Il prossimo presidente FED: l'identikit dei candidati
L'investitura del prossimo numero uno FED è uno dei principali appuntamenti dei primi mesi del 2018. Una vicenda da seguire, visto il ruolo della Banca Centrale Usa
di Redazione Soldionline 24 ott 2017 ore 10:35L'investitura del prossimo numero uno della Federal Reserve americana, per opera del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, è uno dei principali appuntamenti dei primi mesi del prossimo anno. Il mandato della Yellen scade infatti nel febbraio 2018. Intanto è già partito il toto nomine. Accanto all'ipotesi di una riconferma dell'attuale presidentessa (molto improbabile qualche mese fa, ma che sembra essere diventata invece un'opzione meno peregrina) ci sono altri 4 candidati. Chi e come sono gli attuali papabili? Ne ha scritto Luke Bartholomew, Investment Strategist di Aberdeen Standard Investments. Una vicenda da seguire, visto il ruolo sempre più primario degli istituti centrali nelle dinamiche dei mercati.
Di seguito il report dell'esperto
Trump ha indicato che è vicino all’annuncio della sua scelta per il prossimo presidente della Fed, a partire da una lista di cinque candidati.
Un’opzione è riconfermare il presidente attuale, Janet Yellen. Questo sarebbe visto presumibilmente come il proseguimento dell’attuale linea di politica monetaria con un ciclo di rialzo graduale e di debole intensità e una riduzione graduale del bilancio secondo i piani pubblicati dalla Fed. La riconferma del presidente in essere ad un cambio di amministrazione è diventata una consuetudine. Trump ha indicato la sua apertura a Yellen ma è anche imprevedibile. L’attuale presidente della Fed ha difeso vigorosamente le riforme post crisi finanziaria che Trump vuole ritirare. Essere in disaccordo con il presidente in questo modo potrebbe nuocere alle sue chance.
Gli altri quattro candidati dovrebbero essere: Gary Cohn, Kevin Warsh, Jerome Powell e John Taylor.
Gary Cohn è passato un po’ in secondo piano come candidato ultimamente. Non ha una formazione economica di tipo formale ma porterebbe al ruolo un acume finanziario formidabile. Le sue chance sembrano essere scemate in seguito alle critiche per la risposta di Trump alle proteste di Charlottesville.
Kevin Warsh è un ex direttore della Fed e, fatto non insignificante, il genero di un buon amico di Trump. Si è fatto la reputazione di falco ed è a favore di una riduzione sostanziale del bilancio della Fed rispetto ai livelli attuali. C’è stata una reazione notevolmente negativa negli ultimi tempi da parte di molti economisti alla proposta della sua candidatura, dato che le previsioni di Warsh sull’allentamento monetario, la politica fiscale e in generale lo stato dell’economia sono state in larga parte disattese.
Anche Jerome Powell è stato presidente della Fed, ha la reputazione di centrista ed è un po’ più attento alla deregolamentazione finanziaria.
John Taylor è un ben noto macroeconomista. È particolarmente famoso per la cosiddetta Regola di Taylor che aiuta le banche centrali in tutto il mondo a stabilire la politica monetaria. Tuttavia, potrebbe non dimostrare la flessibilità di pensiero o azione richiesta al presidente della Fed.
Forse si potrebbe sostenere l’idea di un nuovo candidato che possa introdurre un cambio di regime per sconvolgere l’economia e creare l’aspettativa di un tasso di crescita e di inflazione superiori. Ma tutti gli altri candidati rappresenterebbero in gran parte un mantenimento dello status quo o un movimento verso tassi più alti, più rapidamente. Se Trump fosse irremovibile sul fatto che intende sostituire Janet Yellen, il prossimo miglior candidato sarebbe probabilmente Powell, che rappresenta l’esperienza nelle politiche monetarie e nessun cambiamento negativo alla direzione della Fed.
C’è molto da ammirare nel modo in cui Yellen ha gestito la Fed. Più di recente, ha iniziato il processo di ritiro dell’allentamento monetario, che molti pensavano sarebbe stato disastroso, con aplomb. Nel frattempo ha monitorato una solida ripresa economica. È stata incolpata di molti mali economici, la maggior parte dei quali ingiustificatamente. Tuttavia, i suoi critici si fanno sentire e questo potrebbe essere la sua rovina in un mondo in cui la voce più alta è spesso quella che arriva all’orecchio del presidente.