Quale futuro per la Grecia?
Le istituzioni finanziarie europee hanno ora un’esposizione minima verso la Grecia, il che diminuisce la probabilità di una nuova e più ampia crisi
di Redazione Soldionline 13 feb 2015 ore 10:48A cura di Azad Zangana, European Economist di Schroders
La situazione in Grecia ha quattro diversi scenari di un possibile esito:
- Esito positivo. La Troika fa alcune concessioni a Syriza, in cambio della continuazione del processo di riforme. L’economia greca ha un piccolo rallentamento, ma evita la recessione. L’impatto sull’Europa nel suo complesso è poco significativo.
- Syriza fallisce. Syriza non riesce a ottenere nulla dalla Troika e si rende conto della dura realtà delle finanze greche. Il partito non riesce quindi ad effettuare gli aumenti di spesa pubblica e i tagli alle tasse promessi. Syriza come partito si frammenta e la coalizione si rompe, portando a nuove elezioni. L’economia ellenica rallenta, ma le implicazioni generali sono poco significative.
- Grexit. Syriza rompe i legami con la Troika, non essendo riuscita a raggiungere un compromesso, e poi si rifiuta di pagare gli interessi sul debito concesso dalla Troika. I leader europei decidono di spingere la Grecia fuori dall’Eurozona bloccando i fondi della BCE diretti verso le banche greche, il che porta alla cosiddetta “corsa agli sportelli”. Alla fine, la Grecia è costretta ad abbandonare l’unione monetaria per poter stampare la propria valuta. Il Paese entra in una profonda e lunga recessione, con alcuni effetti collaterali in Europa.
- La Troika se ne va, ma senza Grexit. Le negoziazioni con la Troika finiscono in stallo, con un blocco del credito. La Grecia continua a ripagare i prestiti ma, per poterlo fare, è costretta a mantenere un ampio avanzo di bilancio. Poiché non c’è default, la BCE continua a supportare le banche greche, facendo sì che la Grecia rimanga nell’eurozona. L’economia greca entra in recessione a causa dell’aumento di austerità, ma gli effetti secondari sono temporanei e di piccola portata.
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Tornando allo scenario attuale, fuori dalla Grecia il rischio contagio dei mercati si è ridotto drasticamente, rispetto a quando è iniziata la crisi del debito sovrano. Le istituzioni finanziarie europee hanno ora un’esposizione minima verso la Grecia, il che diminuisce la probabilità di una nuova e più ampia crisi. Ciò rafforza anche la posizione della Troika nei prossimi negoziati.
Mentre i mercati finanziari potrebbero essere abbastanza contenti della situazione in Grecia, ci potrebbero ancora essere effetti collaterali a livello politico. Syriza è il primo partito di protesta in grado di raggiungere il potere in uno Stato europeo. In base ai suoi successi nei prossimi mesi, il supporto per i partiti simili in tutta Europa potrebbe aumentare. Per esempio, la versione spagnola di Syriza, cioè Podemos, è attualmente al secondo posto nei sondaggi in vista delle prossime elezioni, a dicembre 2015. Se un partito anti-austerità dovesse prendere il potere nella quarta economia europea, il rischio di una crisi politica conclamata potrebbe impattare seriamente sui mercati europei.
L’economia greca è tornata a una crescita positiva nel 2014, soprattutto grazie a maggiori esportazioni e una minore debolezza di altre sotto-componenti. Nonostante l’esperienza greca sia un eccesso, ci saremmo aspettati a questo punto qualche segnale di ripresa negli investimenti delle imprese, specialmente grazie alla repentina caduta dei prezzi degli asset. Ciò evidenzia l’esitazione e lo scarso sentiment che hanno sia gli investitori locali sia quelli stranieri che, a nostro avviso, verrà solo esacerbata dai risultati delle elezioni.
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Il futuro della Grecia ora dipende dalla capacità di Syriza di governare in modo responsabile e di riconoscere che le più importanti riforme strutturali rimangono necessarie per aumentare la competitività del Paese. Sfortunatamente, è difficile essere ottimisti da questo punto di vista, poiché Syriza promette di abolire le riforme del mercato del lavoro fatte e di nazionalizzare le banche. Nel frattempo, la permanenza della Grecia nell’unione monetaria dipende dalle riforme strutturali, ma anche dall’abilità di Alexis Tsipras di raggiungere un compromesso accettabile con la Troika.
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Andremo quasi certamente verso uno stallo nelle negoziazioni nel breve periodo, anche solo per la volontà di Syriza di mantenere una linea ferma. Il rischio della cosiddetta “Grexit” è ancora una volta elevato e, per questa ragione, gli investitori dovrebbero pensarci molto bene, prima di investire in Grecia.