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Referendum in Grecia: se vince il Sì, se vince il No

Lo sviluppo dei negoziati tra la Grecia e i suoi creditori e la prospettiva di un referendum il prossimo 5 luglio generano nel breve termine una sequenza di forte volatilità sui mercati finanziari. Non sono tuttavia coinvolte le nostre strategie di investimento a medio o lungo termine né la nostra fiducia nelle prospettive di valorizzazione delle azioni all’interno dell’Eurozona.

di Redazione Soldionline 1 lug 2015 ore 14:34

 A cura di Marc Craquelin, direttore dell'asset management di La Financière de l'Echiquier

Lo sviluppo dei negoziati tra la Grecia e i suoi creditori e la prospettiva di un referendum il prossimo 5 luglio generano nel breve termine una sequenza di forte volatilità sui mercati finanziari. Non sono tuttavia coinvolte le nostre strategie di investimento a medio o lungo termine né la nostra fiducia nelle prospettive di valorizzazione delle azioni all’interno dell’Eurozona.

grecia7_1Quali le prossime scadenze cui dovrà far fronte la Grecia?
- Il 30 giugno: prima scadenza per il rimborso del piano di aiuti finanziari alla Grecia. In caso di mancato rimborso dei 1,6 Md € che gli sono dovuti il Fondo Monetario Internazionale ha fatto sapere che porrà fine all’assistenza al paese, rendendo così molto difficile la posizione della BCE. Quest’ultima ha, tra l’altro, già scontato il deterioramento delle prospettive di bilancio greche visto che domenica non ha rialzato la soglia dei prestiti d’emergenza ELA (Emergency Liquidity Assistance). Il vincolo della liquidità si esercita quindi con maggior forza sulle banche greche.
- Il 5 luglio: referendum popolare in Grecia. La domanda, i cui termini esatti devono ancora essere definiti, dovrebbe essere incentrata sull’accettazione del piano di austerità.

Quali gli esiti possibili del referendum?
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Se a vincere fosse il «sì» (come ipotizzano i sondaggi): questo scenario più favorevole potrebbe tuttavia innescare un periodo di instabilità politica in Grecia (possibili elezioni anticipate) limitando di fatto il piano proposto dalle istituzioni sia negli importi che nella durata, prima che un 3° piano di aiuti – ivi compresa la ristrutturazione del debito esistente – venga discusso a partire dall’autunno.
- Se a vincere fosse il «no»: il default sarebbe garantito per il 20 luglio. La BCE non avrebbe altra scelta se non quella di interrompere l’ELA e tutte le banche greche fallirebbero. Si rafforzerebbero i timori di un’uscita della Grecia dall’Eurozona.

Quale impatto derivante dal Grexit?
- E’ difficilmente quantificabile ma non va dimenticato che l’influenza economica della Grecia è limitata. Rappresenta solo il 3,3% della popolazione e l’1,8% del PIL dell’Eurozona. · Deve essere ridimensionato il costo finanziario per l’Eurozona provocato dall’uscita della Grecia. Il default sarebbe di 350 Md € di cui una parte probabilmente recuperata in futuro e 150 Md € che incidono sul Fondo di Stabilità, sufficientemente capiente per assorbire la perdita. La perdita netta dovrebbe quindi essere compresa tra i 100 e i 200 Md €, pari quindi a meno del 2% del PIL dell’Eurozona.
- Di contro, bisognerà tener conto di un incremento del premio al rischio in tutta la zona, tra l’altro nei paesi periferici (Spagna, Portogallo).

Quali le possibili reazioni dei mercati?
- Abbiamo già osservato che in parte l’effetto dello scossone era forse atteso dai mercati, il cui impatto è limitato proporzionalmente e nella durata.
- A brevissimo termine è lecito anticipare una flessione dei mercati azionari, tra l’altro nell’Eurozona.
- A breve termine le istituzioni europee contrasteranno sicuramente il rischio di contagio grazie ai dispositivi messi in atto dal 2011 (OMT, QE, Unione bancaria, ESM…) atti a tranquillizzare alla fine gli investitori, a prescindere dall’esito della crisi.

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