Report sull'occupazione Usa: molto rumore per nulla?
Il dato per gli occupati Usa di venerdì NON è un segnale di accelerazione della crescita economica, mentre è molto più importante il rialzo del tasso di crescita delle retribuzioni
di Valter Buffo 4 giu 2018 ore 08:27Commento giornaliero di www.recce-d.com
Merita attenzione il fatto che il dato di venerdì 1 giugno è stato accolto dai media come una grande sorpresa, ed invece NON lo era. Leggiamo prima dal Financial Times di sabato 2 giugno:
We were also treated to an impressive download of new data on Friday, headed by the US non-farm payrolls report. It was so good that the president could not resist telling us it was something to look forward to. Mr Trump was elected on a "jobs, jobs, jobs," platform, and it is hard to say that he has done anything other than succeed. Average hourly earnings also ticked up a little. Plainly a report that would steel the Federal Reserve to hike rates, then, as unusually there was virtually no "but" — everything in it suggested strength. This summary is from RBC's Tom Porcelli: “ this was one of those rare reports where it is extremely hard to find anything resembling a significant negative. From our lens, here are the highlights: The job leavers’ rate jumped. You have to go back two cycles to get to where we are today. And keep in mind, this is a useful barometer of how people are feeling about the labor market. In that regard, it is fair to say folks are feeling good”.
L’analisi di questo modo di raccontare le cose può aiutare gli investitori a comprendere alcuni meccanismi di funzionamento dei mercati finanziari sui quali noi tutti oggi operiamo. Il dato risulta infatti superiore alle attese (223mila unità, contro 190mila posti di lavoro attesi) ma non si tratta certo di una clamorosa sorpresa: la media degli ultimi tre mesi per i posti di lavoro creati si ferma a 178mila unità, ed è inferiore alla media di lungo termine (200mila unità): un dato buono quindi, ma nulla di eccezionale, e soprattutto nulla che meritasse una particolare sottolineatura.
In realtà, la tensione intorno a questo dato era stata creata ad arte, con un tweet del Presidente Donald J Trump che aveva anticipato il dato un’ora prima che fosse pubblicato: fatto senza precedenti, e che ha fatto scrivere numerosi commentatori a proposito di un eventuale reato federale.
Lasciamo le valutazioni in merito ai reati a chi è competente (ne abbiamo scritto durante il weekend nel Blog) e ritorniamo al tema dei mercati finanziari: queste interferenze esterne vengono regolarmente cavalcate dalle banche di investimento, e lo scopo è quello di alimentare, o meglio di ricreare, un clima di euforia che faccia aumentare i flussi e quindi le commissioni di negoziazione: per i vostri investimenti, però, è decisivo sapere distinguere tra queste manipolazioni di massa e la realtà dei fatti.
Il dato per gli occupati di venerdì NON è un segnale di accelerazione della crescita economica, mentre è molto più importante il rialzo del tasso di crescita delle retribuzioni (oggi al 2,7%) ed è ancora più significativo l’aumento la quota degli americani che hanno smesso di cercare lavoro (calo del tasso di partecipazione, primo grafico qui sotto).
Da qui deriva il calo del tasso di disoccupazione, che potrebbe ulteriormente scendere (seconda immagine qui sotto): per noi investitori, le implicazioni più significative non stanno però sul lato della crescita economica, quanto sul lato dei prezzi, dell’inflazione, del costo del denaro e dei rendimenti delle obbligazioni.
Fonte: IFF
Fonte: IFF
Nel daily dedicato ai Clienti, The Morning Brief, di oggi 4 giugno 2018, abbiamo trattato i seguenti temi:
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- Questa settimana importanti dati macro dalla Cina: bilancia commerciale e prezzi al consumo
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