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Outlook 2023: indicazioni sull’azionario Italia (e sulle small cap)

Vanno preferite società i cui fatturati dipendono da trend strutturali come digitalizzazione e investimenti in energia rinnovabile e i cui prodotti di qualità garantiscono pricing power

di Redazione Soldionline 21 dic 2022 ore 11:07

"Dopo un 2022 molto complicato per i mercati, i prossimi 12 mesi rimangono comunque incerti". È quanto prevede Massimo Trabattoni – Head of Italian Equity di Kairos. In particolare, l’esperto mette l’accento sulla persistenza dell’inflazione in Europa. "I prezzi ancora non accennano a scendere a causa della crisi energetica dovuta alla guerra in Ucraina", ha sottolineato Massimo Trabattoni.

In questo contesto, su quali aziende quotate a Piazza Affari occorre porre l’attenzione? Secondo l’esperto “vanno preferite le società i cui fatturati dipendono da trend strutturali come la digitalizzazione e gli investimenti in energia rinnovabile e i cui prodotti di qualità garantiscono pricing power, ovvero la capacità di alzare i prezzi ai propri clienti per mantenere costanti i margini”.

Nell’analisi seguente Massimo Trabattoni fornisce maggiori dettagli a queste indicazioni, focalizzandosi sulle small cap.

previsioni-2023-2Dopo un 2022 molto complicato per i mercati, i prossimi 12 mesi rimangono comunque incerti. Infatti, seppure probabilmente si è già visto almeno in America il picco dell’inflazione, in Europa i prezzi ancora non accennano a scendere a causa della crisi energetica dovuta alla guerra in Ucraina.

Per questa ragione, non è ancora chiaro quale sarà la traiettoria dei rialzi e del Quantitative Tightening della Banca Centrale Europea con il mercato che al momento prezza almeno due rialzi consecutivi da 50 punti base. Il discorso inflazione rimane quindi nel mirino degli investitori, ma lascia sempre più il palcoscenico principale ai timori riguardanti la recessione. I numeri degli analisti riguardo alle stime degli utili delle società per il 2023 sono scesi di qualche punto percentuale, spesso e volentieri in linea con i tagli delle guidance da parte dei management, ma il dubbio è che la flessione nei consumi possa essere molto più pronunciata.

In questo contesto, vanno preferite le società i cui fatturati dipendono da trend strutturali come la digitalizzazione e gli investimenti in energia rinnovabile e i cui prodotti di qualità garantiscono pricing power, ovvero la capacità di alzare i prezzi ai propri clienti per mantenere costanti i margini.

Per quanto riguarda le small cap, che nel 2022 stanno significativamente sottoperformando il mercato principale, l’outlook per il 2023 potrebbe essere più roseo visto che le valutazioni sono arrivate verso i minimi del range storico, mentre ricavi e utili si sono mantenuti stabili o addirittura sono migliorati. In questo segmento hanno pesato particolarmente i flussi in uscita di investitori istituzionali che, anche a seguito dell’introduzione di nuove normative da parte dell’ESMA, hanno dovuto aumentare la liquidabilità dei fondi gestiti. L’effetto tecnico è stato quello di penalizzare ulteriormente il comparto small cap. Sicuramente la motivazione fondamentale della sottoperformance di questa categoria di azioni è da ritrovarsi nel maggior peso di titoli growth inclusi negli stessi indici small cap rispetto a quelli large cap, dove la presenza di utilities, oil company e banche ha sostenuto le loro valutazioni. Consideria- mo inoltre che in un mercato guidato più dalle correlazioni quantitative che dalla selezione dei singoli titoli, gli indici small cap hanno storicamente una correlazione elevata con mercati growth. Riteniamo che quando finalmente arriverà il punto di flesso dei tassi di interesse torneranno anche gli investimenti e il circolo da negativo diventerà positivo. Sul fronte politico ci si aspetta un governo che continuerà a lavorare nei limiti definiti dal PNRR e dall’Unione Europea senza estremismi e/o sbilanci finanziari particolari. Più in generale, sui mercati nel corso del prossimo anno lo stock picking selettivo tornerà auspicabilmente a performare rispetto alle scelte passive legate ai flussi macro di derivazione ETF. Evidenza di questo trend lo ritroviamo anche nelle numerose operazioni di delisting che abbiamo visto negli ultimi mesi, volte a trarre profitto da valutazioni di mercato sacrificate. Vediamo l’opportunità di incrementare le scelte di allocazione attive rispetto ad allocazioni passive.

 

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