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Outlook azionario 2024: rendimenti a due cifre, ma con più alta volatilità?

Dopo il trend penalizzante del 2022 e del 2023, potrebbero esserci opportunità di investimento nelle small cap italiane

di Redazione Soldionline 10 gen 2024 ore 13:46

Nel 2024 i mercati azionari riusciranno a replicare, o al più ad avvicinare, le brillanti performance registrate lo scorso anno?

Andrea Scauri - gestore azionario Italia di Lemanik - prevede che il 2024 si concluderà con solidi rendimenti a due cifre, seppur inferiori a quelli del 2023, sia per gli indici statunitensi sia per quelli europei, ma in un contesto di più alta volatilità rispetto allo scorso anno. Inoltre, dopo il trend penalizzante del 2022 e del 2023, il gestore ritiene che ci possano essere opportunità di investimento nelle small cap italiane.

Nell’analisi seguente Andrea Scauri prova a spiegare i motivi alla base di queste previsioni.

2024Prevediamo che il 2024 si concluderà con solidi rendimenti a due cifre, seppur inferiori a quelli del 2023, sia per gli indici statunitensi sia per quelli europei. Vediamo che l'indice europeo raggiungerà livelli intorno a 4900/5100 verso la fine del 2024, con guadagni nell'ordine del 10-15%. In un contesto di più alta volatilità rispetto al 2023, nel mezzo assisteremo a battute d'arresto, anche importanti e probabilmente piuttosto profonde, con cadute che potrebbero toccare il -10%.

 

Il 2024 è un anno di elezioni non solo negli Stati Uniti, ma anche in molti altri paesi. Le elezioni statunitensi saranno l'elemento più importante del prossimo anno e questo ciclo elettorale presidenziale statunitense condizionerà anche le prospettive dei mercati azionari statunitensi e globali.

Con l'anno pre-elettorale ormai alle spalle e con gli importanti guadagni previsti, tipici dell'anno migliore del ciclo quadriennale, il secondo anno migliore è quello delle elezioni. L'S&P guadagna in media il 17% negli anni pre-elettorali e il 7% negli anni elettorali. Ma la differenza principale che definisce la performance dell'anno elettorale si ha quando si guarda al tipo di anno elettorale che stiamo affrontando: quando si tratta della fine del primo mandato di un nuovo presidente, i rendimenti sono molto più elevati rispetto a un anno elettorale alla fine di un secondo mandato.

 

Al di là di questo, vi sono molti altri dati e statistiche che mostrano una chiara probabilità di ottenere un rendimento a due cifre nel 2024.

Gli anni successivi a un mercato orso come quello che abbiamo visto nel 2022 non sono normalmente seguiti da un unico anno di forte rialzo. In passato questi mercati orso sono sempre stati seguiti da due o più anni di rialzo, con guadagni medi del 35% nel primo anno (S&P finora non all'altezza nel 2023) e rendimenti del 14% nel secondo anno dopo la fine di un mercato orso. Il momentum si è già orientato verso una direzione di rialzo molto forte, indicando anche di aspettarsi rendimenti decenti a 12 mesi in vista del quarto trimestre 2024. Il 2024 non sarà però una strada a senso unico.

Riteniamo che i ribassi nel corso dell'anno saranno più netti e intensi rispetto a quanto visto nel 2023, soprattutto perché la stagionalità degli anni pre-elettorali, come il 2023, è stata migliore di quella degli anni elettorali.

 

Per quanto riguarda le mosse della Fed, riteniamo che essa abbia abbastanza opzioni per contrastare un eventuale deterioramento del sistema finanziario ma anche dell'assetto fiscale. Il primo passo sarebbe quello di porre fine al quantitative tightening con un taglio dei tassi e, in seguito, con altri interventi.

Qualunque cosa ci troveremo ad affrontare l'anno prossimo, abbiamo a disposizione un sacco di munizioni per avere anche un antidoto. Una recessione nel 2024 sarà relativamente modesta, breve e poco profonda, seguita da una forte ripresa alla fine del 2024 e nel 2025. Se così fosse, anche la performance storica dei mercati dopo il primo taglio dei tassi migliorerebbe. I mercati cadono a picco dopo il primo taglio dei tassi solo se si verifica una grave recessione.

 

L'Europa seguirà molto probabilmente un percorso simile a quello degli Stati Uniti.

Il DAX e l'EuroStoxx hanno seguito abbastanza bene la performance dell'S&P nel 2023, con pochi punti percentuali al di sopra o al di sotto dei guadagni dell'S&P nell'anno in corso. È improbabile che questo rapporto cambi molto.

Il rapporto tra obbligazioni e azioni è stato di estrema importanza nel 2023. La correlazione tra l'aumento dei rendimenti e il calo dei mercati e viceversa ha avuto un forte impatto sulle variazioni narrative nel corso del 2023. Prevediamo che questa correlazione sarà meno evidente in futuro. Se i dati economici saranno negativi e la recessione si avvicinerà, si avrà ovviamente un obbligazionario rialzista. Ma allo stesso tempo, la valanga di emissioni negli Stati Uniti può innescare una nuova pressione sulle obbligazioni lunghe e sui tassi.

 

Per quanto riguarda l’Italia, merita una menzione il tema delle small cap.

Dopo il trend penalizzante del 2022 e del 2023, riteniamo che ci possano essere opportunità di investimento, in particolare in alcuni titoli SMID italiani che hanno bilanci puliti e vengono scambiati a forti sconti rispetto alla media dei multipli degli ultimi 5/10 anni.

 

La titolarità dell'analisi che qui riportiamo è dell'autore della stessa, e l'editore - che ospita questo commento - non si assume nessuna responsabilità per il suo contenuto e per le finalità per cui il lettore lo utilizzerà

 

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