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Petrolio: il sound degli anni Settanta

Prima o dopo, il rapporto tra quantità di moneta che circola e quantità di beni tornerà a normalizzarsi, e potrebbe succedere proprio a partire dal rialzo dei prezzi delle materie prime: come accadde ad esempio negli Anni Settanta

di Valter Buffo 2 nov 2017 ore 09:05

Commento giornaliero di www.recce-d.com

 

Impossibile fornire, a chi ci segue, una spiegazione chiara del recente rialzo del petrolio, che lo ha portato addirittura ai massimi da 24 mesi (primo grafico sotto): troppo facile scrivere della “ripresa economica globale”, oppure peggio ancora delle “scorte degli Stati Uniti”, visto che il rialzo degli ultimi giorni è avvenuto in un momento nel quale sono mancate, del tutto, le novità di sostanza su entrambi i temi.

 

Ha più senso collegare i movimenti del petrolio a quelli di altre materie prime di base: ed in particolare, ai metalli, come l’alluminio (secondo grafico sotto). E di qui si passa alla Cina, ai problemi di struttura industriale in quel Paese, al rischio che la Cina diventi un “esportatore internazionale di inflazione”. Argomenti molto complessi che meriterebbero una trattazione di maggiore dettaglio.

 

Noi in questa sede ci limitiamo a sottolineare che tra le tante ragioni di potenziale squilibrio nei mercati finanziari, la più evidente oggi è la fragilità dei mercati delle obbligazioni: che non saprebbero assolutamente affrontare una fase di ripresa dell’inflazione. Tutti infatti oggi guardano SOLO ai salari, come possibile casa di innesco per l’inflazione, e dimenticano che l’inflazione, quella vera, deriva sempre da una perdita di potere di acquisto della moneta. Le politiche monetarie “non convenzionali” hanno determinato una crescita abnorme della massa di moneta che circola, e se questo non si è tradotto in prezzi più alti delle merci, fino ad oggi, è solo un frutto del caso, una casualità (è crollata la velocità di circolazione).

 

Prima, o dopo, comunque il rapporto tra quantità di moneta che circola e quantità di beni tornerà a normalizzarsi, e potrebbe succedere proprio a partire dal rialzo dei prezzi delle materie prime: come accadde ad esempio negli Anni Settanta. Lo raccontava, già in gennaio, Business Insider con queste parole:

The People’s Bank of China keeps an eye on consumer prices. Surging prices could trigger bouts of social unrest – and have done so in the past. But at the current level of consumer price inflation, authorities are unlikely to get too nervous. And with all the anxieties they already have about the Chinese bond market, the banks, the shadow banks, nonperforming loans, the yuan, capital flight, and so on, inflation is not currently high on their worry list.

So producer prices, particularly of export products, are for now left on their own. The yuan’s weakness against the dollar has absorbed some of the price increases on export products, but it also raises some input costs for Chinese producers, further pressuring them to raise prices. And exporters will try to pass these higher prices on to their partners overseas, as far as possible, who in turn will look to consumers and in the US and elsewhere to foot the bill. Higher prices out of China are a phenomenon the US economy hasn’t seen in years.

 

CONCLUSIONE   Recce’d  oggi commenta il recente rialzo del prezzo del petrolio, che lo ha riportato ai massimi da 24 mesi

 

rialzo-del-petrolio

Fonte: BBG

 

alluminio-grafico

Fonte: BBG

 

Nel daily dedicato ai Clienti, The Morning Brief, di oggi 2 novembre 2017, abbiamo trattato i seguenti temi:

  1.     Nuovo mese e soliti acquisti programmati in Borsa fin dall’alba: un mercato sempre più distorto, anomalo, pericoloso e da evitare
  2.     La riunione della Federal Reserve e i dati pubblicati ieri hanno lasciato invariate le previsioni sull’economia USA
  3.     Molta attesa per la nomina del nuovo Chairman della Fed prevista per oggi
  4.     SEZIONE L'OPERATIVITA'    questa settimana sul piano operativo ci occupiamo ancora di utili, e nello specifico della stagione delle trimestrali in Europa
  5.     SEZIONE L'ANALISI    questa settimana il tema del nostro approfondimento è la sorpresa che potrebbe arrivare, a breve, dal comparto delle obbligazioni, fino ad oggi del tutto assente dalla scena nel 2017

 

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