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Petrolio: rischi bilanciati

Nella prima parte del 2018 l'andamento del petrolio ha ricalcato il trend registrato dall'azionario. Tuttavia, il recupero delle quotazioni è stato molto più contenuto

di Redazione Soldionline 4 apr 2018 ore 15:12

Nella prima parte del 2018 l'andamento delle quotazioni del petrolio ha ricalcato il trend registrato dai mercati azionari.
"Tuttavia, diversamente dall’equity, il recupero delle quotazioni è stato molto
più contenuto a causa del progressivo deterioramento dei fondamentali", ha segnalato Daniela Corsini, economista di IntesaSanpaolo per il settore delle materie prime.
L'esperta ritiene che al momento, i rischi sul mercato del petrolio siano circa bilanciati e nell'analisti seguente spiega i motivi di questa tesi.

 

Dopo i massimi di inizio anno, le quotazioni del petrolio hanno corretto, seguendo il sell-off dei mercati azionari. Tuttavia, diversamente dall’equity, il recupero delle quotazioni è stato molto più contenuto a causa del progressivo deterioramento dei fondamentali.

barili-petrolioIn particolare, le stime di crescita dell’offerta non-OPEC sono state continuamente riviste al rialzo ed ora si prevede addirittura che gli Stati Uniti diventeranno il primo produttore al mondo entro fine anno, superando la soglia di 11 milioni di barili al giorno (mb/g). Di conseguenza, nonostante una buona crescita della domanda mondiale e nonostante la promessa di OPEC e alleati non-OPEC di limitare la produzione domestica sino a fine dicembre 2018, il mercato mondiale rimarrà probabilmente in surplus dal 3° trimestre 2018 sino almeno a fine 2019.

I dati pubblicati in marzo dall’U.S. Energy Information Administration (EIA) mostrano che dopo aver registrato un significativo deficit nel 2017 (-0,5 mb/g), il mercato tornerà in surplus nel 2018 (+0,4 mb/g) e si manterrà in eccesso di offerta anche nel 2019 (+0,3 mb/g).

 

Prezzi del petrolio: in estate è tornato l’ottimismo

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Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Thomson Reuters-Datastream

 

Ciò implica che le scorte commerciali nei paesi OCSE rilevate dall’International Energy Agency (IEA) dovrebbero tornare a crescere e il gap con la loro media a cinque anni non potrà chiudersi, fatta eccezione per un breve periodo nel corso del 1° semestre 2018.

 

Produzione statunitense in eccezionale crescita

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Fonte: elaborazione Intesa Sanpaolo su dati U.S. EIA

 

Secondo il nostro modello di base, nel 2018 il Brent dovrebbe scambiare in un ampio trading range attorno ad una media di circa 65 dollari al barile perché riteniamo che i rischi siano circa bilanciati: pressioni al ribasso legate alla la fragilità dei fondamentali (il mercato sarà in surplus anche se OPEC e Russia manterranno i tagli sino a fine anno) saranno circa bilanciati da una forte domanda finanziaria per investimenti in commodity (le posizioni nette lunghe sono rimaste per molto tempo vicine ai massimi da sempre anche grazie alla backwardation delle curve forward).

Nel 2019, finalmente la domanda mondiale dovrebbe crescere più dell’offerta non-OPEC e riteniamo quindi probabile un rialzo verso una media di 70 dollari al barile. Lo spread fra petrolio Brent e WTI si manterrà ampio. Nel nostro modello di base ci attendiamo uno spread medio di 4 dollari nel corso del prossimo biennio, giustificato dal differenziale dei costi di trasporto dai bacini shale verso l’Asia.

Fra i principali rischi che gravano sul nostro scenario, sottolineiamo che gli investimenti in petrolio potrebbero diventare meno appetibili se mutasse l’inclinazione della curva forward, attualmente in backwardation per il Brent. Tuttavia, in marzo abbiamo registrato sessioni in cui i primi mesi lungo la curva del WTI si erano spostati in contango e recentemente le curve forward per molti prodotti derivati dal petrolio si sono appiattite. Se venisse meno l’incentivo finanziario a detenere petrolio legato al positivo roll-yield, allora potremmo assistere alla liquidazione di molte posizioni nette lunghe e si aprirebbe la strada ad un’ampia correzione delle quotazioni.

Al momento, riteniamo che i rischi sul mercato del petrolio siano circa bilanciati: pressioni al ribasso legate alla la fragilità dei fondamentali e alla rapidissima crescita dell’offerta statunitense potrebbero essere controbilanciati da una forte domanda finanziaria per investimenti in commodity.

 

La titolarità dell'analisi che qui riportiamo è dell'autore della stessa, e l'editore - che ospita questo commento - non si assume nessuna responsabilità per il suo contenuto e per le finalità per cui il lettore lo utilizzerà.
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