Quanto vale l’euro?
Diventa sempre più difficile decifrare i movimenti dei cambi: non è mai stato facile, ma oggi la situazione è resa unica nell’intera storia dei mercati dalle (famigerate) politiche monetarie iper aggressive e “non convenzionali”
di Valter Buffo 8 mag 2018 ore 09:09Commento giornaliero di www.recce-d.com
Diventa sempre più difficile decifrare i movimenti dei cambi: non è mai stato facile, ma oggi la situazione è resa unica nell’intera storia dei mercati dalle (famigerate) politiche monetarie iper aggressive e “non convenzionali”. Ad esempio, chi solo 12 mesi fa strillava ai quattro venti del “dollaro forte”, ovvero tutte le grandi banche internazionali, si è riposizionato poi adesso sul tema del “dollaro debole”: noi investitori facciamo bene a dubitare e chiederci se non finirà come la volta precedente.
Oggi ci occupiamo del valore del cambio principale, ovvero euro per dollaro USA, e insieme a voi proviamo a mettere in evidenza i fattori fondamentali che potrebbero pesare maggiormente. Nel passato, si era data grande importanza alle differenze tra i tassi ufficiali di interesse, oppure ancora alle differenze tra i tassi di interesse di mercato: di questo tratta il primo dei due grafici che oggi proponiamo in basso. Le tre linee colorate sono le medie dei differenziali di rendimento tra Area Euro ed altri Paesi Sviluppati, e come vedete le tre medie scendono in negativo per effetto delle politiche monetarie molto aggressive della BCE. Il fatto è noto, ma è utile metterlo a confronto con la linea in nero, che è il cambio dell’euro, che si rafforza proprio in corrispondenza con il calo delle linee colorate, contraddicendo quindi la tradizionale teoria che diceva che a tassi più bassi corrisponde una valuta più debole. C’è anche una seconda teoria che è stata messa in difficoltà negli ultimi anni, ed è quella che dice che il valore di una divisa dipende dalla forza dell’economia sottostante. Ebbene, se fate attenzione ciò che racconta il secondo grafico che segue, vedete che l’economia europea è cresciuta molto meno di quella americana, dopo la Grande Crisi Finanziaria. Cosa ricaviamo da queste osservazioni? Che la ragione per la forza relativa dell’euro nel 2017 deve stare, per forza, da qualche altra parte: e che potrebbe essere una motivazione piuttosto fragile, e quindi poco duratura nel tempo, come abbiamo già scritto in precedenza proprio su SoldiOnline.it (Chissà dove andrà il dollaro USA?).
Fonte: IFF
Fonte: IFF
Nel daily dedicato ai Clienti, The Morning Brief, di oggi 8 maggio 2018, abbiamo trattato i seguenti temi:
- Petrolio sempre forte, intorno a 70 dollari USA sul mercato Nymex
- Il dato del giorno, della settimana e del mese resta la forza del cambio del dollaro USA, stamattina sotto 1,2000 in Asia
- S&P 500 che sale ancora, dopo l’anomalo rimbalzo di venerdì, ma non si allontana dalla sua media mobile a 200 giorni
- SEZIONE L'OPERATIVITA' questa settimana sul piano operativo ci occupiamo delle nuove opportunità sulle banche in Europa. Che non si trovano sul lato LONG
- SEZIONE L'ANALISI il tema della nostra Analisi sarà il rischio, da molti non percepito, che ogni giorno si manifesta più chiaramente sui mercati obbligazionari di tutto il Mondo