Occhi puntati sul Pil Usa
Oggi la revisione del Pil USA potrebbe portare il dato per il terzo trimestre vicino al 2%: avremmo così un dato intermedio tra il 4,5% del trimestre precedente e lo zero del primo trimestre dell’anno. Il 2015 si chiuderà con una crescita economica USA molto inferiore alle attese
di Redazione Soldionline 24 nov 2015 ore 09:40Commento giornaliero di www.recce-d.com
I TEMI DEL GIORNO
1. Petrolio e oro. La giornata di ieri è stata segnata dalla debolezza del presso dei metalli, e in particolare dell’oro, che ha chiuso ai suoi minimi dal 2010. Giornata molto volatile ieri anche per il petrolio, che nella mattina sul Nymex è sceso verso i 40$, e poi nel pomeriggio, dopo alcune dichiarazioni dell’Arabia Saudita, è risalito a 43$, per poi chiudere a 41,50$ (dove aveva chiuso venerdì sera). Tutto questo in un lunedì senza notizie: da qui avete una misura, concreta, di ciò che potrebbe succedere a breve sui mercati. Un approfondimento nella terza sezione qui sotto, L’analisi [importante per: equity, obbligazioni e valute (globale)].
2. Eurozona ed indici anticipatori. L’interpretazione degli indici PMI che prevale tra gli operatori è quella che sono indici “anticipatori”: ed è per questo che si attendeva dai mercati una risposta diversa, quando l’indice PMI Composite di Eurozona, ieri mattina, ha toccato i massimi dal 2011. Ma non è successo nulla di tutto questo, ed al contrario ieri sera hanno chiuso in calo sia lo Eurostoxx sia il Bund. Perché? La nostra interpretazione è che i mercati ricordano che cosa successe nel periodo tra marzo e giugno del 2014, quando il PMI Composite viaggiava proprio su questi valori (grafico sotto). Che cosa successe allora? Nulla, appunto: l’indice a fine 2014 se ne era ritornato a 51, con buona pace degli “anticipatori” [importante per: equity, obbligazioni e valute (Eurozona)].
3. Oggi GDP USA. Oggi la revisione del GDP USA potrebbe portare il dato per il terzo trimestre vicino al 2%: avremmo così un dato intermedio tra il 4,5% del trimestre precedente e lo zero del primo trimestre dell’anno. In sostanza, l’anno 2015 si chiuderà, come tutti i precedenti, con una crescita economica USA molto inferiore alle attese di inizio anno, quando si parlava di “crescita sopra la media storica”. Siamo tornati, invece, al solito 1,8-2% annuo [importante per: valute (globale)]
L’OPERATIVITA'
Parliamo di fondi hedge. Come dicevamo ieri, il 2015 non resterà nella memoria come un buon anno per il settore HEDGE, colpito sia da performances spesso negative, sia da un deflusso di fondi molto importante. Le performances, nel dettaglio, le trovate nel grafico qui sotto, suddivise per categorie di Fondi HEDGE. Non abbiamo qui spazio a sufficienza per un commento che vada di categoria in categoria, e quindi vi invitiamo a contattarci attraverso il sito. Presi nel loro insieme, i fondo HEDGE a fine ottobre facevano segnare una performance negativa del 2% circa secondo HFR, e quel saldo negativo veniva dopo un recupero registrato proprio nel mese di ottobre (in particolare, dal segmento cosiddetto Equity Hedge, che ha fatto segnare un +2% circa di performance). Il grafico ci racconta che a fine di ottobre, secondo i dati HFR, sono numerose le categorie di fondi HEDGE con un rendimento ancora negativo: e a questo corrisponde, nel terzo trimestre 2015, un deflusso di fondi che è stato, secondo Prequin, il più ampio dall’ultimo trimestre del 2008. Secondo HFR, il deflusso dai fondi HEDGE nel terzo trimestre è stato di poco meno di 100 miliardi di dollari. Continueremo domani.
L'ANALISI
Petrolio e materie prime. Non è stata una giornata positiva ieri per il petrolio, che ha subito forti oscillazioni per poi chiudere al medesimo livello della seduta precedente. Il tema tra gli operatori rimane quello dell’eccesso di produzione, anche se dagli Stati Uniti ieri sono arrivate notizie di chiusura di altri pozzi di estrazione (e quindi di calo della produzione). La prossima riunione del’OPEC è attesa con ansia dal mercato, e proprio ieri una dichiarazione dell’Arabia Saudita, in vista della riunione di Vienna, ha fatto rimbalzare il petrolio del 6% in mezz’ora. Sul prezzo del petrolio pesa, in particolare, il dato per le scorte negli USA, che rimane a livelli mai visti negli ultimi 80 anni (circa 500 milioni di barili), e guardando ai prossimi mesi si sconta un ritorno dell’IRAN alla produzione (una volta scadute le sanzioni) e quindi un ulteriore aumento del’offerta. Infine, tra i fattori che pesano sul prezzo del petrolio c’è il dollaro USA: la correlazione inversa con la valuta USA è un fatto noto, e si è osservata con chiarezza anche durante il 2015. Tutto ciò spiega perché sui mercati circolano previsioni di un petrolio trattato a 20$: noi non la vediamo così, per le ragioni che spiegheremo in settimana, ed in ogni caso vi suggeriamo di prendere con la massima cautela i target delle banche di investimento: guardate ad esempio, qui sotto, il grafico che Goldman Sachs pubblicava ad inizio 2015, con una previsione di 80$ al barile per novembre 2015 (cioè oggi). La medesima banca di investimento ha poi fatto rumore sul mercato lo scorso settembre, comunicando un target a 20$.