Profitti 2015 sotto attacco
Si può continuare a dibattere a lungo gli aspetti positivi e quelli negativi della discesa (crollo) del prezzo del petrolio. Intanto però il mercato ha preso una parte
di Redazione Soldionline 16 dic 2014 ore 10:11A cura di Alessandro Balsotti, Senior Portfolio Manager di JCI Capital
Si può continuare a dibattere a lungo gli aspetti positivi e quelli negativi della discesa (crollo) del prezzo del petrolio. Intanto però il mercato ha preso una parte. L’accelerazione della discesa nelle ultime due settimane ha innescato una violenta fase di avversione al rischio e di prese di profitto che proprio in queste ultime sessioni è diventata particolarmente aggressiva.
Se proprio si vuole dare una motivazione macroeconomica, si può dire che siano state nuove più pessimistiche previsioni di (mancata) crescita nella domanda di greggio a innescare la più recente fase ribassista nei prezzi al barile e ad alimentare il dubbio che la scarsa domanda, sintomo di forte rallentamento globale, più che l’abbondanza dell’offerta, siano la causa principale.
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In realtà a mio avviso la spiegazione è più semplice ed è di natura psicologica. Come già ribadito un paio di settimane fa, la volatilità e un inatteso ma significativo cambiamento in importanti variabili economiche, come in questo caso il prezzo del petrolio, cambiano gli scenari di riferimento e scatenano fasi difensive in cui gli operatori devono valutare la nuova situazione. La novità è quasi sempre destabilizzante e la reazione è spesso quella di prendere profitto dove e quando ci sia. A maggior ragione questo accade ora che ci troviamo a ridosso della fine dell’anno. L’azionario americano è stata la prima vittima designata. I mercati emergenti hanno seguito a ruota, prima con logici distinguo tra produttori e consumatori di petrolio, in seguito più caoticamente andando a colpire dove le posizioni erano più estese e fragili.
Dei trend vincenti del 2015 ne mancano ancora almeno due all’appello di un significativo ‘profit-taking’: il dollaro e la periferia europea. Il primo può sicuramente creare qualche grattacapo da qui alla fine dell’anno. Qualche avvisaglia si è già vista sul Usd/Jpy. Si consiglia di prestare attenzione. Per quanto riguarda la periferia europea, Grecia a parte, sembra invece improbabile che una correzione possa estendersi più di tanto con l’ECB pronta a premere il grilletto su QE. Lo scarso risultato della seconda asta di T-LTRO rende un programma di acquisto titoli importante (500 miliardi?) più probabile.
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E fino al meeting di fine gennaio queste ormai elevate aspettative non possono venire deluse. Se, come il sottoscritto, credete che qualsiasi azione dell’ECB non sarà in grado di far ripartire seriamente la crescita (in mancanza di riforme alla governance e all’azione fiscale europea), ricordate che i titoli obbligazionari hanno una rete di protezione negli acquisti dell’ECB mentre i titoli azionari molto meno. Almeno fino a quando non si penserà a un programma di acquisto di azioni.