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Scenari e strategie per il crescente rischio di Brexit

Mentre all’inizio della campagna gli elettori in favore della permanenza della Gran Bretagna nell’Unione Europea erano in maggioranza, i recenti sondaggi mostrano un aumento delle preferenze per la Brexit

di Redazione Soldionline 17 giu 2016 ore 10:00

A cura del Team Asset Allocation, Candriam Investors Group

Mentre all’inizio della campagna gli elettori in favore della permanenza della Gran Bretagna nell’Unione Europea erano in maggioranza, i recenti sondaggi mostrano un aumento delle preferenze a favore della Brexit. Questi risultati potrebbero essere dovuti, in parte, al maggior numero di sondaggi online che indicano una maggioranza a favore dell’uscita della Gran Bretagna dall’UE. Tuttavia, sembra che sempre più elettori siano a favore della Brexit. I sondaggi non sono soltanto in pareggio, ma indicano una significativa avanzata dei pareri favorevoli all’uscita dall’Unione Europea:

-        In base al più recente sondaggio YouGov sulle intenzioni di voto, il 46% degli elettori preferirebbe uscire dall’UE, mentre il 39% sarebbe favorevole alla permanenza. Il rimanente 15% degli elettori è ancora indeciso.
-        Il recente sondaggio telefonico di ICM/The Guardian indica l’uscita del Regno Unito dall’UE.
-        Il sondaggio telefonico di ORB mostra gli elettori divisi al 50%, mentre anche il sondaggio online di ICM indica l’uscita dall’UE in vantaggio.

brexit10Dato l’aumento del numero di sondaggi che indicano l’uscita dall’UE, i mercati hanno iniziato a reagire e stanno prendendo sempre più in considerazione il rischio di Brexit: l’avversione al rischio è in aumento, le borse stanno crollando e la sterlina si è  deprezzata. Avendo previsto un aumento della volatilità e il clima di incertezza prima del referendum, abbiamo già preso delle contromisure.

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L’incertezza del risultato del referendum sulla Brexit del 23 giugno ha guidato il nostro atteggiamento di relativa cautela nei mesi recenti: abbiamo ridotto la nostra esposizione al mercato azionario e messo in atto una copertura dei rischi di coda mediante strumenti derivati. In anticipo sulle votazioni di giugno (referendum nel Regno Unito, ma anche elezioni in Spagna) e dopo una forte sovraperformance nel mese di maggio, abbiamo leggermente ridotto il nostro sovrappeso azionario riducendo la nostra esposizione al mercato azionario dell’area euro a favore di titoli azionari statunitensi. Inoltre, negli ultimi giorni, abbiamo parzialmente sostituito la nostra esposizione diretta ai mercati azionari con delle strategie basate su opzioni con un migliore profilo rischio/rendimento. Queste strategie ci consentono di arginare il calo economico e di trarre vantaggio da un rimbalzo del mercato nel caso in cui la Gran Bretagna rimanga nell’UE (‘Bremain’). Abbiamo un sottopeso in titoli azionari del Regno Unito.

Strategia rendita fissa
In previsione del referendum sulla Brexit, abbiamo ridotto i nostri rischi in modo significativo.
-        In termini di allocazione del credito, abbiamo acquistato protezione sui derivati sul credito e ridotto la nostra esposizione alle banche del Regno Unito in posizione neutra.
-        Non manteniamo alcuna posizione di sovrappeso o sottopeso sulla sterlina (GBP).
-        In termini di esposizione al tasso di interesse, abbiamo ridotto la nostra esposizione al debito periferico (Spagna – Irlanda).
-        Infine, abbiamo deciso di acquistare un’esposizione sulle obbligazioni indicizzate all’inflazione del Regno Unito come protezione contro un forte deprezzamento della sterlina (GBP) in caso di Brexit.

Strategia azionaria
Alla luce del referendum sulla Brexit, rimaniamo sulla nostra posizione attuale:
-        La nostra posizione sottostante in titoli britannici presenta un profilo globale ed è meno esposta all’economia nazionale (Shire, Reckitt Benckiser, Johnson Matthey, Compass, Prudential, BHP Billiton, Halma). Gli unici titoli che potrebbero essere marginalmente interessati da tale esposizione sono Lloyds e St. James’s Place.
-        Anche altre posizioni al di fuori del Regno Unito hanno principalmente un’esposizione globale. Non deteniamo titoli nazionali nei settori delle utilities o delle telecomunicazioni.

Cosa accadrebbe in caso di Brexit?
La risposta immediata delle autorità europee è la chiave per contenere i danni in caso di Brexit. Senza dubbio, le banche centrali metteranno in atto “qualunque misura” fornendo tutta la liquidità necessaria. La reazione dei governi è, tuttavia, meno certa e potrebbe essere meno immediata. Il Primo Ministro David Cameron potrebbe dover rassegnare le dimissioni e non si può escludere la possibilità di nuove elezioni nel Regno Unito; ciò potrebbe rendere più complesse le negoziazioni con la UE.

Crediamo che nell’arco di 1- 2 anni si possano verificare tre differenti scenari:
-        Scenario positivo (30%)
I governi dimostrano immediatamente la chiara intenzione di ridurre la minimo le conseguenze economiche della Brexit. Le banche centrali reagiscono in modo coordinato al fine di attenuare le tensioni sul piano finanziario. Entro poche settimane, i timori calano, l’avversione al rischio diminuisce e i mercati rimbalzano. L’impatto economico della Brexit rimane contenuto.
-        Scenario in cui si cerca di ridurre al minimo gli effetti negativi (50%)
Mentre le banche centrali intervengono allo scopo di limitare gli effetti negativi della Brexit, la risposta è insufficiente. I mercati saggiano il terreno per verificare “chi è il prossimo?” e il contagio si estende agli Stati nei quali l’appartenenza all’UE potrebbe, in qualche modo, essere messa in discussione. Tuttavia, trovandosi ad affrontare un ambiente in via di deterioramento, l’UE evita il pieno confronto con il Regno Unito: dopo una certa esitazione, i governi e le autorità trasmettono il messaggio che le conseguenze della Brexit non saranno drammatiche. Torna la fiducia e, dopo a una fase di debolezza, si assiste ad una nuova accelerazione dell’attività e i mercati si riprendono progressivamente.
-        Scenario di recessione europea (20%)
Non si può escludere un risultato meno positivo rispetto agli scenari precedenti: dopo alcuni mesi, diviene chiaro che i governi Europei non sono in grado di raggiungere un accordo nelle negoziazioni con il Regno Unito e di convenire sulla necessità di sostenere l’attività economica. La fiducia è pregiudicata sia nel Regno Unito che nell’area euro. I mercati permangono in una situazione di depressione.

Si noti la facilità con la quale si può passare da uno scenario all’altro. L’aumento dell’“Euroscetticismo” potrebbe far deragliare la legittimità democratica dell’intero progetto Europeo. A questo riguardo, l’ultimo scenario sarebbe certamente il più pericoloso per l’integrità dell’Unione Europea.

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