dei dati che abbiamo oggi, sembrano irrealizzabili. Per finire, ci sono le valute: e qui il rischio dollaro è molto forte: il dollaro è salito, nel primo trimestre 2015, più che in ogni altro trimestre dagli anni Novanta. Quella salita [importante per: equity e valute (globale)]

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L'OPERATIVITA'
Borsa USA: il nostro portafoglio modello è SHORT Abbiamo visto ieri, che il numero di pre-annunci negativo che ha caratterizzato questo primo trimestre (la stagione delle trimestrali si aprirà, come già detto, il prossimo 8 aprile. Nel grafico sotto, riproponiamo questo dato ma lo mettiamo in una prospettiva storica più lunga. Il dato molto significativo, qui, è che la media di pre-annunci negativi (la barra rossa) dal 2013 in avanti risulta nettamente più alta (85%) di quella del periodo 2010-2012 (67%), ma nonostante questo i prezzi sul mercato hanno continuato a salire (la retta tratteggiata blu). E’ molto evidente qui il peso di altri fattori, diversi dagli utili, nella dinamica della Borsa. La nostra posizione operativa rimane SHORT, in ragione della fragilità intrinseca del mercato, che ci viene illustrata proprio da dati come quelli che abbiamo presentato oggi e in tutti gli otto giorni precedenti. Potrebbe diventare più aggressiva, nelle dimensioni, durante il mese di aprile.

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L'ANALISI
Possibile che adesso i fondi comuni obbligazionari siano diventati un rischio per l’intero sistema finanziario? Ieri abbiamo visto che è esploso il quantitativo di emissioni obbligazionarie, e che gran parte delle nuove emissioni, come dicevamo ieri, è finita in pancia ai fondi comuni di investimento. Se i mercati invertissero la rotta, con tutti gli investitori istituzionali così “pieni”, chi si offrirebbe di assorbire i titoli in vendita in queste quantità? Le stesse operazioni di QE, a fronte dei numeri che abbiamo visto nei giorni scorsi, sembrano piccole cose: che cosa sono i 60 miliardi della BCE a fronte di 450 miliardi di nuove emissioni nel 2014? In aggiunta, c’è un tema che abbiamo trattato anche nel Blog del nostro sito: le Banche Centrali di Eurozona e Giappone hanno ormai toccato quella soglia percentuale oltre la quale non si può andare. Ad esempio, in Giappone la BoJ detiene  nel proprio attivo il 25% dei titoli di Stato. Qui sotto a sinistra vedete che per il QE in Eurozona il dato complessivo sarà di 1140 miliardi acquistati e 300 miliardi emessi: in particolare, la BCE acquisterà ben 500 miliardi di obbligazioni governative più di quelle che verranno emesse durante il QE. Come dicevamo anche ieri, il limite è già stato toccato (e forse superato): oltre, c’è il caos.
  
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