Quali altri effetti inattesi del QE vedremo nelle prossime settimane e nei prossimi mesi?
Il Bund decennale ieri ha superato lo 1% di rendimento, ed è arrivato a perdere 10 punti dai minimi sul prezzo, per poi mettere a segno un recupero incredibile, di ben 18 punti base. Che fare ora?
di Redazione Soldionline 5 giu 2015 ore 09:42Commento giornaliero di www.recce-d.com
I TEMI DEL GIORNO
1. Occupati USA: fuochi di artificio? Che cosa guardare nel dato di oggi? Il dato più forte di questo inizio 2015, per gli USA, è stato il calo della produttività (-3,9% nel primo trimestre, dato comunicato proprio ieri): questo dato è spiegato da cosa? Dal fatto che l’occupazione cresce ma il prodotto no. Ovvero, che per sette anni abbiamo visto crescere la produzione grazie a riduzioni si costi, ma da qui in vanti non sarà più così. Tutta l’attenzione dovrà quindi andare alla voce retribuzioni e salari. Quanto alla reazione dei mercati, la volatilità ha subito un’impennata e molti si aspettano i fuochi di artificio per la fine del trimestre, quindi in una seduta come quella di oggi si potrebbe vedere di tutto [importante per: equity, valute ed obbligazioni (USA)].
2. Un turning point pluriennale. Chi ancora non ha capito che siamo di fronte a un vero e proprio punto di svolta, e dice che non è cambiato nulla, rende un cattivo servizio al suo portafoglio ed eventualmente ai suoi Clienti. Il punto è che si è trattato di un evento che non ha precedenti nella storia (va messo a confronto con il QE), e che nessuno ci ha ancora capito nulla: neppure Draghi, visto l’effetto delle sue parole di mercoledì scorso. Il Bund decennale ieri ha superato lo 1% di rendimento, ed è arrivato a perdere 10 lire dai minimi sul prezzo, per poi mettere a segno un recupero incredibile, nella medesima seduta, di ben 18 punti base: lo racconta il grafico sotto. Che fare ora? Quali altri effetti inattesi del QE vedremo nelle prossime settimane e nei prossimi mesi? Ripetiamo di essere molto attenti a ciò che succederà nel comparto equity di Eurozona, un altro “trade” dove tutti stanno dalla stessa parte (come era il Bund un mese fa). Il 2015 non finirà come vi dicevano a gennaio, in ogni caso: e ne abbiamo scritto anche ieri nel nostro Blog [importante per: equity, valute ed obbligazioni (Eurozona)].
3. Tsipras fa rima con Soros. Era più o meno una situazione come questa, nel 1992: tutti, tranne George Soros e pochi altri, erano tranquilli della solidità di lira e sterlina dentro i meccanismi dello SME. La sorpresa, come i meno giovani ricordano, fu forte, e i soldi che Soros fece furono … una montagna. Si disse che aveva “fatto fallire la Bank of England”, ed ovviamente non fu così: ma non si torno mai più alla situazione precedente. [importante per: equity, valute ed obbligazioni (Eurozona)].
L'OPERATIVITA'
Materie prime e tassi di interesse Detto che la riunione OPEC di oggi a nostro parere confermerà che il petrolio a 70-75$ all’OPEC sta benissimo, il dibattito tra gli operatori, sui desk di tutto il mondo, si è concentrato negli ultimi mesi su una domanda, poi ripresa anche dal Wall Street Journal nel titolo “OPEC price leveraging is weakening”: la capacità dell’OPEC di influenzare, ed anzi indirizzare, il prezzo del petrolio, si è indebolita proprio nel 2015? Come tutti ricordano l’OPEC ha annunciato in modo pubblico una “guerra dei prezzi” il cui scopo era mettere fuori mercato tutta la fascia di produttori con costi di produzione più alti (il cosiddetto “fracking”). Ma il “fracking” nel frattempo ha modificato le proprie tecniche, e quindi anche i propri costi: e si è visto proprio in questi ultimi sei mesi, perché il “fracking” non è finito del tutto fuori mercato. Ha scritto il WSJ: “In the past, OPEC forced prices higher by cutting production, or it steadied them by flooding the market during crisis, war or when it wanted to make a point about its collective might. The 12-country group’s meeting in Vienna on Friday is likely to result in a very different response: doing nothing. This week’s meeting of the world’s oil cartel will show how much its power has diminished amid sweeping changes in the global energy market.” Se l’esito di questo meeting dell’OPEC fosse quello anticipato dal WSJ, sarebbe chiari che chi nei mesi scorsi diceva che “per molti anni” il prezzo del petrolio sarebbe rimasto sui minimi si sbagliava, e di nuovo sarebbe necessario rifare tutti i conti.
L'ANALISI
Cina ed Emergenti rischio globale? Un investitore italiano, che si limita a comperare BTP, non può permettersi di trascurare oggi ciò che succede ai mercati in Cina: si tratta di fatti molto più importanti di quelli che riguardano la Grecia. Ieri per mezzo di un grafico vi abbiamo mostrato che per riportare l’indice di Borsa in linea con il dato per il GDP sarebbe necessaria oggi una discesa dei prezzi superiore al 50%. Oggi, sempre per via grafica, vi mostriamo (primo grafico) l’andamento opposto delle emissioni di obbligazioni (in calo) e di azioni (in aumento) in Cina, e anche (secondo grafico) la storia dei tassi ufficiali in Cina (la retta blu nel secondo grafico) e la scarsa correlazione con l’indice di Borsa. Il secondo grafico ci dice che in Cina conta la quantità, e non il presso, del credito: ed è proprio quella, la quantità di credito, che viene manovrata dalla Banca Centrale (PBOC). Per questo, è molto significativo il calo delle emissioni obbligazionarie che vedete nel primo grafico: e questa può essere al tempo stesso una ragione forte che spinge a fare salire i prezzi di Borsa. Ovvero: per fornire alle aziende un canale di raccolta di fondi alternativo, visto che il mercato obbligazionario è saturo.