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Petrolio, le incertezze geopolitiche non cambiano i fondamentali

Lo scenario di base di Jean-François Jolivalt (La Française) prevede ancora un eccesso di offerta, grazie al boom dell’estrazione di shale oil e alla debole crescita della domanda globale

di Redazione Soldionline 17 gen 2020 ore 16:33

Nelle ultime settimana il prezzo del petrolio è stato oggetto di forte volatilità, complici anche le incertezze geopolitiche dovute all’uccisione del generale iraniano Qasem Soleimani da parte degli Stati Uniti.
Tuttavia, secondo Jean-François Jolivalt - gestore Multi Asset di La Française - i fondamentali del mercato dell’oro nero non sono cambiati. “Il nostro scenario di base prevede ancora un eccesso di offerta, grazie al boom dell’estrazione di shale oil e alla debole crescita della domanda globale”, ha evidenziato l’esperto, che nell’analisi seguente fornisce maggiori dettagli su questa affermazione.

 

estrazione-petrolioLe incertezze geopolitiche sono tornate di attualità dopo l’uccisione del generale iraniano Qasem Soleimani da parte degli Stati Uniti. Petrolio e oro sono tornati sulle prime pagine dei giornali. Il prezzo di un barile di Brent, benchmark per il petrolio del Nord Europa, si è avvicinato a $70, sfiorando il massimo del 2019 (fonte: Bloomberg). L’oro è tornato ai $1550 all’oncia, il livello più alto dal 2013 (fonte: Bloomberg). Questo stato di cose si è tradotto inoltre in una classica corsa ai cosiddetti “safe assets” , come lo yen e i titoli di Stato, che nei giorni successivi alla diffusione della notizia hanno dato vita  a un rally.

Quest’ultimo sviluppo nelle relazioni Usa-Iran segue l’attacco, avvenuto a settembre e di cui è accusata Teheran, contro le strutture della saudita ARAMCO e ad altre infrastrutture dell’energia saudita. I mercati ne furono spaventati, aspettandosi interruzioni alla produzione di petrolio proprio nella regione dei maggiori produttori di greggio. Appena pochi giorni dopo l’annuncio dei raid americani, l’Iran ha risposto colpendo con missili una base militare irachena i. Mercoledì scorso il presidente Trump ha pubblicamente minimizzato l’intera situazione cercando di contenere l’escalation di ostilità con l’Iran.

Al momento, i fondamentali del mercato del petrolio non sono cambiati. Il nostro scenario di base prevede ancora un eccesso di offerta, grazie al boom dell’estrazione di shale oil e alla debole crescita della domanda globale. In altre parole, il petrolio dovrebbe continuare a essere abbondante. Ciò dovrebbe limitare gli aumenti dei prezzi. In questo contesto, i recenti eventi drammatici non dovrebbero avere un impatto particolarmente rilevante sull’economia globale. Il nostro scenario di base per il 2020 è quello di una ripresa moderata con una crescita lenta ma costante, pressioni inflazionistiche deboli e politiche monetarie accomodanti.

Ciò detto, la recente volatilità dei mercati del petrolio si registra nel contesto di prezzi dell’energia in aumento negli ultimi mesi. Tuttavia le ragioni principali di questo movimento vanno ricondotte a:

  1. I mercati stanno scontando una serie di rischi esogeni e poco prevedibili, specialmente quelli connessi alla Brexit e alle dispute legate alla guerra commerciale Usa-Cina;
  2. I dati economici migliorati in tutto il mondo suggeriscono che l’ipotesi di una recessione non è più di attualità . Come gli altri asset rischiosi, il petrolio è aumentato di pari passo agli investimenti di tipo ottimista/reflazionista.


Sempre difficile prevedere cosa ci aspetta, poiché non possiamo escludere nuove tensioni. Ogni escalation  potrebbe ovviamente innescare un brusco aumento nei prezzi del greggio e questo peserebbe in definitiva  sulle prospettive macroeconomiche globali. Un aumento dei prezzi sospinto dall’offerta dovrebbe ridurre il capex globale, colpire la domanda dei consumatori e impattare sugli importatori di petrolio, specialmente i Paesi emergenti con partite correnti in deficit. Questo scenario potrebbe condurre a una significativa pressione deflazionistica, a fronte di una domanda ridotta. Ciò potrebbe a sua volta portare a una risposta forte da parte delle Banche centrali e probabilmente a un proseguimento del calo dei tassi.

 

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