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Occhi puntati sugli utili societari

In attesa delle prese di posizione dalla Banca Centrale USA, tornano in prima pagina gli utili. Importante anche il movimento di ieri del dollaro USA

di Redazione Soldionline 28 gen 2015 ore 09:43

Daily Report, a cura di Sofia SGR

LE NOTIZIE DI IERI
1.    Tecnologia USA in caduta.
Forte caduta (-3,5%) del settore tecnologico negli USA nella seduta di ieri, con Microsoft (-9%) a trascinare verso il basso anche Intel (-4,5%) ed altri. Dopo la chiusura, Apple ha superato le attese: ma non sembra un dato sufficiente ad invertire la tendenza, vista la recente performance negativa in Borsa sia di Apple sia di Google. Le prospettive del settore rimangono come minimo controverse. Sulla nostra posizione operativa SHORT, ritorneremo domani. [importante per: Borse (USA)].

2.   I risultati di Caterpillar, e.... E Bristol Meyers, Du Pont, Ericsson, Siemens e Philips. Sorprende, e non poco, la raffica di Grandi Nomi che ieri hanno deluso le attese. Perchè sorprende? Perché queste stesse attese erano già state fortemente corrette al ribasso negli ultimi tre mesi, ovvero da ottobre in avanti: e ve lo abbiamo documentato più di una volta, in questo mese di gennaio. Ed è ancora più notevole in Europa, dove le aspettative non sono certo elevate. Il mercato per consuetudine associa ai risultati dell’olandese Philips l’apertura della stagione delle trimestrali in Europa: e proprio da Philips ieri è arrivato un profit warning seguito da tagli allo outlook anche da Eicsson e Siemens, ovvero una bella fetta dell’elettronica di consumo dell’Eurozona. In linea, stamattina , la trimestrale di Roche. Il tono complessivo delal stagione delle trimestrali, fino ad oggi, è decisamente debole, e coinvolge tutti i settori, dai finanziari alla tecnologia ai beni di consumo. [importante per: equity (globale)]

3.   La Federal Reserve e i beni durevoli.
In linea con gli altri dati usciti in gennaio, anche il dato per i beni durevoli di ieri ci ha detto che non ci sarà, nei primi mesid el 2015, alcuna accelerazione della crescita USA; gli economisti della banche di investimento oggi prevedono una crescita in termini reali del GDP vicina al 2,5%, in media, nel 2015. A nostro parere, Yellen oggi aggiornerà la view della fed sulla crescita 2015: e sarà di massima importanza il segnale che Yellen darà sul dollaro, ampiamente rivalutato nel corso degli ultimi 12 mesi: da notare ieri il ribasso a 1,1400 contro euro. [importante per: obbligazioni (Treasury), valute (USD)].


INDICAZIONI OPERATIVE
soldi2_3Parlando del dollaro USA, ci sembra utile oggi guardare all’esperienza storica, con il grafico sotto (1999-2007) che ci raccolta che, negli anni successivi all’introduzione, l’euro si rafforzò contro USD fino a 1,2000, per poi perdere anche la parità e precipitare a 0,6800 (quasi la metà) nel 2007, in coincidenza con l’inizio della Grande Crisi Finanziaria. Nei primi anni, l’euro era percepito come una “valuta di riserva” se non come un “safe haven”, protetto dall’ombra del marco tedesco e soprattutto dalle garanzie che il mercato vedeva arrivare dalla Bundesbank sulla politica “che ha come obiettivo esclusivo l’inflazione”. Successivamente, è intervenuta la preoccupazione per la stabilità dell’Eurozona, schiacciata dalla crisi, e più di recente invece si è tornati a 1,50 contro dollaro per effetto della divergenza tra i ritmi di crescita della moneta (accelerato, negli USA, per opera della Fed, mentre è rimasto più timido in BCE). Oggi siamo all’opposto: i due sentieri di politica monetaria sono divergenti, ed il cambio riflette questa divergenza. Ma attenzione: sul piano operativo, un ribalzo come quello di ieri (da 1,1100 a 1,1400) non esaurisce le possibilità di recupero dell’euro, specie se la Germania dovesse accentuare la sua opposizione a Draghi. Restiamo quindi NEUTRALI sulla valuta USA sul piano operativo, per il momento.

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UN APPROFONDIMENTO
Ieri abbiamo mostrato il grafico qui sotto, ed anche riportato una frase di JP Morgan: "The wealth effects that come with QE are not evenly distributing. The boost in equity and housing wealth is mostly benefiting their major owners, i.e. the wealthy (…) It potentially creates asset bubbles by lowering asset yields by so much relative to historical norms, that an eventual return to normality will be accompanied with sharp price declines.". Senza dubbio, la fase in cui ci troviamo non ha precedent storici con cui si possa paragonarla: tutti siamo quindi costretti (i più ottimisti come i più negativi) a fare congetture, ipotesi e anche scommesse. Tra le possibili conseguenze di questa diffusa adozione di tassi reali negativi, c’è anche quella di una “inflazione al contrario”, ovvero di una spinta alla spesa in beni reali che arriverebbe proprio dal fatto che l’accumulazione di capitale finanziario non rende, ed anzi riduce il patrimonio. Tesi tutta da verificare: come detto, non abbiamo precedenti con cui confrontarci. Ed allo steso tempo, siamo costretti a fare i conti con questa situazione.

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