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Propensione al rischio in crescita: battute d’arresto in vista?

I mercati azionari hanno iniziato il 2020 confermando il trend positivo in atto da alcuni mesi, trascinati dai continui record fissati dai principali indici azionari statunitense

di Redazione Soldionline 17 gen 2020 ore 11:10

I mercati azionari hanno iniziato il 2020 sulla falsariga dell’anno precedente, confermando il trend positivo in atto da alcuni mesi, trascinati dai continui record fissati dai principali indici azionari statunitense.
Secondo Stefan Scheurer - Director Global Capital Markets & Thematic Research di Allianz Global Investors – ci troviamo in una situazione di crescente propensione al rischio. “Le posizioni degli investitori riflettono tale contesto”, ha sottolineato l’esperto, che, tuttavia, fa notare come gli indicatori tecnici come gli indicatori di forza relativa (RSI), suggeriscano una situazione di ipercomprato sempre più evidente.
Sulla base di queste indicazioni nell’analisi seguente l’esperto ha fornito alcune indicazioni per i prossimi mesi.

 

rischio_10Eravamo così soddisfatti che le incertezze geopolitiche stessero diminuendo alla fine del vecchio decennio. Il parlamento britannico ha ratificato l’accordo sulla Brexit, le possibilità di un accordo commerciale di “fase 1” tra Stati Uniti e Cina sono aumentate trovando conferma nella firma del documento nei giorni scorsi; inoltre, le Banche Centrali hanno mantenuto le proprie politiche monetarie espansive, sono cresciute le speranze di una ripresa ciclica sostenuta e i mercati hanno registrato un rally di fine anno.

Tutto lasciava presagire un inizio promettente per il nuovo decennio, non è così?
Dopo l’escalation delle tensioni geopolitiche tra Iran e USA, l’ottimismo sui mercati finanziari internazionali è temporaneamente venuto meno. Fortunatamente, l'avversione al rischio scatenata dagli scontri tra Iran e Stati Uniti ha avuto vita breve. I prezzi del petrolio hanno evidenziato una rapida impennata a oltre USD 70/barile (i massimi da maggio 2019) a seguito di un aumento dei premi per il rischio, ma nel giro di pochi giorni sono tornati ai livelli di inizio anno, con un andamento analogo a quello successivo agli attacchi alle raffinerie petrolifere in Arabia Saudita. Nonostante i nuovi tagli alla produzione da parte dei Paesi OPEC, le scorte di petrolio rimangono consistenti. L’eccesso di offerta a livello globale dovrebbe mantenere i prezzi tra USD 60 e 70/barile.


Se, tuttavia, i mercati sconteranno premi per il rischio (geopolitico) più alti a medio termine, la ripresa economica ancora fragile potrebbe registrare una battuta d’arresto. Ad ogni modo, i segnali di stabilizzazione sono aumentati. Il nostro Global Macro Breadth Index è avanzato per la prima volta in otto mesi, trainato dagli USA, dall’area euro e dai principali mercati emergenti (Cina inclusa). I PMI indicano un miglioramento delle prospettive e iniziano a emergere i primi segnali di ripresa del commercio globale. I dati recenti dalla Cina sono particolarmente interessanti, in quando indicano una stabilizzazione a livello sia di esportazioni che di importazioni. Pertanto, le stime di consensus sulla crescita del PIL sono state riviste al rialzo in gran parte dei Paesi del nostro universo per la prima volta negli ultimi 19 mesi. Nonostante i mercati scontino prospettive future più rosee, permangono i dubbi circa un’accelerazione sostenuta della crescita globale. I recenti progressi sono ampiamente ascrivibili agli indicatori di sentiment. Al contempo, le prospettive per gli investimenti societari globali (fattore imprescindibile per un aumento della crescita del PIL) sono quanto meno modeste. La prossima stagione di pubblicazione degli utili aziendali del quarto trimestre sarà quindi oggetto di grande attenzione.

La propensione al rischio è in crescita da oltre quattro mesi e i mercati azionari globali hanno toccato i massimi annuali o assoluti. Le posizioni degli investitori riflettono tale contesto. Secondo l'ultimo sondaggio dell'American Association of Individual Investors (AAII), il numero medio di “orsi” per un dato mese si è quasi dimezzato. I put-call ratios indicano un forte ottimismo, in particolare negli USA. Al contempo, gli indicatori tecnici come gli indicatori di forza relativa (RSI), suggeriscono una situazione di ipercomprato sempre più evidente. I significativi flussi netti in entrata nei fondi obbligazionari e monetari globali (oltre USD 1.000 miliardi nel 2019) hanno sorpreso gli investitori. I nuovi risk budget degli investitori istituzionali, i segnali di ripresa ciclica, le politiche monetarie e fiscali favorevoli e le minori incertezze politiche potrebbero portare ad un aumento dei flussi netti nei fondi azionari, già a quota USD 50 miliardi circa negli ultimi tre mesi. Il trend a livello fondamentale potrebbe subire delle battute d’arresto, anche se tutto sembra indicare che gli investimenti nelle asset class più rischiose proseguiranno.

 

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